I dati scientifici confermano che gli effetti dei cambiamenti climatici e della perturbazione El Niño si stanno intensificando. Settembre 2023 è stato il mese più caldo di sempre, con un aumento delle temperature di quasi un grado e mezzo rispetto alla media. L’anno 2023 è già l’anno più caldo di sempre, con un aumento delle temperature di oltre un grado e mezzo.
Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences ha rilevato che El Niño sta per innescare una serie di anticicloni nel Pacifico nord-occidentale. Questi anticicloni, che sono zone di alta pressione atmosferica associate a un aumento della temperatura, influenzeranno il clima invernale in Asia orientale e America settentrionale.
In Asia orientale, gli anticicloni potrebbero portare a un’ondata di caldo e siccità, con conseguenze negative per l’agricoltura e la sicurezza alimentare. In America settentrionale, gli anticicloni potrebbero portare a un inverno più caldo della norma, con rischi per la salute pubblica e l’ambiente.
Questi nuovi dati confermano che i cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto significativo sul nostro pianeta. È necessario un’azione urgente per ridurre le emissioni di gas serra e limitare il riscaldamento globale.
Indice
Inverno boreale 2023-2024 sotto il segno di El Niño
Nell’estate boreale e nell’autunno del 2023, il globo ha sperimentato un periodo estremamente caldo, sia negli oceani che sulla terraferma, come indicato nell’abstract dello studio. La ripetuta rottura dei record della temperatura superficiale media ha sollevato interrogativi tra gli scienziati riguardo all’andamento termico nell’inverno boreale 2023-2024. Secondo il nostro studio, un imminente evento El Niño raggiungerà la sua fase matura nel Pacifico orientale nei prossimi 2-3 mesi, innescando un anticiclone anomalo che avrà un impatto significativo sul clima nell’Asia orientale e nell’America settentrionale.
Gli effetti previsti sono preoccupanti: la temperatura superficiale media nell’inverno 2023-2024 è proiettata essere la più alta nella storia, a causa dell’influenza combinata di El Niño e del riscaldamento globale nel lungo termine.
Record di calore globale, i dati Copernicus
Il riscaldamento globale continua ad aumentare inarrestabile, con medie da record. Nel corso del 2023, da gennaio a novembre, la temperatura media della Terra è stata la più alta mai registrata: 1.46°C al di sopra della media preindustriale. I dati sono quelli di Copernicus, il programma sui cambiamenti climatici dell’Agenzia spaziale europea.
Questo dato conferma come il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre, da quando si effettuano le rilevazioni. Le temperature record sono state registrate in tutto il mondo, ma in particolare nell’Oceano Pacifico. Il mese di ottobre è stato il più caldo di sempre, con una temperatura media di 15,3°C.
L’aumento delle temperature è dovuto alle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Queste emissioni causano l’effetto serra, che trattiene il calore del Sole, provocando il riscaldamento del pianeta.
Carlo Buontempo, Direttore del programma Copernicus, ha dichiarato: “Finché le concentrazioni di gas serra continueranno ad aumentare, non possiamo aspettarci risultati diversi da quelli visti quest’anno. La temperatura continuerà ad aumentare e così anche l’impatto delle ondate di calore e della siccità. Raggiungere il prima possibile la soglia zero è un modo efficace per gestire i rischi climatici”.
Le conseguenze del riscaldamento globale sono già evidenti in tutto il mondo. Le ondate di calore, le siccità e gli eventi meteorologici estremi stanno diventando più frequenti e intensi. Queste condizioni estreme stanno causando danni ingenti all’ambiente, all’economia e alla salute umana.
Novembre 2023: il mese più caldo di sempre
Il mese di novembre 2023 è stato il più caldo di sempre a livello globale, con una temperatura media superficiale dell’aria di 14,22 °C. Questa anomalia di 0,85 °C rispetto alla media di novembre per il periodo 1991-2020 è superiore a quella del precedente novembre più caldo, quello del 2020.
