Il più grande parco fotovoltaico del Nord Italia sta per nascere in provincia di Udine

Con l'installazione totale di oltre 150 MWp, l'impianto produrrà oltre 210 GWh annui che soddisfaranno il fabbisogno di energia elettrica di oltre 75.000 famiglie

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Un traguardo significativo per la transizione energetica del Nord Italia: A2A ha acquisito il 70% di Parco Solare Friulano 2, società proprietaria del più grande impianto fotovoltaico in fase di realizzazione nel Nord del Paese, con una capacità installata di 112,1 MWp. I lavori sorgeranno nei comuni di Santa Maria la Longa e Pavia di Udine (UD).

“Questo progetto rappresenta un passo fondamentale per la decarbonizzazione del territorio e un sostegno concreto al tessuto produttivo locale, fornendo energia pulita e favorendo lo sviluppo sostenibile dell’area,” ha dichiarato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A. “L’acquisizione consolida il nostro impegno nella produzione di energia da fonti rinnovabili, in linea con gli ambiziosi obiettivi del nostro Piano Industriale: raggiungere 5,7 GW di capacità installata entro il 2035. Inoltre, la strategica localizzazione dell’impianto ci permetterà di valorizzare l’energia prodotta a prezzi più vantaggiosi rispetto alla media nazionale.”

L’impianto di Parco Solare Friulano 2 è solo uno dei tasselli del mosaico green di A2A, che si posiziona come protagonista della transizione energetica in Italia, investendo concretamente nella produzione di energia da fonti rinnovabili e contribuendo alla decarbonizzazione del Paese.

Il più grande polo fotovoltaico del Nord Italia

Con una capacità installata di oltre 150 MWp, il nuovo complesso sorgerà in Friuli Venezia Giulia e fornirà energia green a migliaia di famiglie.

Un traguardo importante per la transizione energetica in Italia: la realizzazione di due impianti fotovoltaici nei comuni di Santa Maria la Longa e Pavia di Udine (UD) darà vita al più grande polo fotovoltaico del Nord del Paese e, come appena anticipato, avrà capacità complessiva di oltre 150 MWp.

Questo risultato è frutto della sinergia tra due progetti: un impianto da 112,1 MWp autorizzato nel 2024 e uno da 59,1 MWp autorizzato nel 2022. I due impianti, una volta a regime, produrranno oltre 210 GWh di energia annua, sufficiente a soddisfare il fabbisogno di oltre 75.000 famiglie.

Un passo importante verso la decarbonizzazione, che si tradurrà in una riduzione del consumo di gas naturale di circa 40 milioni di metri cubi e nell’evitare l’emissione di circa 90.000 tonnellate di CO2 all’anno.

A2A consolida il suo ruolo nella transizione energetica italiana

A2A si conferma come uno dei principali attori a livello nazionale nello sviluppo di infrastrutture strategiche per la transizione energetica dell’Italia. L’acquisizione del 70% di Parco Solare Friulano 2 e la conseguente realizzazione del più grande polo fotovoltaico del Nord Italia evidenziano l’importanza crescente dell’investimento in tecnologie sostenibili e rinnovabili.

Questo progetto non solo mira a una produzione energetica più pulita, ma anche a una valorizzazione dell’energia più favorevole, con valori al di sopra della media nazionale. Ciò sottolinea l’efficienza e il valore aggiunto che tali iniziative portano al sistema energetico del Paese.

Nuovi impianti fotovoltaici in Friuli, tempistiche e normative

L’entrata in funzione del primo impianto nella località di Persereano è prevista per l’inizio del 2027, mentre il secondo, autorizzato nel 2022, inizierà a generare energia nel primo trimestre del 2025.

Nonostante l’approvazione del Decreto Legge Agricoltura nel quale è previsto il divieto di installare nuovi pannelli fotovoltaici a terra nelle zone classificate come agricole nei piani urbanistici, gli iter autorizzativi per questi impianti fotovoltaici a terra erano già stati completati in anni precedenti.

