Obsolescenza programmata: cos’è e come combatterla

Le aziende stanno davvero mettendo in atto strategie volte a limitare nel tempo la durata dei loro prodotti? Ecco cos’è come ci si difende dall’obsolescenza programmata.

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 5 Febbraio 2018 18:46Aggiornato: 25 Maggio 2024 01:07

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare, in riferimento agli elettrodomestici, di obsolescenza programmata. Ma cosa si intende, esattamente? L’obsolescenza programmata (detta anche pianificata) è una strategia che – nell’economia industriale – viene impiegata per definire il ciclo vitale di un prodotto, così da limitarne la durata nel tempo. Dopo un determinato periodo, prefissato, il prodotto (tipicamente un elettrodomestico, o un prodotto elettronico) diventa inutilizzabile, oppure obsoleto: agli occhi del consumatore non è più appetibile, non regge il confronto con gli ultimi ritrovati del mercato seppure questi, spesso, non siano neppure migliori dal punto di vista qualitativo.

Obsolescenza programmata: l’esempio di Apple

A finire sotto l’occhio del ciclone, proprio per l’obsolescenza programmata, è stata nelle ultime settimane la Apple. Essendo la pratica illegale in Francia, dove è considerata una truffa, le autorità del Paese hanno aperto un’inchiesta sulla Apple, colpevole di realizzare iPhone che invecchiano precocemente, e su altre quattro multinazionali del settore delle cartucce (Epson, Brother, Canon e HP), ree di far pagare troppo l’inchiostro a fronte della sua durata. Anzi, secondo l’accusa la fine della cartuccia sarebbe indicata ben prima che l’inchiostro sia esaurito. L’Antitrust italiana, a sua volta, ha avviato due indagini: una proprio sulla Apple, una sulla Samsung. La volontà è quella di capire se, effettivamente, sono state messe in atto strategie volute per rendere inutilizzabili i prodotti dopo un determinato periodo, o se non si siano invece verificati dei difetti di programmazione. Ma cosa dice, la legge? Nel 2016, la Commissione Europea ha emanato la direttiva sull’ecodesign, che chiede ai produttori di implementare strategie di eco-produzione, volte ad aumentare la vita media dei prodotti e a facilitarne la riparazione; l’Europarlamento, dal canto suo, ha approvato una mozione contro l’obsolescenza programmata.

Nel frattempo, come deve comportarsi il consumatore? Come può difendersi? Innanzitutto, può riparare tutto il riparabile: se il prodotto non è più protetto da garanzia, ci si può rivolgere al web – spesso ricco proprio di guide e tutorial su come riparare un elettrodomestico rotto – oppure ad un tecnico specializzato, più economico rispetto alla casa produttrice. Inoltre, meglio stare alla larga dalle ultime novità di mercato, e aspettare qualche mese – quando saranno testate – per acquistarle. Se poi un oggetto non lo si può proprio più utilizzare per il suo scopo, si può sempre regalargli una nuova vita, trasformandolo in qualcosa di differente. Perché è proprio il riciclo, l’arma vincente contro l’obsolescenza programmata.

L’intervento dell’Ue

L’obsolescenza programmata non fa che aumentare la tendenza, già dilagante da anni, a sostituire un prodotto tecnologico, invece di tentare di sostituirlo. Ciò deriva anche dal fatto che, per strategia aziendale, la maggior parte delle compagnie produttrici di smartphone, tablet e non solo, hanno reso molto più complessa la manipolazione e sostituzione delle componenti interne.

In passato aprire il retro di uno smartphone, individuare il problema e operare una riparazione era possibile anche in fai da te. Oggi si corre invece il rischio di danneggiare seriamente il dispositivo, il che comporta spese ulteriori.

Generalmente, dopo due anni, si inizia, a ragionare sulla sostituzione, anche grazie a determinati incentivi. Riportando il proprio telefono in negozio, a patto che rientri in certe categorie, è infatti possibile ottenere uno sconto.

L’Ue si è però schierata contro l’obsolescenza programmata, che genera rifiuti, sprechi e, in ultima analisi, inquinamento. Il Parlamento europeo ha approvato una normativa dal titolo “Norme comuni che promuovono la riparazione dei beni”.

Secondo la normativa, l’acquirente di un prodotto elettronico o di un elettrodomestico avrà diritto alla riparazione, in caso di guasto oltre il periodo di garanzia, a un prezzo ragionevole. Si avrà inoltre diritto a un altro anno di garanzia, stavolta legato alla riparazione. Un forte incentivo a dare nuova vita ai dispositivi che tanto adoperiamo. Qualcosa sulla stessa linea d’onda dei ricondizionamenti.