Rivoluzione Ue: ecco il nuovo “diritto alla riparazione” contro gli sprechi

L'intento della Commissione è obbligare le aziende a garantire la riparazione dei prodotti acquistati dai consumatori entro un periodo compreso tra 5 e 10 anni

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’Unione europea ha presentato una nuova direttiva per ridurre i rifiuti, introducendo una quarta R alle regole della sostenibilità: “Riduci, riusa, ricicla e ripara”. L’obiettivo è quello di diminuire gli sprechi di materiali e l’inquinamento, promuovendo il diritto alla riparazione per i consumatori. In base alla proposta, le case produttrici dovrebbero impegnarsi a garantire la riparazione dei prodotti acquistati dai consumatori entro un periodo di tempo compreso tra i 5 e i 10 anni.

Obsolescenza programmata e costi di riparazione esorbitanti

Negli ultimi anni, le aziende hanno scoraggiato i consumatori dall’aggiustare i prodotti acquistati quando si rompono, spingendoli invece ad acquistarne di nuovi. Questo è stato fatto attraverso l’uso dell’obsolescenza programmata e l’applicazione di costi di riparazione esorbitanti. Questa pratica ha portato alla creazione di un’enorme quantità di rifiuti e ad un sistema che la presidente della Commissione europea, Vera Jourova, ha definito “non sostenibile e che non lascia libera scelta alle persone”.

Promuove la riparabilità per ridurre costi ed impatto ambientale

L’Unione ha deciso di incentivare i produttori a rendere possibile la riparazione dei prodotti, invece di obbligare i consumatori a comprare continuamente nuovi oggetti che non necessitano. Questa modifica del modello di consumo comporterà un risparmio totale di 176,5 miliardi di euro, una diminuzione di 18,5 milioni di tonnellate di gas serra, una riduzione di 3 milioni di tonnellate di rifiuti e un risparmio di 1,8 milioni di tonnellate di risorse nei prossimi 15 anni.

Ridurre il consumismo e Tutelare l’Ambiente

Il ridurre la quantità di prodotti gettati via e limitare il consumismo non rappresenta solo una forma di protezione dell’ambiente e dei diritti dei consumatori, ma anche una scelta strategica che aiuta a diminuire la dipendenza dai paesi fornitori di materie prime, divenendo pertanto un fattore di rilevanza per la posizione internazionale dell’Unione europea.

La norma sul diritto alla riparazione per prodotti riparabili

Qualora venisse approvata, la norma relativa al diritto alla riparazione concederebbe ai consumatori la facoltà di far riparare i propri prodotti, oltre il limite dei 2 anni di garanzia legale previsti dalla normativa, direttamente dai produttori, in un intervallo di tempo compreso tra i 5 e i 10 anni dall’acquisto. Tale disposizione si applicherebbe a dispositivi quali frigoriferi, aspirapolvere, televisori, lavatrici e ad altri prodotti considerati riparabili dalla legislazione europea; al momento, sono in corso trattative per estendere la norma anche a smartphone e tablet.

Informazioni e riparazioni accessibili per i consumatori

Inoltre, i produttori saranno tenuti a fornire ai consumatori informazioni trasparenti e facilmente accessibili sui propri prodotti e sui servizi di riparazione, che dovranno essere messi a disposizione a titolo gratuito o a costi contenuti, a meno che la sostituzione del prodotto non risulti effettivamente più economica.

Creazione di una piattaforma online per la riparazione e standard di qualità EU

In aggiunta, verrà realizzata una piattaforma online per facilitare il collegamento tra consumatori e servizi di riparazione attivi nei diversi stati membri. Contestualmente, sarà introdotto un “modulo europeo di informazioni sulla riparazione” che permetterà ai consumatori di accedere facilmente a informazioni quali le condizioni e i costi dei servizi di manutenzione, insieme a un insieme di standard di qualità europei per i professionisti del settore.

Cosa cambia per le aziende

Le nuove disposizioni avranno validità solo per le imprese che producono beni, e queste ultime saranno tenute a rispettare i termini previsti per garantire il diritto alla riparazione. Ciò implica una maggiore responsabilizzazione delle grandi aziende, come ad esempio Apple, che saranno costrette a limitare gli sprechi e di conseguenza ridurre l’impatto ambientale.

Nuove norme per diritto riparazione e lavoro autonomo

Inoltre, la nuova misura mira a proteggere e rafforzare i lavoratori autonomi. Infatti, la piattaforma che mette in contatto i servizi di riparazione con i clienti sarà completamente facoltativa, e gli esercizi di riparazione avranno la libertà di offrire i loro servizi specialistici. Ciò faciliterà il reperimento di manutentori qualificati e consentirà loro di ampliare la propria clientela, il che, secondo la Commissione, potrebbe portare a un netto aumento dei posti di lavoro nel settore.

Il contesto

Il 77% degli europei vuole limitare i cambiamenti climatici, ma i prodotti funzionali vengono buttati via prematuramente, questo è quanto emerge da un recente sondaggio Eurobarometro. L’Ue produce 35 milioni di tonnellate di rifiuti, 30 milioni di tonnellate di risorse e 261 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra. La scelta di sostituire invece che riparare costa ai consumatori quasi 12 miliardi di euro all’anno.

Inoltre, come sottolinea il Parlamento europeo, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche rappresentano il flusso di rifiuti che cresce con maggiore rapidità a livello mondiale, con oltre 53 milioni di tonnellate smaltite nel 2019.

È partendo da questi dati che Commissione europea ha avanzato la proposta della nuova direttiva per norme comuni che promuovono la riparazione dei beni. Se approvata consentirà di ottenere risparmi per i consumatori e sosterrà gli obiettivi del “Green Deal europeo”, contribuendo alla riduzione dei rifiuti.