Da Eni a Heineken fino all’ex Ilva: tutte le aziende che compaiono nell’inchiesta su Equalize

Erano diverse le aziende italiane che utilizzavano i servizi di Equalize secondo la procura di Milano: tutti i nomi da Eni all'ex Ilva

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 30 Ottobre 2024 13:10

Tra i clienti di Equalize, l’azienda attraverso la quale Enrico Pazzali e Carmine Gallo avrebbero avuto accesso alle banche dati dello Stato per spiare i dati di alcuni cittadini, c’erano anche molte grandi società italiane. Nelle carte dell’inchiesta compaiono Acciaierie d’Italia, che sarebbe l’ex Ilva, Heineken, Barilla e soprattutto Eni.

La società petrolifera controllata dallo Stato avrebbe utilizzato i servizi di Equalize su iniziativa del suo capo per gli affari legali, Stefano Speroni, ora indagato. La società ha risposto alle accuse dicendo di non essere stata a conoscenza dell’origine illegale del servizio offerto da Equalize. La società di Pazzali e Gallo infatti forniva anche prodotti completamente legali, come la bonifica di ambienti da dispositivi per la registrazione di video e audio, richiesta anche dalla squadra di calcio della Roma.

Il rapporto tra Equalize ed Eni

Nei documenti dell’inchiesta della procura di Milano sugli accessi illegali alle banche dati dello Stato eseguiti da varie aziende specializzate in raccolta di informazioni, soprattutto dalla Equalize, comparirebbero i nomi di molte grandi società italiane. Sarebbero clienti di Equalize e la loro posizione è al momento sotto indagine da parte degli investigatori. Come riporta il quotidiano Domani, uno dei nomi che compare più spesso è quello di Eni.

La società petrolifera controllata dallo Stato sarebbe stata, secondo quanto riportato dalle carte delle indagini, uno dei clienti più importanti di Equalize. In un’intercettazione Carmine Gallo, l’ex poliziotto e socio di Equalize insieme a Enrico Pazzali, dice di aver fatturato 150mila euro a Eni in una sola mattinata.

Eni ha spiegato di “non essere mai stata e di non essere in alcun modo al corrente di attività illecite condotte da Equalize a livello nazionale o internazionale. a suo tempo conferito a Equalize un incarico investigativo a supporto della propria strategia e difesa nell’ambito di diverse cause penali e civili, nonché verifiche procedurali su alcuni fornitori potenzialmente di rilevanza processuale.”

Essere cliente di Equalize infatti non significa obbligatoriamente aver utilizzato i servizi dell’azienda con il fine di infrangere la legge né tantomeno essere a conoscenza dei presunti metodi illegali della società. Tramite la sua piattaforma Beyond infatti, Equalize si assicurava che non fosse possibile, per i suoi clienti, risalire all’origine illegale dei dati che aveva raccolto anche violando, secondo la procura, le banche dati dello Stato. Un dirigente di Eni però è al momento indagato.

La questione dei “dossier Amara”

Il capo degli affari legali di Eni Stefano Speroni compare infatti tra le persone indagate nell’inchiesta sui dati rubati alle banche dati dello Stato. Nel 2020 Speroni ha riferito alla procura di Milano di aver ricevuto una serie di documenti bancari contro i “nemici” di Eni. questo materiale gli sarebbe stato consegnato lasciandolo sotto allo zerbino della propria abitazione, in maniera completamente anonima.

Speroni è stato chiamato in causa da un’intercettazione telefonica di uno degli hacker coinvolti nella vicenda Equalize: “Montiamo tutta la pantomima, non lo sapeva nessuno, solo Descalzi (Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ndr) e Speroni. Speroni li trova sotto lo zerbino, te la ricordi tutta la cosa? Io posso vincere quasi il Premio Oscar quando mi metto a fare ste cose, ti ho fatto un’indagine pilotata” diceva la persona intercettata.

Secondo le indagini della procura, Eni avrebbe richiesto i servizi di Equalize per indagare su Piero Amara, ex legale esterno di Eni stessa, e sul suo compagno, Francesco Mazzagatti. Amara è stato tra i principali accusatori della società petrolifera italiana nella complicata vicenda su una presunta tangente pagata da Eni in Nigeria per l’assegnazione di una concessione petrolifera.

Le altre aziende citate nell’inchiesta su Equalize

Non c’è però soltanto Eni tra i clienti di Equalize. Sono molte le aziende, sia italiane che straniere operanti in Italia, che hanno richiesto, secondo le ricostruzioni della procura, servizi che potrebbero aver sfruttato metodi illegali. Tra queste c’è la filiale italiana del colosso della birra Heineken. La procura sostiene che la società abbia commissionato a Equalize l’installazione di uno spyware, un software di spionaggio, sui telefoni cellulari di due suoi dipendenti.

Anche l’azienda petrolifera italiana Erg sarebbe coinvolta nell’inchiesta. Alcuni dirigenti sospettavano infatti che dipendenti di alto livello dell’azienda utilizzassero le informazioni riservate a loro disposizione per fare insider trading. Per scoprirli però, avrebbero permesso a Equalize di installare sui loro dispositivi elettronici un software di monitoraggio che, stando alla procura, avrebbe attuato: “un’intercettazione indiscriminata e occulta di tutte le comunicazioni e conversazioni dei dipendenti, anche quelle intime e personali su WhatsApp.”

Tra i clienti di Equalize ci sarebbe anche Barilla, il colosso italiano della pasta. In questo caso la società avrebbe richiesto servizi di spionaggio dei suoi dipendenti perché sospettava che uno o più di loro fossero responsabili di una fuga di notizie alla stampa.

Infine, tra le aziende che avrebbero richiesto i servizi di Equalize ci sarebbe anche Acciaierie d’Italia, la società ora commissariata dallo Stato che gestisce i siti produttivi dell’ex Ilva, tra cui anche quello di Taranto. Secondo l’indagine, sarebbe stato il socio di maggioranza di Equalize, Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano dal 2019, a utilizzare i propri contatti per tessere i legami tra le due aziende.

Acciaierie d’Italia, come i suoi manager, non sono però indagati. Non tutti i servizi che Equalize forniva infatti avevano un legame con l’attività di violazione delle banche dati dello Stato che l’azienda avrebbe messo in atto. Un esempio è la società calcistica A.S. Roma, che milita nel campionato di Serie A e che ha richiesto l’intervento di Equalize a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione nel centro sportivo dove la squadra si allena, a Trigoria.

La società ha richiesto che gli ambienti che erano stati rinnovati nel 2023 fossero bonificati. Le zone ristrutturate dovevano quindi essere ispezionate sia dal punto di vista digitale che ambientale, alla ricerca o di spyware o di microfoni e telecamere che avrebbero potuto spiare i giocatori e lo staff della Roma. Questo tipo di servizi era tra quelli che Equalize forniva in maniera completamente legale alle aziende, come è ancora possibile leggere sul proprio sito internet.