- L’anomalia della temperatura globale di novembre 2023 è pari a quella di ottobre e supera solo l’anomalia di settembre 2023, che ha raggiunto 0.93°C
- Il novembre 2023 è stato più caldo di circa 1.75°C rispetto alla stima della media di novembre (1850-1900), un periodo di riferimento preindustriale
- Per l’anno solare fino a novembre, la temperatura media globale del 2023 è la più alta mai registrata, superando di 1.46°C la media preindustriale (1850-1900) e di 0.13°C la media dei primi undici mesi del 2016, attualmente l’anno solare più caldo mai registrato
- La temperatura superficiale marina media sopra i 60°S-60°N a novembre 2023 è la più alta mai registrata per quel mese, superando di 0.25°C il secondo novembre più caldo, nel 2015
- Nonostante El Niño persista nel Pacifico equatoriale, le anomalie sono rimaste inferiori a quelle riscontrate nel corrispondente periodo dell’evento del 2015
Impatti climatici in Italia nei prossimi mesi
Da poco abbiamo varcato la soglia della fase climatica nota come El Niño. Gli effetti di questo rilevante fenomeno a livello globale si protrarranno oltre le previsioni, influenzando anche l’Italia. Già nelle prossime settimane di dicembre, e successivamente tra gennaio e febbraio, sono attese significative variazioni nelle precipitazioni e nelle temperature con possibili conseguenze di rilievo.
Gli esperti chiamano questa variazione ENSO (El Niño-Southern Oscillation). I cicli che caratterizzano questo fenomeno hanno una durata che va dai 2 ai 6/7 anni circa.
La Niña ed El Niño sono rispettivamente un raffreddamento e riscaldamento della superficie oceanica. Durante un episodio di Niña, le acque risultano di 1/3 °C più fredde del normale, mentre nelle fasi di Niño sono di 1/3 °C più calde.
L’ultimo aggiornamento della NOAA, l’agenzia statunitense che si occupa di dinamiche oceaniche e atmosferiche, conferma che le acque superficiali dell’Oceano Pacifico si sono già scaldate oltre le aspettative e quindi siamo in piena fase El Niño. L’anomalia di temperatura superficiale dell’Oceano Pacifico è di +2,1 °C, superiore a quella del precedente El Niño del 2015-2016.
Questo evento El Niño è particolarmente intenso e potrebbe avere un impatto significativo sul clima globale. Si prevede che le temperature globali saranno superiori alla media, con conseguenze come ondate di calore, siccità e inondazioni.
El Niño: conseguenze indirette sul clima europeo
l fenomeno di El Niño, che interessa l’intero Oceano Pacifico, può avere ripercussioni indirette anche sul clima europeo, con risvolti importanti anche per l’Italia.
In caso di eventi “forti” di El Niño, le anomalie positive di temperatura sul Pacifico nord-orientale favoriscono lo sviluppo dei cosiddetti “fiumi troposferici”. Questi sono enormi quantitativi di calore latente che dall’Oceano si trasferiscono all’atmosfera, salendo fino ad alta quota.
Una volta saliti, questi fiumi di aria calda tendono a ridiscendere verso il basso nelle zone subtropicali, alimentando i grandi anticicloni permanenti come l’alta pressione delle Azzorre o l’alta pressione africana.
In Europa, questo fenomeno può portare a un aumento delle temperature, con conseguenze come ondate di calore, siccità e scarsità di precipitazioni. In Italia, in particolare, si osservano spesso inverni più miti e piovosi, con un aumento del rischio di alluvioni.
Inverno 2023-2024: seconda parte più mite e piovosa
Dopo un inizio di inverno caratterizzato da temperature nella norma o addirittura sotto la media, con diverse fasi instabili e precipitazioni sopra la media, la seconda parte dell’inverno 2023-2024 sarà più mite e piovosa.
Dopo i recenti aggiornamenti del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine, conferma che le temperature dovrebbero mantenersi oltre la media fino a +2 °C su buona parte dell’Europa, Italia compresa, tra gennaio e febbraio. Le precipitazioni, invece, non dovrebbero mancare, anzi le montagne sono pronte a fare il pieno di neve grazie a un flusso atlantico perturbato molto vivace.
2024: anno sopra la media termica, con possibili incursioni fredde
L’ipotesi è che il 2024 sarà caratterizzato da un contesto generale votato al sopra media termico, come sempre più spesso abbiamo sperimentato nell’ultimo periodo. Tuttavia, non è da escludere la possibilità di fasi fredde, anche se verosimilmente di breve durata.
Il flusso di calore potrebbe infatti andare a destabilizzare il Vortice Polare, proprio come è avvenuto tra novembre e dicembre. Questo fenomeno potrebbe favorire la discesa di rapide incursioni fredde dal Polo Nord.
In Italia, in particolare, si prevede un inverno più mite e piovoso, con un aumento del rischio di alluvioni. Tuttavia, è importante ricordare che le previsioni meteorologiche a lungo termine sono sempre soggette a revisione, quindi è sempre consigliabile seguire gli aggiornamenti da parte degli enti competenti.