Eventi climatici estremi, da inizio anno già oltre 70, ma Italia impreparata

Il rischio aumenta esponenzialmente a causa dell'alternanza tra siccità e alluvioni, problema amplificato un da territorio dove si continua a consumare suolo

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Si tratta di una crisi, non di un’emergenza. Le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna rappresentano l’ultima manifestazione di questa situazione. Le città di Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini, Riccione, Imola e Faenza sono state sommerse dall’acqua a causa delle rotture degli argini dei fiumi, lasciando dietro di sé fango e vittime. Finora sono stati confermati quattordici decessi nella regione della Romagna. In Italia, la crisi climatica ha già causato 73 eventi estremi dall’inizio del 2023, la maggior parte dei quali sono stati scatenati da forti piogge, alluvioni e siccità. Questi fenomeni possono sembrare contraddittori, ma in realtà sono due facce della stessa medaglia.

Aumentano gli eventi climatici estremi

Da quando l’Osservatorio Città Clima ha iniziato a monitorare gli incidenti nel 2010, sono stati contabilizzati 831 comuni colpiti, con un totale di oltre 1600 eventi estremi. La complessità della situazione va oltre la mera condizione meteorologica.

Nel corso dell’ultimo anno, si sono verificati danni significativi a causa della siccità, principalmente nella regione settentrionale, mentre nel sud i danni sono stati causati da forti precipitazioni. Gli eventi avversi, come nubifragi e temporali, hanno causato danni alle infrastrutture produttive, al patrimonio artistico e alluvioni con esondazioni dei fiumi. Negli ultimi cinque mesi, le regioni più colpite sono state la Sicilia e la Puglia, sebbene l’Emilia-Romagna abbia superato queste regioni dopo le recenti alluvioni del 3 maggio. Inoltre, l’Emilia-Romagna aveva già affrontato un incidente nella provincia di Rimini lo scorso gennaio. L’osservatorio Città Clima sta prestando particolare attenzione anche alla situazione in Calabria, dove il viadotto Longobucco è crollato a causa delle intense precipitazioni.

Siccità e alluvioni: un rischio crescente per il Mediterraneo

Siccità e alluvioni si alternano, con l’effetto di elevare esponenzialmente il rischio. Non agire subito per affrontare la realtà climatica, purtroppo, amplificherà le conseguenze sulla sicurezza e il benessere delle comunità.

L’area del Mediterraneo è particolarmente soggetta al rischio climatico: aumento della temperatura media, ondate di calore, scarse precipitazioni, fusione dei ghiacciai stanno erodendo le nostre riserve d’acqua, le alluvioni improvvise o le precipitazioni copiose come quelle di questi giorni moltiplicano l’effetto sul territorio già a rischio.

La necessità di un Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico

Secondo WWF Italia, per il nostro Paese, è indispensabile definire il Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico, dopo la consultazione chiusasi alcune settimane fa, e renderlo uno strumento efficace per operare le scelte necessarie. La Commissione VAS deve trasmettere gli esiti della consultazione quanto prima, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica deve chiarire le scelte da compiere e stanziare i fondi necessari.

Azioni per l’abbattimento delle emissioni e la gestione sostenibile dell’acqua

È soprattutto indifferibile l’abbattimento delle emissioni di CO2, metano e degli altri gas climalteranti, per evitare scenari e impatti ingestibili: abbiamo poco tempo e l’Italia dovrebbe essere alla testa degli Stati che vogliono le emissioni zero, non in retroguardia come è attualmente.

Tra le politiche di adattamento che richiedono interventi immediati, quelle relative alla gestione dell’acqua sono di fondamentale importanza. È necessario consolidare un approccio unificato, superando la frammentazione attuale e puntando su una gestione integrata dei bacini fluviali. È imprescindibile agire per ripristinare la naturalezza dei fiumi, poiché sono i tentativi umani di controllarli che spesso generano danni e causano la perdita di vite umane. È essenziale garantire un governo del territorio effettivo ed efficiente.

Ridare spazio alla natura

Per il WWF, ridare spazio alla natura è la migliore cura per la fragilità del nostro territorio. A cominciare dai fiumi. I fiumi hanno bisogno di spazio: gli eventi calamitosi in Emilia-Romagna, causati dagli effetti del cambiamento climatico che determinano precipitazioni violente e concentrate in poche ore provocando vere e proprie bombe d’acqua, hanno messo ancora più a nudo una gestione fallimentare dei nostri corsi d’acqua.

Gli alvei sono stati canalizzati, le aree di esondazione naturale occupate, distrutti i boschi ripariali e le zone umide perifluviali che fungevano da vere e proprie spugne in grado di attenuare gli eventi calamitosi e purtroppo la Regione Emilia-Romagna, che peraltro dispone anche di importanti casse di espansione, si è distinta in questa opera di distruzione degli ambienti fluviali come il WWF ha più volte denunciato.

Ridare spazio ai fiumi e combattere il consumo di suolo

Come si può leggere sul sito del WWF, è essenziale promuovere la riqualificazione dei fiumi, recuperare le aree di esondazione naturali, e, quando possibile, ripristinare i vecchi tracciati. Inoltre, occorre avviare diffusi interventi di rinaturazione sul territorio. La necessità di un’adeguata politica di adattamento ai cambiamenti climatici diventa sempre più urgente, superando l’approccio emergenziale e considerando gli effetti nella pianificazione ordinaria.

Purtroppo, la situazione attuale continua a peggiorare, come dimostrano i dati sul consumo di suolo. La velocità di consumo ha ripreso ad accelerare, superando la soglia critica di 2 metri quadrati al secondo e raggiungendo quasi 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno. Questo ritmo non è sostenibile e dipende in gran parte dalla mancanza di efficaci interventi normativi in molte parti del Paese o dall’attesa della loro attuazione, così come dalla necessità di stabilire un quadro di indirizzo uniforme a livello nazionale (ISPRA 2022).

Italia in ritardo nel prendere misure decisive

Dello stesso avviso del WWF anche Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club, secondo il quale, “La tragedia dell’Emilia-Romagna è solo l’ultimo segnale di disastri climatici globali. Serve agire subito, tra le priorità: prevenzione del dissesto idrogeologico, legge sul consumo di suolo e riduzione delle emissioni climalteranti. L’Italia è in ritardo rispetto all’Europa. Altri governi fissano obiettivi più sfidanti per modernizzare l’industria. Siamo in una rivoluzione energetica, della mobilità e dell’edilizia. Non perdiamo l’occasione di migliorare la vita dei cittadini e l’occupazione.”