Ecco le app che ci pagano per giocare, camminare e imparare

Alcune app pagano gli utenti in criptovalute per giocare, apprendere e camminare

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Redazione

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Il clamore che ruota attorno a Nft, bitcoin e blockchain è tale che chiunque si imbatta anche per puro caso in una di queste tre parole non può che sentirsi attratto ed essere incuriosito. La prima domanda che sorge spontanea è molto spesso la seguente: come faccio a guadagnare queste famigerate criptomonete?

Attenzione però. Con guadagnare non si intende cambiare euro o dollari in ether o ripple (o in una delle altre 18 mila valute non ancora regolamentate, qui quanto valgono oggi e nel passato), ma qualcos’altro.

Come guadagnare criptovalute camminando

I creatori di metaversi come Decentraland o The Sandbox sanno bene che per avere davvero successo gli ecosistemi basati sulla realtà virtuale hanno bisogno di un’adesione di massa.

Quanti però hanno risparmi sufficienti per convertirli in criptovalute? Basti pensare che un bitcoin vale poco meno di 20 mila euro, un ether (il token di Ethereum) poco più di mille. Certo, si può accedere anche a frazioni della moneta digitale, ma significherebbe comunque mettere a rischio risorse personali, benché minori.

Da qualche anno nel mondo crypto sono fiorite startup che hanno immesso sul mercato delle applicazioni che convertono i propri passi giornalieri in frazioni di criptovaluta. In gergo tecnico si parla di logica move-to-earn, muoversi per guadagnare.

Come guadagnare criptovalute imparando

Un’altra via è quella del learn-to-earn, ovvero imparare per guadagnare. Gli addetti ai lavori lo sanno bene: attorno ai temi legati a blockchain e derivati c’è ancora troppa ignoranza in giro.

Ecco perché alcune app garantiscono parti di token come premio per aver superato dei quiz sul tema. Di solito il questionario è preceduto da una sorta di lezione su un argomento specifico in formato scritto o video. Piccole pillole che avvicinano il neofita ai concetti principali della materia.

Come guadagnare criptovalute giocando

Il sentiero più percorso, soprattutto dai più giovani, resta però quello del play-to-earn, giocare per guadagnare. Sempre più piattaforme mettono a disposizione dei propri utenti degli strumenti con cui fare upgrade all’interno del loro ecosistema o scambiarli con altre criptovalute.

Di gran successo i simulatori di borsa, che replicano gli andamenti del mercato azionario e obbligazionario permettendo all’investitore alle prime armi di verificare il suo fiuto per gli affari in prima persona e senza correre rischi finanziari.

Quanto si guadagna con le cripto app?

Chi spera di diventare il nuovo Elon Musk utilizzando questi percorsi dovrà rivedere la sue ambizioni. Infatti ciò che accomuna i token distribuiti da queste diverse piattaforme è il rapporto impari con l’euro.

Nessuna di queste monete digitali è così forte da essere scambiata alla pari con le valute tradizionali, neppure lontanamente. Gli asset dei progetti migliori valgono intorno ai 15 o 20 centesimi di euro.

In più molto spesso l’erogazione dei premi è studiata in modo tale che l’azienda eroga appena qualche centesimo al giorno al singolo utente. Senza contare che molte volte il versamento viene fatto non sul conto bancario ma direttamente su un wallet e solo dopo aver raggiunto l’equivalente di una soglia minima come 10 o 20 euro.

Infine i portafogli elettronici sono soliti trattenere copiose percentuali per ciascuna transazione, il che rende il ricavato delle operazioni sproporzionato rispetto agli sforzi fatti dalla persona.

Criptovalute, una grande operazione di marketing

Dopo aver letto l’articolo una domanda sorge spontanea: queste startup dove attingono il denaro necessario per saldare i conti aperti con i clienti?

Quasi sempre si tratta di buona parte del budget stanziato per promuovere la società verso il grande pubblico. Del resto quale pubblicità migliore del premiare chi scarica e si impegna a usare la propria creatura? Un modo per controbilanciare il danno d’immagine causato dal recente crollo delle criptovalute.