Con l’IA più attacchi informatici: ecco le nuove truffe

L'intelligenza artificiale è il presente e sarà il futuro. Ciò si traduce però anche in un aumento dei rischi corsi online: ecco a cosa prestare maggior attenzione

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le bacheche di tutti noi sono invase da due parole: intelligenza artificiale. Chiunque si è ritrovato a parlarne, in maniera superficiale o approfondita, considerando la portata della rivoluzione che ciò comporta.

Non soltanto vantaggi, come ben spiegato da molti, ma anche aspetti negativi da non sottovalutare. Si ad esempio dell’impatto sul mondo del lavoro che potrebbe avere da oggi ai prossimi 10-20 anni.

Alcune posizioni rischiano di sparire, anche se tanti professionisti si dimostrano poco o per nulla preoccupati. La loro idea attualmente è quella di sfruttare l’IA per migliorare, certi del fatto che i clienti possano rendersi conto dell’enorme differenza di qualità che intercorre tra l’operato di una macchina e quello di un professionista.

Gli ostacoli legati alle intelligenze artificiali sono però anche altri. C’è un elevato rischio legato agli attacchi digitali, che nei prossimi anni potrebbe essere centrale nel dibattito comune.

IA: minaccia alla sicurezza

L’IA è particolarmente sfruttato nel mondo della sicurezza digitale ma, al tempo stesso, questo strumento dalle infinite potenzialità si potrebbe ritorcere contro questo settore di grande rilevanza globale.

Tutti usano le intelligenze artificiali, anche chi tenta in tutti i modi di truffare gli utenti online. L’IA viene sfruttata per realizzare attacchi più efficaci, che possano risultare ben più credibili rispetto al passato.

Pensiamo ad esempio al phishing e a come sia facile, per una certa generazione di naviganti almeno, rendersi conto al primo sguardo che una truffa è in atto. Non serve far altro che valutare le capacità comunicative del mittente.

L’IA consente però di tradurre in differenti lingue i messaggi atti alla truffa e non solo. I miglioramenti registrati dai chatbot, inoltre, consentono di sviluppare delle interazioni credibili. Il risultato è un attacco che potenzialmente riceverà maggiori risposte e quindi accessi a sistemi. Dall’altro i malintenzionati si ritroveranno a dover gestire minori costi, data la necessità inferiore di operatori umani.

La risposta della cybersecurity

Wendi Whitmore, senior vice president di Unit 42 di Palo Alto Networks, lavora per aiutare le organizzazioni a gestire le odierne sfide in termini di sicurezza digitale. La sua analisi è stata riportata da Wired, andando a sottolineare quelle che sono le possibili risposte del settore a questi grandi cambiamenti.

La prima risposta deriva proprio dall’intelligenza artificiale, che consente di ridurre la complessità delle operazioni in termini di accumulo di dati prodotti dai server. Maggiore sintesi si traduce in minor tempo per un’azione efficace.

Come detto, però, si intende l’uso dell’IA come strumento nelle mani di professionisti umani. Non si va quindi a soppiantare l’operato di agenti della cybersecurity. Nulla avviene in maniera totalmente automatica, sia chiaro, perché in tal caso si offrirebbe il fianco ad attacchi ben studiati, che vanno a mettere nel mirino le esatte falle individuate nel sistema.

Sono quindi due gli elementi di cui tener conto. Sul fronte degli utenti sarà fondamentale maggiore attenzione, ora che l’impressione di conversare con una persona reale è destinata a rasentare la perfezione.

Sul fronte dei “difensori”, invece, il futuro dovrà tendere verso una maggiore e migliore comunicazione. In questo occorre imitare i “cattivi”, che hanno generato un network e offrono un sostegno a chiunque operi nell’ombra. È ora che anche i buoni consentano ai vari dipartimenti di confrontarsi tra loro, per il bene comune.