Produrre energia bruciando rifiuti: ha senso investire sui termovalorizzatori?

I termovalorizzatori sono degli impianti che, attraverso la combustione dei rifiuti, producono energia elettrica o alimentano sistemi di teleriscaldamento

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Molte città ad oggi devono ancora far fronte al problema dei rifiuti e del loro smaltimento. I termovalorizzatori sono una soluzione che sta prendendo sempre più piede tanto che, in tutto il mondo, sono attivi oltre 2.450 termovalorizzatori. Ma che cosa sono i termovalorizzatori? In questo articolo cerchiamo di spiegare le diverse fasi del loro funzionamento, per cosa vengono effettivamente utilizzati e infine di fare una mappatura di questi impianti in Italia.

Che cos’è un termovalorizzatore

I termovalorizzatori sono diversi dai classici inceneritori, ma anche questi generano degli scarti e, soprattutto, producono emissioni di CO2 ma, allo stesso tempo, offrono dei vantaggi nel trattamento dei rifiuti.

Prima di arrivare alla fase effettiva in cui i rifiuti vengono bruciati nei termovalorizzatori, bisogna focalizzare la massima attenzione sulla riduzione dei rifiuti, sul riutilizzo e il recupero. Infatti, se arrivano meno rifiuti da smaltire, anche l’impatto ambientale dei termovalorizzatori è nettamente minore. Se la fase di recupero e riutilizzo dei materiali è eseguito bene, ne beneficia anche il risultato finale nei termovalorizzatori.

Le quattro fasi della termovalorizzazione dei rifiuti

I termovalorizzatori poggiano su un fenomeno in particolare: la combustione. Questa, a differenza di ciò che accade negli inceneritori, non avviene in maniera sregolata. I termovalorizzatori devono sottostare a una normativa europea relativa ai limiti di emissioni di gas ma, soprattutto, ai limiti delle polveri sottili emesse nell’atmosfera.

Sono quattro le fasi attraverso le quali i rifiuti vengono trasformati in energia grazie ai termovalorizzatori.

  1. Stoccaggio e raccolta dei rifiuti: i rifiuti vengono raccolti e stoccati in forni che hanno una temperatura intorno ai 1.000 °C
  2. Combustione: in questa fase i rifiuti vengono bruciati per la generazione del vapore che porta in fase successiva alla produzione di energia elettrica
  3. Raccolta dei fumi: questa è la fase più importante, i fumi della combustione vengono raccolti per poter essere trattati prima di poter essere immessi nell’atmosfera
  4. Riduzione delle sostanze inquinanti: in questa ultima fase i fumi vengono trattati in modo da ridurre le sostanze inquinanti prima di essere immessi nell’atmosfera

Come vengono trattati i materiali inquinanti

Nel trattamento dei materiali inquinanti c’è un attore in particolare che gioca un ruolo chiave ed è il filtro elettrostatico. Questo è composto da una sezione ionizzante all’interno della quale passa l’aria. In questa sezione gli elettrodi presenti all’interno tendono a caricare le particelle in microrganismi.

Quando le particelle arrivano nella sezione di raccolta, queste vengono catturate da un impianto elettrico generato dalle piastre parallele, le quali attirano le microparticelle sulla loro superficie. In questa fase vengono inoltre raccolte le ceneri generate dalla combustione dei rifiuti le quali vengono poi portate in discarica.

La generazione di energia data dalla combustione

Come detto, la combustione dei rifiuti genera vapore. Questo, a seconda dei diversi impianti, è utilizzato per due fini principali:

  1. teleriscaldamento: grazie alla combustione viene riscaldata l’acqua da convogliare per il riscaldamento delle abitazioni domestiche o negli impianti industriali
  2. generazione di energia: il vapore prodotto dalla combustione mette in moto delle turbine che generano energia elettrica

Differenza tra termovalorizzatore e inceneritore

La differenza chiave tra un termovalorizzatore e un inceneritore è che quest’ultimo viene utilizzato per smaltire i rifiuti, ma non produce effettivamente dell’energia. I termovalorizzatori invece, come si può intuire un po’ anche dal nome, sono utilizzati per termovalorizzare i rifiuti che, come spiegato in precedenza, permette la generazione di energia elettrica o di teleriscaldamento.

Perché vengono utilizzati i termovalorizzatori

Esistono diversi modi per produrre energia elettrica, i termovalorizzatori, oltre a risolvere in parte il problema energetico, hanno un altro aspetto positivo, che è quello di aiutare lo smaltimento dei rifiuti. Grazie ai termovalorizzatori si diminuisce la pressione sulle discariche.

Va però detto che non sono soluzioni del tutto ecologiche. In molti casi la differenza viene data dalla qualità del monitoraggio delle diverse fasi negli impianti. Queste riguardano il controllo dello stato dei filtri e la selezione delle materie che vengono bruciate. Se a monte è presente una selezione molto attenta, si riesce a ottenere una quantità minore di rifiuti da bruciare perché magari si riesce a recuperare e a riciclare una parte di rifiuti. Il riciclo e il riutilizzo delle materie rimangono quindi fondamentali, proprio per evitare che queste finiscano nei termovalorizzatori e alimentino il problema delle discariche.

Se si volesse ridurre l’utilizzo dei termovalorizzatori in Italia è fondamentale pensare a come ridurre la quantità di rifiuti che vengono generati.

Dove sono dislocati in Italia i termovalorizzatori

Ad oggi in Italia sono presenti oltre 40 termovalorizzatori che sono dislocati principalmente nel nord Italia attorno alle città di Milano, Pavia, Torino e Brescia. Nel nostro Paese sono presenti così tanti impianti perché l’Italia risulta essere uno dei primi paesi europei per produzione di rifiuti.