A fine aprile, l’assessorato all’ambiente del Friuli Venezia Giulia ha presentato al consiglio regionale una norma transitoria che definisce “non idonee” le aree agricole destinate a produzioni agroalimentari di qualità e i terreni coltivati biologicamente, soggetti a iter autorizzativi più lunghi e complessi.

Tuttavia, due anni prima, una simile legge regionale sul fotovoltaico a terra era stata bocciata dalla Corte Costituzionale, ritenuta illegittima anche per via di un conflitto di competenze con lo Stato. Nonostante ciò, il Ministero non aveva ancora chiarito dove fosse possibile realizzare parchi fotovoltaici e dove no.

Critiche al divieto di agrivoltaico nel Dl Agricoltura

La notizia del più grande parco fotovoltaico del Nord Italia arriva in seguito all’approvazione del Dl Agricoltura, il quale, come abbiamo visto, ha imposto restrizioni sull’agrivoltaico, suscitando critiche da diverse parti, soprattutto dal settore energetico e delle rinnovabili.

Il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo, ha espresso preoccupazione riguardo al divieto di installare impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli, sostenendo che questa decisione rappresenti un danno per l’Italia. Colarullo ha dichiarato che mentre è importante evitare una conversione eccessiva dei terreni agricoli, sarebbe opportuno valutare l’utilizzo di aree agricole non più produttive per la costruzione di impianti fotovoltaici. Il divieto generalizzato, secondo Colarullo, non consente valutazioni economiche adeguate e manca della flessibilità necessaria.

Il decreto legge attuale permette l’installazione di pannelli solari sui terreni agricoli solo se sono sollevati da terra per consentire la coltivazione, il che potrebbe comportare costi maggiori. Colarullo ha evidenziato il rischio che questa restrizione comporti una riduzione nell’installazione di impianti fotovoltaici, mettendo a rischio gli obiettivi di energia rinnovabile del Paese.

Colarullo ha suggerito che invece di imporre un divieto generalizzato, il governo avrebbe potuto incentivare gli agricoltori a convertire i propri terreni poco redditizi in impianti fotovoltaici, preservando così la destinazione agricola dei suoli.

Associazioni agricole plaudono al divieto del fotovoltaico sui terreni coltivabili

Le associazioni dei coltivatori esprimono soddisfazione per la decisione del governo di vietare l’installazione di impianti fotovoltaici a terra sui terreni agricoli. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, sottolinea come questo intervento sia giusto per porre un freno alle speculazioni dei grandi fondi di investimento, dopo anni di richieste per l’emanazione del decreto aree idonee. Anche Cristiano Fini, presidente della Cia, apprezza la regolamentazione del fotovoltaico a terra, che non deve ostacolare o impedire le attività agricole. Annamaria Barile, direttrice generale di Confagricoltura, si unisce al coro di approvazione, apprezzando l’esclusione dell’agrivoltaico dal divieto di installazione di impianti fotovoltaici a terra. Questa decisione si pone in contrasto con le proteste delle imprese dell’energia e delle rinnovabili, che invece si oppongono fermamente al provvedimento.

Moratoria sui nuovi impianti rinnovabili in Sardegna e le critiche del Wwf

La nuova presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha recentemente promosso una moratoria totale sui nuovi impianti rinnovabili, includendo non solo il fotovoltaico ma anche le pale eoliche. Questa decisione, che in un certo senso ha anticipato il decreto varato dal governo, è stata giustificata dalla necessità di regolamentare le concessioni al fine di evitare il deturpamento dei paesaggi sardi.

Tuttavia, la moratoria ha suscitato forti critiche da parte di associazioni ambientaliste come il Wwf, che l’ha definita “anacronistica” e in linea con gli interessi del mondo delle energie fossili, in particolare del gas naturale. Secondo il Wwf, questa decisione condannerebbe la Sardegna ad un’economia non in linea con la transizione energetica, compromettendo il suo futuro sostenibile.

