Il primo semestre del 2024 ha segnato un punto di svolta per la produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia. Come evidenziato da Terna e dall’Enea, le rinnovabili hanno superato per la prima volta la produzione da fonti fossili per un intero semestre, raggiungendo un record storico. Questo risultato testimonia l’impegno del Paese verso una transizione energetica sempre più sostenibile.
L’Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano realizzata dall’Enea offre un quadro completo dell’evoluzione del sistema energetico nazionale, analizzando tre dimensioni fondamentali: la sicurezza energetica, i prezzi dell’energia e la decarbonizzazione. L’Indice Ispred, calcolato sulla base di questi indicatori, rappresenta una sorta di “termometro” che misura lo stato di avanzamento della transizione energetica italiana.
Nonostante i progressi compiuti nel settore delle rinnovabili, l’Indice Ispred continua a registrare un valore sotto la media, pari a 0,35. Questo dato indica che, pur essendosi registrati dei miglioramenti, la transizione energetica italiana procede a un ritmo ancora troppo lento.
Diversi fattori contribuiscono a spiegare il perché l’Italia, pur essendo all’avanguardia nel settore delle rinnovabili, faccia fatica a compiere passi decisivi verso una completa decarbonizzazione del sistema energetico:
- Dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili: nonostante l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, l’Italia rimane fortemente dipendente dalle importazioni di gas e petrolio, con conseguenti rischi per la sicurezza energetica e maggiori costi per i consumatori;
- Burocrazia e lentezze nelle autorizzazioni: le procedure autorizzative per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili sono spesso lunghe e complesse, rallentando lo sviluppo del settore;
- Mancanza di investimenti: Sono necessari maggiori investimenti per modernizzare la rete elettrica e per sviluppare nuove tecnologie, come lo stoccaggio dell’energia e l’idrogeno verde.
Per accelerare la transizione energetica, l’Italia dovrà mettere in atto una serie di misure concrete, tra cui:
- Semplificare le procedure autorizzative: rendere più agili e trasparenti le procedure per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili;
- Favorire gli investimenti: promuovere incentivi fiscali e finanziamenti per sostenere lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili;
- Aumentare l’efficienza energetica: ridurre i consumi energetici attraverso interventi di efficientamento degli edifici e dei processi produttivi;
- Sviluppare le reti di distribuzione: modernizzare e ampliare le reti elettriche per garantire una migliore integrazione delle fonti rinnovabili.
I risultati ottenuti nel primo semestre del 2024 sono incoraggianti, ma non devono farci abbassare la guardia. L’Italia ha tutte le potenzialità per diventare un leader mondiale nella transizione energetica, ma è necessario un impegno costante e coordinato da parte di tutti gli attori coinvolti.
Indice
Le rinnovabili trainano la decarbonizzazione, ma le sfide restano
In termini di fonti primarie, i primi sei mesi dell’anno sono stati segnati dal grande slancio delle fonti rinnovabili, con un aumento dei consumi del 25%. Questo slancio è stato influenzato in modo significativo dalla ripresa dell’idroelettrico, che ha registrato un incremento del 65% rispetto ai minimi storici toccati nel 2022-2023.
Contemporaneamente, il carbone ha registrato un forte calo, con una diminuzione del 60% dopo il -30% del 2023, abbandonando quel “ritorno di fiamma” innescato dalla crisi energetica. Anche il gas naturale ha mostrato un trend in discesa, con una riduzione del 5%, principalmente nel settore termoelettrico. In aumento marginale, invece, i consumi di petrolio, che hanno registrato una crescita dello 0,5%.
Questo trend ha avuto un effetto forte e immediato sulla CO2 del settore elettrico, sebbene l’impatto sul dato complessivo sia stato più contenuto. Francesco Gracceva, ricercatore Enea che coordina l’Analisi, ha spiegato che, il forte calo delle emissioni si concentra quasi esclusivamente nel settore elettrico (meno 32%). Questo è dovuto al notevole incremento della quota di rinnovabili, salita al 44% nel semestre, con punte mensili superiori al 52%, grazie al significativo aumento della produzione idroelettrica (più 65%).
