Rimborsi automatici per tutti. Il passaggio coatto alle bollette a 28 giorni nel 2017 è stato “sleale” ed “eversivo”. Con una sentenza appena pubblicata, davvero storica, il Consiglio di Stato dà di fatto l’ok all’automaticità dei rimborsi per le tariffe telefoniche a 28 giorni.
Non è mai successo sino ad ora, perché fino ad oggi gli operatori effettuavano i rimborsi solo agli utenti che ne facevano domanda. Questo nonostante la posizione dell’Agcom, che ha sempre ribadito la necessità dei rimborsi automatici. Alle decine di milioni di utenti coinvolte nella vicenda spetta uno storno in bolletta di circa 20-30 euro.
Cosa ha deciso il Consiglio di Stato
Nello specifico la VI sezione del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso promosso da Vodafone contro la sentenza del Tar Lazio che da un lato annullava la sanzione da 1,1 milioni di euro disposta a dicembre 2017 dall’Agcom verso la società per non essersi adeguata all’obbligo di fatturazione mensile, ritenendo come si dovesse applicare il precedente sistema sanzionatorio, dall’altro confermava però l’obbligo di ristoro in favore degli utenti deciso dalla stessa Agcom.
La sentenza respinge il ricorso di Vodafone ma di fatto i giudici si riferiscono alle attività di tutti gli operatori. La questione si è posta tra la fine del 2016 e il 2017, quando i principali operatori telefonici hanno deciso di modificare la periodicità di fatturazione, spedendo le bollette ogni quattro settimane, con un aumento dell’8,6% dei costi: a tutti gli effetti una mensilità in più a carico dei clienti.
L’Agcom aveva intimato Vodafone, Tim, Fastweb e Wind Tre a restituire il corrispettivo dei giorni erosi in bolletta in automatico, senza chiedere ai consumatori un’azione attiva. Ora, la sentenza del Consiglio di Stato respinge il ricorso presentato da Vodafone, estendendone le conseguenze anche agli altri operatori.
Pratica “sleale” ed “eversiva”
Inoltre, evidenzia due aspetti ben precisi della scelta delle compagnie telefoniche: da un lato il richiamo a una cadenza temporale estranea, se non contraria, agli usi commerciali inveterati ab immemorabili, e dall’altro il tentativo degli operatori di forzare il sistema dell’autonomia tariffaria eludendo gli obblighi per dissimulare l’aumento tariffario e renderlo poco o nient’affatto intelligibile ai consumatori.
La pratica è stata “sleale” non solo perché ha indotto gli utenti, grazie all’apparente piccolo scarto tra 28 giorni e mese intero, a sottovalutare la discrepanza e non cogliere fin da subito l’aumento. Ma anche perché “sembra impedire o, comunque, rende più difficile” all’utente comprendere che in questo modo il gestore telefonico percepisce, nel corso di un anno, il corrispettivo per 13, anziché per 12 volte.
Non solo. Il Consiglio di Stato chiarisce anche che la scelta a 28 giorni ha limitato “drasticamente” la possibilità di reperire offerte basate su termini temporali mensili e ha reso “difficoltoso, se non inutile”, l’esercizio del diritto di recesso, non essendo più reperibili sul mercato alternative diverse da quella così adottata.
Come ricevere il rimborso
Vodafone e gli altri operatori telefonici dovranno restituire i giorni erosi erogando gratuitamente, e quindi posticipando una fattura, il servizio per un numero di giorni pari a quelli erosi.
Questa forma di indennizzo non impone ai gestori “alcuna erogazione patrimoniale né in denaro, né in servizi, né in alcunché d’altro che non sia, da un lato, il mero riallineamento della cadenza mensile di fatturazione e, dall’altro, il conseguente conguaglio per il disallineamento cagionato da una fatturazione a cadenza diversa”.
Cosa cambia per gli utenti
Per chi ha già ottenuto il rimborso economico oppure per chi ha già accettato misure di compensazione alternativa non cambierà nulla, ha già ottenuto il suo “indennizzo”.
Chi non è più cliente Vodafone dovrà comunque attivarsi per chiedere il rimborso dell’importo indebitamente addebitato. A chi invece è ancora cliente, Vodafone dovrebbe, dalla prima prossima fattura utile, erogare gratuitamente i giorni indebitamente sottratti, posticipando l’emissione della fattura.