Nel periodo in cui le grandi compagnie internazionali che producono cellulari iniziarono a diffondere la notizia che i loro dispositivi sarebbero stati compatibili con l’acqua nel giro di breve tempo, questa apparve a tutti come una vera e propria rivoluzione nel campo della microtecnologia.
Abituati da generazioni a prestare la massima attenzione affinché il proprio telefonino non venisse bagnato da alcun liquido (pena il suo automatico malfunzionamento o, più spesso, l’obbligo di doverlo sostituire), la nuova funzionalità annunciata prima di tutti da Samsung venne accolta con recensioni davvero entusiaste da parte non solo degli addetti ai lavori, ma di tutti gli utenti del mondo.
Samsung, maxi multa per pubblicità ingannevole: cosa viene contestato all’azienda
Cittadini di ogni continente – nel momento in cui si recavano presso gli store per comprare un nuovo dispositivo – iniziarono a domandare esplicitamente se il loro acquisto avrebbe resistito a schizzi e gocce varie. Ci fu chi si spinse anche oltre, interrogando i commessi (che ancora ne sapevano poco o nulla a riguardo) sulla possibilità di portare con sé il cellulare nel momento in cui si entrava in vasca (fosse essa quella del bagno di casa o della piscina comunale) o sotto la doccia.
D’altronde non era possibile rimproverare quelle persone con l’accusa di utilizzare troppo la fantasia, dal momento che proprio in quel periodo (si parla degli anni che vanno dal 2014 in poi) in televisione iniziarono a perversare a tutte le ore del giorno e della notte spot pubblicitari che immortalavano uomini e donne intenti ad immergersi nel mare cristallino tenendo in mano il proprio smartphone, senza che esso desse il ben che minimo segno di danneggiamento.
Cellulari resistenti all’acqua? Perché Samsung dovrà pagare una multa milionaria
Ebbene, è di questi giorni la notizia che diverse multinazionali del settore abusarono di quella rivoluzione per convincere i propri clienti ad acquistare un nuovo telefono che fosse resistente all’acqua, quando però l’informazione non era affatto veritiera. Il caso arriva dall’Australia, dove proprio Samsung ha patteggiato con le autorità del Paese una multa da 9,8 milioni di dollari. L’accusa? Pubblicità ingannevole e scorretta diffusione di informazioni a fini di lucro.
La multinazionale coreana – azienda che per anni è stata la vera leader del settore, rappresentando un punto di riferimento per chiunque operasse nell’ambito – ha accettato di pagare la sanzione per evitare che l’ACCC (ossia l’ente australiano che si occupa dell’antitrust) procedesse ulteriormente con altre accuse, dato che (come riportato proprio dall’istituto di garanzia durante le audizioni giudiziarie) “nel periodo tra marzo 2016 e ottobre 2018 arrivarono ai nostri indirizzi decine di migliaia di segnalazioni che contestavano la validità dei dispositivi venduti da Samsung per quanto riguarda la resistenza all’acqua“.
Gli esperti del settore sanno che i parametri per dichiarare idoneo un dispositivo prevedono una resistenza all’immersione fino a 1,5 metri di profondità per una durata di almeno 30 minuti. I modelli a cui viene fatto riferimento nel provvedimento dell’ACCC sono il Galaxy S7, il Galaxy S7 Edge, il Galaxy A5 2017, il Galaxy A7 2017, il Galaxy S8, il Galaxy S8 Plus e il Galaxy Note 8.