Al contrario, a livello di industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti (i cosiddetti settori non-Ets), l’Enea stima un lieve aumento delle emissioni di CO2 (più 1%) a causa della dinamica positiva dei consumi petroliferi.
Questo significa che, guardando la componente Decarbonizzazione dell’indice, la traiettoria delle emissioni dei settori Ets (generazione elettrica ed energivori) risulta oggi in linea con il target 2030. Tuttavia, quella delle emissioni nei settori non-Ets è in allontanamento. Gracceva sottolinea che, per essere in linea con i target europei, le emissioni dovrebbero ridursi del 5% medio annuo. Inoltre, in questi settori, la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente Pniec.
Il primo semestre del 2024 ha visto un notevole slancio delle fonti rinnovabili, con un aumento significativo dell’idroelettrico e una riduzione delle emissioni di CO2 nel settore elettrico. Tuttavia, nei settori non-Ets, le emissioni sono in aumento e la crescita delle rinnovabili è inferiore a quanto previsto. È fondamentale accelerare gli sforzi per ridurre le emissioni e aumentare l’uso delle fonti rinnovabili in tutti i settori per essere in linea con i target europei.
Analisi delle componenti prezzi dell’energia e sicurezza energetica nel 2024
Nel 2024, la componente Prezzi dell’energia e competitività ha tratto beneficio dalla diminuzione continua dei prezzi dell’elettricità e del gas, che si sono ridotti rispetto ai picchi del 2022. Tuttavia, nonostante questo calo, è evidente che la situazione è ancora lontana dai livelli pre-crisi e potrebbe non ritornare mai a quei valori. La stabilità economica nel settore energetico rimane fragile.
Nei primi mesi dell’anno, il settore ha infatti subito un nuovo repentino e significativo ampliamento del premio del prezzo dell’elettricità sulla Borsa italiana rispetto ai principali mercati elettrici europei. Nel secondo trimestre del 2024, il prezzo medio e mediano in Italia è risultato più del doppio rispetto a quello registrato in Germania, Francia e Spagna. Questa divergenza ha penalizzato la competitività del mercato italiano rispetto a quello europeo, confermando una tendenza già presente nel primo semestre del 2024. A ciò si aggiunge la performance negativa della produzione industriale nei settori energy intensive, che continua a rappresentare un punto critico per l’economia nazionale.
Dall’altro lato, un segnale più positivo arriva dalla componente Sicurezza energetica. In particolare, il rapporto evidenzia un dato “relativamente confortante” per quanto riguarda il gas naturale. La forte diminuzione della domanda, che ha registrato un calo del 17% rispetto alla media del periodo 2017-2022, ha garantito ampi margini di capacità, riducendo i rischi legati all’approvvigionamento e migliorando la resilienza del sistema energetico italiano.
Questi sviluppi mostrano come il panorama energetico italiano del 2024 sia caratterizzato da luci e ombre: da una parte, un calo dei prezzi energetici non ancora sufficiente a ristabilire la competitività e, dall’altra, una sicurezza energetica che sta migliorando grazie alla riduzione della domanda di gas naturale.
Come si forma il prezzo dell’elettricità in Italia
Il prezzo dell’energia elettrica in Italia è determinato principalmente attraverso un’asta giornaliera, dove produttori e consumatori si confrontano per stabilire il costo dell’energia per il giorno successivo. Questo meccanismo, noto come mercato del giorno prima (Mgp), funziona in modo relativamente semplice:
- Offerte e richieste: ogni giorno, produttori e consumatori presentano le loro offerte, indicando la quantità di energia che vogliono vendere o acquistare e il prezzo a cui sono disposti a farlo;
- Ordine di merito: Il gestore del mercato ordina le offerte dal prezzo più basso al più alto;
- Prezzo marginale: Il prezzo dell’ultima offerta necessaria per soddisfare la domanda diventa il prezzo di riferimento per tutte le transazioni;
- Ajustements: A causa delle limitazioni della rete elettrica, il prezzo può variare a livello locale. Il prezzo medio ponderato di tutte le zone diventa il Prezzo Unico Nazionale (Pun).
