Pellet, inquina più di petrolio e carbone: lo rivela un nuovo studio

Secondo una recente ricerca, gli impianti di riscaldamento a biomassa legnosa inquinano tre volte di più rispetto a quelli a combustibili fossili tradizionali

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Mentre il mondo discute sul come garantire un’energia pulita per il futuro, una sconvolgente rivelazione rischia di stravolgere le nostre certezze sulle biomasse legnose, considerate un cardine della transizione energetica “verde”. Un recente studio dell’Institute for the Environment dell’Università del Nord Carolina, pubblicato sulla rivista Renewable Energy, lancia un’ombra inquietante sugli impianti a biomassa negli Stati Uniti, spesso lodati per il loro contributo alle energie rinnovabili.

Questi impianti non solo non rappresenterebbero la roccaforte di sostenibilità che si credeva, ma, al contrario, starebbero sprigionando un livello di inquinamento atmosferico non solo superiore a quello dei combustibili fossili, ma addirittura in modo sconcertante.

La fiducia nelle biomasse legnose come opzione ecologica sta vacillando, suscitando domande cruciali sulle loro effettive conseguenze ambientali. Per una transizione energetica verso un futuro sostenibile, sono necessarie basi robuste e affidabili. Questa scoperta richiede una valutazione critica del ruolo delle biomasse legnose, dando vita a un acceso dibattito sulle vere implicazioni per la salute del pianeta e per il nostro avvenire.

Cosa sono le biomasse legnose

Le biomasse legnose si riferiscono a materiali organici di origine vegetale, principalmente legno, che possono essere utilizzati come fonte di energia. Questi materiali includono trucioli di legno, segatura, scarti di lavorazione del legno e altri residui simili. Con il crescente interesse per le fonti energetiche rinnovabili, il concetto di biomasse legnose ha guadagnato rilevanza significativa nel XX secolo, contribuendo alla diversificazione delle fonti energetiche. Le biomasse legnose possono essere prodotte in diversi modi:

  • Coltivazione di alberi e arbusti a scopo energetico: questa pratica è chiamata silvicoltura energetica
  • Raccolta di scarti forestali e agricoli: questa include potature, rami, segatura e altri residui di attività agricole e forestali
  • Recupero di legno da demolizioni e riciclaggio: questa pratica permette di utilizzare legno che altrimenti verrebbe conferito in discarica

Combustione di pellet di legno: un rischio per la salute e l’ambiente

Lo studio dell’Università del Nord Carolina ha dimostrato che la combustione di pellet di legno per la produzione energetica rilascia una vasta gamma di inquinanti atmosferici dannosi, tra cui particolato e diossine, che costituiscono una grave minaccia per la salute umana. Inoltre, durante il processo di fabbricazione dei pellet, soprattutto nelle regioni del sud-est degli Stati Uniti, vengono rilasciate migliaia di tonnellate di sostanze inquinanti, come ossido di azoto e composti organici volatili. Complessivamente, sono stati individuati almeno 55 inquinanti che superano di due volte i limiti consentiti dalle normative sulla qualità dell’aria, con conseguenze particolarmente negative per le comunità economicamente svantaggiate e per le minoranze che abitano nelle vicinanze degli impianti di produzione di pellet.

Bioenergia: emissioni pericolose per la salute pubblica

Secondo uno studio della National Wildlife Federation, 14 milioni di americani vivono a poche miglia da impianti di bioenergia che rilasciano nell’aria tossine e inquinanti potenzialmente dannosi. Edie Juno, coautrice dello studio e specialista forestale, afferma: “Poiché il mercato delle bioenergie continua a crescere a livello globale, è fondamentale comprendere gli impatti e i costi dell’utilizzo della biomassa per l’energia”.

Bruciare pellet di biomassa all’estero, in paesi come l’Unione europea, il Regno Unito, il Giappone e la Corea del Sud, contribuisce a immettere nell’atmosfera agenti inquinanti pericolosi. Negli Stati Uniti, la combustione di biomassa forestale rappresenta solo l’1,3% della produzione di energia, ma è responsabile del 17% di tutte le emissioni di inquinanti energetici.

“Se gli Stati Uniti aumentano la quota di bioenergia mentre riducono la quota di energia da combustibili fossili nel suo mix – osserva lo studio – le emissioni da bioenergia potrebbero presentare maggiori preoccupazioni per la salute pubblica”. Questo solleva interrogativi critici sulla sostenibilità e gli impatti ambientali associati al crescente ruolo delle bioenergie, mettendo in evidenza la necessità di strategie equilibrate e attente per gestire la transizione verso fonti energetiche più sostenibili.

Impatto ambientale della combustione di biomassa forestale negli USA

Come abbiamo appena visto, la combustione di biomassa forestale negli Stati Uniti contribuisce al 17% delle emissioni inquinanti totali, nonostante rappresenti solo l’1,3% del mix energetico nazionale.

I portavoce dell’Associazione statunitense del pellet industriale hanno scelto di rimanere in silenzio di fronte a queste rivelazioni. Tuttavia, un’analisi del contenuto del loro sito web solleva una controversia: l‘erronea convinzione che l’industria del pellet sia “neutrale” in termini di emissioni, basandosi sull’assunto che le foreste abbattute possano ricrescere e assorbire il carbonio emesso. È importante notare che questa teoria della neutralità climatica trova fondamento solo se le aree forestali utilizzate vengono lasciate rigenerare per oltre un secolo, come dimostrato da uno studio condotto nel 2018.

