Scegliere l’università significa chiedersi se dopo il titolo si riuscirà davvero a trovare lavoro. È il dubbio che accompagna ogni generazione di studenti, chiamati a bilanciare aspirazioni personali e concrete prospettive occupazionali. I dati Almalaurea 2025, mostrano che la risposta non è mai univoca: incidono la facoltà scelta, l’ateneo, il contesto familiare e perfino il genere.
Indice
Università, matricole in crescita e differenze tra indirizzi
Nel 2024 sono entrati all’università circa 345 mila nuovi studenti. La maggioranza proviene dai licei (73%), mentre solo il 3% ha alle spalle un percorso professionale.
Secondo i dati del report, restano evidenti le differenze di genere: nei corsi di Educazione e formazione le ragazze superano il 90% delle iscrizioni, mentre nei dipartimenti di Informatica e tecnologie la presenza femminile si ferma intorno al 15%. Scelte che, già all’avvio degli studi, finiscono per riflettersi anche sulle prospettive di reddito future.
I settori universitari più frequentati
Guardando alle scelte degli studenti, emergono aree più gettonate e altre che raccolgono numeri più ridotti:
- tra i corsi con più immatricolati ci sono economia, il settore medico-sanitario e l’ingegneria industriale;
- con meno iscritti troviamo invece arte e design, informatica e il comparto agrario-veterinario.
Laureati e squilibrio di genere nelle Stem
Nel 2024 hanno completato gli studi universitari 411 mila studenti, tra lauree triennali, magistrali e a ciclo unico. La componente femminile rimane maggioritaria, ma con differenze marcate:
- le donne rappresentano circa il 60% dei laureati complessivi;
- nei corsi a ciclo unico arrivano fino al 69%;
- nelle discipline scientifiche e tecnologiche la loro presenza si ferma al 41%;
- in alcuni indirizzi Stem la quota scende addirittura sotto il 20%.
Proprio queste materie, però, sono quelle che garantiscono in media stipendi più alti e migliori prospettive occupazionali.
Il ruolo del contesto familiare e della geografia
Dal report emerge con chiarezza quanto contino le origini. A pesare sono due fattori principali:
- la provenienza geografica, con molti ragazzi che dal Sud scelgono di spostarsi al Nord;
- il contesto familiare, che incide in modo determinante sulle scelte e sulle opportunità.
Alcuni dati aiutano a capirlo meglio:
- il 32,2% dei laureati ha almeno un genitore con titolo universitario, in crescita rispetto a dieci anni fa;
- oltre il 22% proviene da famiglie con posizione sociale elevata;
- nei corsi a ciclo unico quasi il 38% degli studenti ripercorre lo stesso percorso dei genitori, in particolare in medicina e giurisprudenza.
Occupazione e retribuzioni: i dati comparati
Le prospettive di lavoro cambiano molto in base al percorso scelto. In generale:
- i risultati migliori si registrano per chi si laurea in ingegneria, informatica e medicina;
- più difficoltà incontrano invece i laureati in ambito giuridico, artistico e letterario.
Sul fronte retributivo:
- a un anno dalla laurea, lo stipendio medio netto è di circa 1.490 euro, in crescita rispetto al passato;
- dopo cinque anni i guadagni salgono a 1.770 euro per i triennali e a 1.847 per i magistrali.
Nonostante questi progressi, un terzo dei giovani continua a ritenere lo stipendio non adeguato al percorso di studi seguito.
I ragazzi che si dichiarano disponibili ad accettare compensi più bassi, sotto i 1.250 euro, hanno maggiori probabilità di trovare lavoro in tempi rapidi. Chi invece punta da subito a retribuzioni più alte spesso deve fare i conti con meno offerte a disposizione. Questa maggiore selettività porta molti giovani a rifiutare lavori percepiti come non adeguati rispetto al percorso universitario.
Guardando alle prospettive a medio termine, a cinque anni dalla laurea le professioni con stipendi oltre i 2.000 euro netti al mese riguardano soprattutto:
- informatica;
- ingegneria industriale;
- ingegneria dell’informazione.
Per i laureati magistrali, a questi settori si aggiungono anche architettura, ingegneria civile ed economia.