Fattori che influenzano il prezzo
Il prezzo dell’elettricità è influenzato da numerosi fattori, tra cui:
- Disponibilità delle fonti energetiche: la produzione di energia dipende da fattori climatici (per le rinnovabili) e dalla disponibilità di combustibili fossili;
- Domanda di energia: la domanda varia in base alle stagioni e alle ore del giorno;
- Prezzi delle materie prime: il costo dei combustibili fossili incide sui prezzi all’ingrosso;
- Eventi imprevisti: eventi come ondate di calore o guasti alle infrastrutture possono causare squilibri.
Il prezzo dell’elettricità è il risultato di un complesso equilibrio tra domanda e offerta, influenzato da numerosi fattori.
L’impatto delle energie rinnovabili sul mercato dell’energia
Le rinnovabili hanno un trattamento particolare: hanno priorità di dispacciamento. Quando sono disponibili, vengono dispacciate per prime, cioè vengono chiamate a produrre come se nel sistema delle aste orarie avessero chiesto prezzo zero. Quindi, nell’ordine di merito che il gestore del mercato va a comporre per ogni ora del giorno, le fonti rinnovabili spingono fuori dal mercato le unità convenzionali, come il gas, che venderanno quantità inferiori o nulle di energia.
L’effetto auspicato delle rinnovabili è quello di abbassare i prezzi, almeno durante le ore del giorno in cui esse sono disponibili. Tuttavia, al calare del sole, quando il fotovoltaico non è più disponibile, occorre chiamare a produrre impianti a gas che nelle ore precedenti erano rimasti fermi in esito al mercato. I prezzi così tendono a raggiungere il picco nelle ore serali, perché in quel momento scompare la competizione con le fonti rinnovabili e gli impianti a gas che funzionano un numero inferiore di ore durante la giornata possono recuperare i margini perduti.
Questo meccanismo di priorità di dispacciamento per le rinnovabili ha un impatto significativo sulla dinamica dei prezzi dell’energia. Durante le ore diurne, quando le fonti rinnovabili come il fotovoltaico sono attive, la loro presenza nel mercato abbassa i prezzi dell’energia, poiché le unità convenzionali vengono spinte fuori dal mercato. Tuttavia, nelle ore serali, quando le fonti rinnovabili non sono più disponibili, gli impianti a gas devono compensare la mancanza di energia rinnovabile, portando a un aumento dei prezzi.
In sintesi, l’aumento delle energie rinnovabili nel mercato dell’energia ha un effetto positivo sui prezzi durante le ore diurne, grazie alla loro priorità di dispacciamento. Tuttavia, nelle ore serali, quando le fonti rinnovabili non sono disponibili, i prezzi tendono a salire a causa della necessità di utilizzare impianti a gas per coprire la domanda di energia. Questo dinamismo riflette la complessità del mercato dell’energia e l’importanza di bilanciare le diverse fonti di energia per garantire una fornitura stabile e competitiva.
Perché il prezzo dell’energia in Italia è così alto
Secondo l’ultima sintesi mensile del Gme (Gestore dei Mercati Energetici), a settembre i prezzi medi sono stati rispettivamente 117,13 euro al MWh per l’Italia, 78,31 euro al MWh per la Germania, 19,76 euro al MWh per l’area scandinava, 72,62 euro al MWh per la Spagna e 51,86 euro al MWh per la Francia.