Il paradosso della bioenergia: tra emissioni di carbonio e inquinamento dell’aria

Secondo uno studio del 2018 del MIT, raggiungere la neutralità carbonica dopo il taglio netto delle foreste per la produzione di pellet di legno richiederebbe 44-104 anni, assumendo che la foresta ricresca e non venga tagliata di nuovo. Un aspetto critico, considerando l’urgenza dichiarata dalle Nazioni Unite di raggiungere la neutralità globale del carbonio entro circa 25 anni per mitigare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici.

Il ricercatore del MIT, John Sterman, avverte che assumere che i biocarburanti siano carbon neutral può peggiorare gli impatti irreversibili del cambiamento climatico prima che si manifestino i benefici.

Europa leader nella produzione e consumo di pellet

L’Unione Europea, con i suoi 27 Stati membri, si conferma leader mondiale nella produzione di pellet di legno, con un output di 20,6 milioni di tonnellate nel 2022, seguita dagli Stati Uniti a quota 14,3 milioni di tonnellate.

Tuttavia, questo primato si accompagna ad un preoccupante dato di consumo: nel 2022, l’Europa ha infatti bruciato oltre 24 milioni di tonnellate di pellet, su un totale mondiale di 46 milioni. L’Italia, in particolare, si posiziona al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per consumo di pellet.

Lo studio americano che evidenzia l’impatto ambientale della combustione di biomassa forestale negli Stati Uniti assume quindi una rilevanza significativa anche per l’Europa e l’Italia.

Pellet in Italia: produzione, importazioni e impatto ambientale

In Italia, il pellet è prevalentemente utilizzato in piccoli impianti domestici e industriali per il riscaldamento, con una preferenza per il pellet in sacchetti. Solo il 15% della domanda interna di pellet è soddisfatto dalla produzione nazionale, mentre l’85% proviene da importazioni, principalmente da Austria, Croazia, Germania e Slovenia. A livello regionale, vi sono restrizioni sull’uso di impianti a pellet obsoleti, considerati più inquinanti, con particolare attenzione alla combustione domestica in apparecchi non moderni.

Recentemente, si sono registrati miglioramenti in tutti i tipi di caldaie a biomasse, con una riduzione fino all’80% della produzione di incombusti, soprattutto di particolato, rispetto alle caldaie prodotte prima del 2010. Tuttavia, nonostante tali progressi, le caldaie domestiche a biomasse continuano a generare più inquinanti rispetto a quelle a gasolio o metano, soprattutto in termini di particolato, composti organici volatili e monossido di carbonio. Fortunatamente, risultano spesso meno inquinanti per gli ossidi di azoto e per gli ossidi di zolfo.

Biomasse in Europa: finanziamenti a rischio per l’ambiente

Nel Vecchio Continente la combustione di biomassa riceve ogni anno ingenti finanziamenti. Si pensi che, nella sola Unione Europea, essa rappresenta circa il 60% del totale delle energie rinnovabili. Non a caso, l’Europa è oggi considerata il mercato mondiale di pellet di legno. Nonostante le ripetute denunce degli scienziati sui rischi ambientali e sanitari associati a questa pratica, il settore continua a ricevere sostegno economico. Per questo motivo, gli ambientalisti hanno deciso di passare all’azione.

Forest Defenders Alliance, un’associazione che include oltre 100 ONG, ha presentato una petizione per chiedere all’Europa di rivedere la Direttiva sulle energie rinnovabili e di revocare i sussidi alla combustione di biomassa.

Le ragioni della protesta:

  • Impatto ambientale significativo: la combustione di biomassa produce emissioni inquinanti, come particolato fine e diossine, dannose per la salute umana e l’ambiente
  • Minaccia per le foreste: Ll’utilizzo di biomassa su larga scala rischia di compromettere la salute delle foreste, con il conseguente impoverimento della biodiversità e l’aumento delle emissioni di CO2
  • Sussidi ingiustificati: finanziare la combustione di biomassa come se fosse una fonte di energia pulita è un’incongruenza che non può essere più tollerata.

Biomassa: un’energia rinnovabile tra pro e contro

La biomassa è la materia organica di origine vegetale o animale che può essere utilizzata per produrre energia. La biomassa è una fonte di energia rinnovabile, in quanto deriva da risorse che si rigenerano nel tempo, come le piante, gli scarti agricoli, i rifiuti organici. La biomassa offre alcuni vantaggi, come la possibilità di trasformare rifiuti in energia pulita, contribuendo alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e alla mitigazione del cambiamento climatico in piena ottica di economia circolare.

La biomassa viene considerata neutrale dal punto di vista del carbonio poiché il CO2 emesso durante la sua combustione viene teoricamente riassorbito dalle piante durante il loro processo di crescita. Tuttavia, affinché si possa parlare di un ciclo di carbonio neutro, è indispensabile una gestione sostenibile delle risorse forestali e un adeguato bilancio temporale per la ricrescita delle foreste.

La valutazione complessiva degli impianti a biomassa in termini di sostenibilità ambientale e impatto sul cambiamento climatico dipende da diversi fattori. Tra questi, vi sono il tipo di biomassa utilizzata, la gestione delle risorse forestali e le tecnologie impiegate per la combustione e la conversione energetica. La discussione sull’energia proveniente dalla biomassa è pertanto molto articolata e richiede un’analisi accurata dei benefici rispetto ai possibili impatti negativi.