Arriva la conferma, il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre

A ottobre 2023 anomalie di temperatura eccezionali, è stato il quarto ottobre più caldo mai registrato, +1,30°C sopra la media del periodo tra il 1991 e il 2020

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Gli scienziati europei del Copernicus Climate Change Service (C3S) hanno affermato con una certezza praticamente assoluta che il 2023 sarà l’anno più caldo degli ultimi 125.000 anni. Questa conclusione è emersa nel loro ultimo rapporto, nel quale hanno evidenziato che lo scorso ottobre è stato il mese più caldo mai registrato in quel periodo. La combinazione delle continue emissioni di gas serra, derivate dalle attività umane, e l’insorgere del modello meteorologico El Niño, che riscalda le acque superficiali nell’Oceano Pacifico orientale, ha portato alla creazione di un record assoluto, superando tutte le misurazioni globali precedentemente effettuate.

Ottobre 2023, il mese più caldo di sempre

Ottobre 2023 è stato il mese più caldo di sempre, con una temperatura media globale di 15,30°C, 0,85°C al di sopra della media di ottobre del periodo 1991-2020 e 0,40°C al di sopra del precedente ottobre più caldo, quello dell’anno 2019. La temperatura globale per il mese di ottobre 2023 è stata la seconda più alta di tutti i mesi nel set di dati ERA5, dopo il mese di settembre 2023.

Il mese nel suo complesso è stato più caldo di circa 1,7°C rispetto alla media di ottobre del periodo 1850-1900, periodo di riferimento preindustriale. Da gennaio a ottobre la temperatura media globale per il 2023 è la più alta mai registrata, 1,43°C al di sopra della media preindustriale del periodo 1850-1900 e 0,10°C superiore al periodo equivalente dell’anno solare più caldo (2016).

2023, anno più caldo di sempre: l’urgenza dell’azione sul clima

La vicedirettrice di Copernicus, Samantha Burgess, ha dichiarato che il 2023 sarà quasi sicuramente l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale di circa 1.43°C superiore a quella dell’era preindustriale. Burgess ha anche sottolineato la necessità di un’azione ambiziosa sul clima in vista della COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà a novembre. “Il senso di urgenza per il clima non è mai stato così alto” ha affermato l’esperta di Copernicus.

2023, ghiaccio marino antartico ai minimi storici

Secondo i dati di Copernicus, ottobre 2023 è il sesto mese consecutivo in cui l’estensione del ghiaccio marino antartico ha mantenuto livelli minimi record, con un valore mensile inferiore del 11% alla media. Similmente, l’estensione del ghiaccio marino artico ha registrato il settimo valore più basso, con un calo del 12% rispetto alla media del mese scorso, come evidenziato da Copernicus. Questi risultati, basati su analisi generate al computer e sul set di dati ERA5, che incorpora miliardi di misurazioni da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche globali, sottolineano l’urgente necessità di affrontare il cambiamento climatico.

Precipitazioni record in Europa e in altre regioni del mondo

Nel mese di ottobre 2023, le precipitazioni hanno superato la media in gran parte dell’Europa, con la tempesta Babet che ha colpito l’Europa settentrionale e la tempesta Aline che ha portato forti piogge e inondazioni in Portogallo e Spagna, secondo le rilevazioni di Copernicus.

Il servizio meteorologico evidenzia che, oltre all’Europa, molte regioni del mondo hanno sperimentato condizioni più umide del solito. Queste includono il sudovest del Nord America, alcune zone della penisola arabica, regioni dell’Asia centrale e della Siberia, Cina sud-orientale, Brasile, Nuova Zelanda e alcune parti dell’Africa meridionale. Tali circostanze sono spesso correlate al passaggio di cicloni, che hanno causato forti piogge e danni significativi.

In contrasto, alcune regioni degli Stati Uniti meridionali e del Messico, colpite dalla siccità, hanno registrato temperature più secche del normale, analogamente a quanto riscontrato nelle regioni dell’Asia centrale e orientale, nonché nella maggior parte dell’emisfero meridionale extratropicale, inclusa l’Australia.

Accordi di Parigi obsoleti

Nei primi dieci mesi del 2023, la temperatura media globale è risultata 1,43°C superiore alla media preindustriale (1850-1900). Questo dato supera persino i primi dieci mesi del 2016, attuale detentore del record come anno più caldo mai registrato. Un segnale di allarme per gli esperti è il rischio di obsolescenza degli Accordi di Parigi, firmati solo otto anni fa.

Gli Accordi di Parigi, stipulati per mantenere l’aumento delle temperature globali “ben al di sotto” dei 2°C e per evitare il superamento della soglia critica di 1,5°C, sembrano già insufficienti. Nel corso dei primi mesi del 2023, il mondo ha già registrato circa 75 giorni al di sopra del limite di 1,5°C, evidenziando una rapida accelerazione nei cambiamenti climatici. Questo scenario solleva seri interrogativi sulle strategie attuali per affrontare la crisi climatica.

Riscaldamento globale e il contributo di El Niño nel 2023

La principale causa dell’attuale situazione climatica è, senza dubbio, il riscaldamento globale causato dalle attività umane. Tuttavia, come accaduto nel 2016, un ulteriore fattore ha aggravato la situazione: El Niño, un fenomeno climatico che si verifica mediamente ogni cinque anni, causando un significativo riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico e, di conseguenza, influenzando le temperature globali.

La scorsa estate, molte parti del mondo hanno sperimentato temperature senza precedenti, compresa l’Europa, descritta da Copernicus come “l’estate più calda di sempre“. Questa rapida successione di record di temperature intensifica la pressione sui negoziati climatici, giungendo proprio in vista della COP28, l’importante riunione annuale dei Paesi dell’ONU per discutere le politiche necessarie per affrontare la crisi climatica.

La conferenza di quest’anno si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e secondo Samantha Burgess, vicedirettrice di Copernicus, “il senso di urgenza per un’azione ambiziosa non è mai stato così forte“. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti a tutti, con record che vengono infranti anno dopo anno, sottolineando la necessità di interventi immediati.

Prospettive climatiche invernali

Secondo le elaborazioni del modello multi system di Copernicus, l’inverno 2023-2024 sarà caratterizzato da una prima parte più zonale, con correnti occidentali atlantiche più tese e con delle ondulazioni di passaggio sull’Europa meridionale e sugli Stati sud occidentali. In questa fase, le precipitazioni saranno sopra la media su parte del Mediterraneo e le temperature saranno sopra la media.

Nella seconda parte dell’inverno, invece, il flusso si bloccherà, con anticicloni di blocco centrati tra nord Atlantico e Groenlandia. In questa fase, aumenterà la possibilità di discese fredde verso le medie latitudini.

Questo tipo di andamento è vicino agli anni dominati da un El Niño moderato-forte, come quello in atto, e da una AMO positiva. La prima parte più zonale è anche correlata allo Indian Ocean Dipole positivo e alla presenza de El Niño.