Il pianeta si sta riscaldando troppo velocemente. Nel 2024 potremmo raggiungere il picco di temperature

L'anno che si sta per concludere prelude a un 2024 ancora più caldo con l'impulso di El Niño. Il rapporto dell'Organizzazione mondiale della Meteorologia sollecita azioni decisive per mantenere gli obiettivi di Parigi

Pubblicato: 23 Dicembre 2023 19:40

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Il 2023 ha demolito i precedenti record climatici ed è destinato a diventare l’anno più caldo mai registrato, con emissioni di gas serra e livelli di crescita del mare che hanno raggiunto picchi senza precedenti e il ghiaccio marino dell’Antartide ai minimi storici. Una tendenza destinata a continuare nel 2024, secondo quanto affermato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale.
El Niño, fenomeno meteorologico che ha avuto inizio quest’anno, dovrebbe causare ulteriori aumenti di temperatura nel 2024, poiché avrà il maggiore impatto sulle temperature globali dopo il suo apice, afferma l’OMM, sottolineando che gli ultimi nove anni, dal 2015 al 2023, hanno rappresentato il periodo più caldo mai registrato.

El Niño e i suoi impatti climatici globali persisteranno fino al 2024

El Niño è un fenomeno che si sviluppa nelle acque del Pacifico orientale, nello specifico alle latitudini equatoriali, con impatti climatici globali. Il passaggio di El Niño, la cui origine è legata alla variabilità del sistema climatico terrestre e non alle influenze antropiche sul clima, è associato a un aumento del riscaldamento globale e ad alterazioni nei modelli di precipitazioni su scala mondiale. Alcune regioni sono più inclini a siccità, mentre altre subiscono abbondanti piogge e inondazioni. Complessivamente, si osserva un aumento degli eventi climatici estremi e delle anomalie termiche, amplificate in relazione all’intensità di El Niño.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) prevede che El Niño persisterà almeno fino ad aprile 2024, influenzando i modelli meteorologici e contribuendo a un ulteriore aumento delle temperature, sia sulla terraferma che nell’oceano. Oltre ai record di temperature dell’aria a livello globale, con ottobre che ha registrato un aumento di 1,7 gradi rispetto al periodo preindustriale, seguito da settembre a +1,75°C, si sono verificati valori eccezionali anche negli oceani. I dati di novembre indicano che l’anomalia termica è stata molto alta, e ad ottobre la temperatura media globale ha raggiunto 20,79°C, un record per questo mese.

Proiezioni per il clima nel 2024: intensificazione di El Niño e rischi ambientali

Quanto al futuro sviluppo di El Niño, l’OMM sottolinea che il fenomeno si è rapidamente intensificato durante luglio-agosto, raggiungendo una forza moderata entro settembre 2023. È probabile che raggiunga il picco come evento forte tra novembre 2023 e gennaio 2024, con una probabilità del 90% di persistere durante il prossimo inverno nell’emisfero settentrionale e l’estate nell’emisfero meridionale. Questa previsione è cruciale per comprendere il clima del 2024, poiché gli impatti più significativi di El Niño solitamente si manifestano nell’anno successivo al suo sviluppo, in questo caso nel 2024. Nonostante gli effetti di El Niño siano di solito osservati dopo il suo passaggio, il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas, ha evidenziato che l’anno in corso, il 2023, è destinato a diventare il più caldo mai registrato a causa del contributo inequivocabile delle crescenti concentrazioni di gas serra derivanti dalle attività umane.

Il tasso di aumento del livello del mare tra il 2013 e il 2022 è stato oltre il doppio di quello osservato tra il 1993 e il 2002, a causa del persistente riscaldamento globale degli oceani e del disgelo di ghiacciai e calotte glaciali. “Questi dati non sono solo freddi numeri. Siamo a rischio di perdere la corsa per preservare i nostri ghiacciai e limitare l’innalzamento del livello del mare”, ha avvertito Petteri Taalas. “Non possiamo tornare al clima del XX secolo, ma dobbiamo intervenire ora per ridurre i rischi di un clima sempre più ostile, sia in questo secolo che nei secoli a venire.”

Allarme sul riscaldamento globale a 2,9°C e l’Appello urgente di Guterres per azioni decisive

Il rapporto preoccupante dell’OMM sullo stato del clima globale é stato pubblicato durante la COP28, quando decine di migliaia di rappresentanti provenienti da quasi 200 Paesi si sono riuniti a Dubai per il summit sul clima dell’ONU. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha evidenziato che il mondo sta procedendo verso un aumento delle temperature fino a 2,9°C, ben al di sopra degli obiettivi stabiliti durante la COP21 a Parigi. In base all’accordo di Parigi, gli stati si erano impegnati a limitare l’aumento delle temperature globali ben al di sotto di 2°C, con l’obiettivo ideale di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha invitato i leader mondiali alla COP28 a intraprendere azioni decisive, incluso l’impegno per abbandonare i combustibili fossili, la principale causa del riscaldamento globale. “Quest’anno abbiamo assistito alle comunità di tutto il mondo devastate da incendi, inondazioni e temperature estreme. Il record di calore globale dovrebbe far riflettere i leader mondiali”, ha affermato Guterres.

Rapporto OMM: nel 2023 la temperatura +1,4°C rispetto al periodo preindustriale

Il rapporto preliminare dell’OMM ha rivelato che il 2023 è stato più caldo di circa 1,4°C rispetto ai livelli preindustriali, con un margine di incertezza di circa 0,12°C. Questa differenza non rientra nell’obiettivo dell’accordo di Parigi, cioè quella di limitare l’aumento a 1,5°C, basato su una media a lungo termine. Tuttavia, la disparità di temperatura tra il 2023 e gli anni precedentemente più caldi, il 2016 e il 2020, è così evidente che è molto improbabile che gli ultimi giorni dell’anno possano influire sul dato finale. Le discussioni della COP28 di quest’anno sono state di particolare importanza per limitare il riscaldamento globale, considerato che le nazioni non stanno adottando misure sufficienti, secondo quanto rilevato dall’ONU.

Guterres prima del Summit di Dubai aveva infatti esortato i leader a “dare il via alla COP28 in una corsa per preservare il limite di 1,5°C”, impegnandosi a eliminare gradualmente i combustibili fossili, triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica. Il rapporto dell’OMM ha evidenziato che i livelli di anidride carbonica sono il 50% più alti rispetto ai livelli preindustriali, trattenendo il calore nell’atmosfera. La combustione dei combustibili fossili rappresenta la principale fonte di anidride carbonica, la quale persiste nell’atmosfera per centinaia di anni. Il 2023, segnato da record climatici importanti, è destinato dunque ad essere l’anno più caldo mai registrato. La temperatura del 2023 ha superato di circa 1,4°C i livelli preindustriali, mettendo a rischio gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. El Niño, in corso fino al 2024, intensificherà i suoi effetti sul clima globale. Il Segretario Generale dell’ONU, Guterres,  ha sottolineato l’urgenza di abbandonare i combustibili fossili. Il 2023 spinge l’uomo a un impegno globale per preservare il clima.