La moratoria solleva interrogativi sulla gestione del delicato equilibrio tra la tutela del paesaggio e la necessità di promuovere le energie rinnovabili per contrastare il cambiamento climatico. Mentre è comprensibile la preoccupazione per l’impatto visivo degli impianti rinnovabili, è altrettanto importante considerare i benefici a lungo termine derivanti dalla riduzione delle emissioni di gas serra e dalla diversificazione delle fonti energetiche.

La decisione della Regione Sardegna evidenzia la necessità di un dialogo costruttivo tra le istituzioni, le associazioni ambientaliste e gli operatori del settore energetico, al fine di trovare soluzioni che concilino la tutela del paesaggio con lo sviluppo sostenibile. Solo attraverso un approccio equilibrato e lungimirante sarà possibile affrontare le sfide della transizione energetica, garantendo al contempo la preservazione del patrimonio naturale e culturale della Sardegna.

L’Italia in ritardo sulle fonti rinnovabili

Mentre il governo discuteva la possibilità di bloccare l’agrivoltaico, i dati di Terna, la società pubblica responsabile della rete ad alta tensione, hanno rivelato i ritardi dell’Italia nel settore delle energie rinnovabili. Nel 2023, sia l’energia solare che quella eolica hanno registrato una crescita senza precedenti nell’ultimo decennio, raggiungendo il 43,8% della domanda energetica nazionale. Tuttavia, nonostante questo progresso, la capacità rinnovabile installata nell’anno precedente è stata di soli 6 gigawatt, ben al di sotto dei 9 GW necessari annualmente entro il 2030 per rispettare gli obiettivi europei.

Rinnovabili: Italia indietro, ma l’eolico offshore può accelerare

L’energia solare e eolica ha raggiunto il 43,8% della domanda energetica nazionale, ma la capacità rinnovabile installata nell’anno precedente è stata inferiore ai 9 GW necessari annualmente entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi europei.

L’Italia si è impegnata a garantire che il 70% dell’energia elettrica prodotta provenga da fonti rinnovabili entro la fine del decennio, ma secondo il think tank londinese Ember, sembra essere quasi impossibile rispettare questo impegno con il ritmo attuale.

Tuttavia, l’eolico offshore potrebbe rappresentare una grande opportunità se le nuove installazioni venissero realizzate al largo delle coste. Secondo il Marine Offshore Renewable Energy Lab e il Politecnico di Torino, l’Italia ha un potenziale di 207,3 GW di eolico offshore galleggiante in termini di potenza e 540,8 Terawattora all’anno in termini di generazione.

Le aree marine al largo di Sardegna, Sicilia e Puglia sono particolarmente adatte per la costruzione di impianti eolici a causa della potenza del vento. Attualmente, molti progetti si concentrano in queste regioni.

In sintesi, l’Italia sta affrontando ritardi nel settore delle energie rinnovabili nonostante una crescita significativa dell’energia solare ed eolica. Tuttavia, l’eolico offshore potrebbe rappresentare un’opportunità promettente se le nuove installazioni venissero realizzate al largo delle coste.

Potenziale e sfide delle energie rinnovabili in Italia

Un recente report del think tank economico italiano The European House-Ambrosetti rivela che le opere previste potrebbero generare investimenti per 250 miliardi di euro. Tuttavia, al momento, i progetti presentati, inclusi quelli con richiesta di allaccio alla rete di Terna, sono ancora in fase di valutazione, facendo parte dei 1.376 progetti di rinnovabili in lista d’attesa al gennaio scorso.

Tuttavia, nonostante queste prospettive, il governo sembra mostrare scarsa fiducia nel settore, come evidenziato dal fatto che l’obiettivo nel Piano per il Clima per il 2030 è di soli 2 gigawatt, mentre altri Paesi come la Germania, il Regno Unito e la Cina hanno obiettivi molto più ambiziosi.

Inoltre, i dati mettono in discussione gli entusiasmi per i record del 2023. La crescita delle rinnovabili è stata favorita da un calo della domanda di energia, e la produzione idroelettrica ha soddisfatto una quota significativa della domanda già nel 2014. Questo suggerisce che negli ultimi anni ci sia stato poco cambiamento nel settore energetico.