Lucia Visconti Parisio, docente di economia dell’ambiente e dell’energia all’Università Bicocca di Milano, spiega: «Dipende dalla tipologia della tecnologia marginale, l’ultima chiamata a produrre, il cui prezzo offerto in asta determina il punto di equilibrio nell’ordine di merito del mercato. In Italia, come all’incirca nel 60% dei casi in Europa, è il gas. Quindi il prezzo del gas guida il prezzo dell’elettricità. Il fatto di avere prezzi elevati dipende quindi dalla marginalità degli impianti a gas, che determinano quasi sempre l’equilibrio. Se le rinnovabili riuscissero a coprire completamente la domanda di mercato, potremmo osservare dei valori di prezzo pari a zero».
Proprio sulla formazione dei prezzi nel mercato all’ingrosso, l’8 ottobre scorso, l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha acceso un faro, annunciando l’avvio di un’indagine conoscitiva. Questa indagine è finalizzata alla valutazione degli esiti dei mercati elettrici ad asta con consegna a breve termine, nel periodo 2023-2024, confrontandoli con opportuni benchmark di prezzo. L’obiettivo è proporre, nel caso, linee di intervento per conseguire tali benchmark.
Il prezzo elevato dell’energia in Italia è dovuto principalmente alla marginalità degli impianti a gas, che determinano il punto di equilibrio nel mercato elettrico. Se le rinnovabili riuscissero a coprire completamente la domanda, i prezzi potrebbero scendere significativamente. L’Arera ha avviato un’indagine conoscitiva per valutare gli esiti dei mercati elettrici e proporre eventuali interventi per allineare i prezzi ai benchmark desiderati.
L’addio al Pun e l’avvento dei prezzi zonali: una nuova era per l’energia elettrica in Italia
Ci sono anche ulteriori sviluppi nelle dinamiche della formazione dei prezzi. Dopo il parere positivo dell’Arera, il ministero dell’Ambiente ha pubblicato il 18 aprile scorso il decreto che introduce i nuovi prezzi elettrici zonali al posto del Pun a partire dal 1° gennaio 2025.
A partire dal nuovo anno, il Gme calcolerà il prezzo di riferimento dell’energia elettrica scambiata nell’ambito del mercato come media dei prezzi zonali ponderata per le quantità acquistate relativamente a portafogli zonali in prelievo in ciascuna zona geografica di mercato. Questo cambiamento rappresenta un passo significativo verso una maggiore efficienza e trasparenza nel mercato dell’energia.
Questo nuovo sistema di prezzi zonali mira a riflettere meglio le realtà locali del mercato dell’energia, incentivando l’adozione di tecnologie più efficienti e sostenibili. La transizione dal Pun ai prezzi zonali rappresenta un passo importante verso una maggiore equità e sostenibilità nel settore energetico. La differenziazione dei prezzi in base alla disponibilità e alla qualità delle fonti di energia dovrebbe stimolare ulteriormente l’investimento nelle energie rinnovabili, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 e a promuovere una transizione energetica più sostenibile.
Il decreto del ministero dell’Ambiente introduce un nuovo sistema di prezzi elettrici zonali che sostituirà il Pun a partire dal 1° gennaio 2025. Questo cambiamento mira a riflettere meglio le dinamiche locali del mercato dell’energia, incentivando l’adozione di tecnologie più sostenibili e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. La differenziazione dei prezzi in base alla disponibilità e alla qualità delle fonti di energia dovrebbe stimolare ulteriormente l’investimento nelle energie rinnovabili, contribuendo a una transizione energetica più equa e sostenibile.
In sintesi, il decreto del ministero dell’Ambiente introduce un nuovo sistema di prezzi elettrici zonali che sostituirà il Pun a partire dal 1° gennaio 2025. Questo cambiamento mira a riflettere meglio le dinamiche locali del mercato dell’energia, incentivando l’adozione di tecnologie più sostenibili e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. La differenziazione dei prezzi in base alla disponibilità e alla qualità delle fonti di energia dovrebbe stimolare ulteriormente l’investimento nelle energie rinnovabili, contribuendo a una transizione energetica più equa e sostenibile.