Economia circolare, in cinque anni il tasso è sceso dal 9,1% al 7,2%

Circle Economy Foundation: "negli ultimi cinque anni, l'umanità ha consumato 500 miliardi di tonnellate di materiali, pari a quanto consumato durante il XX secolo"

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 3 Aprile 2024 17:23

Mentre l’interesse per l’economia circolare è in costante aumento, il suo effettivo attuarsi è ancora una rarità a livello globale. Questo è il triste verdetto emerso dall’ultimo “Circularity GAP Report“, condotto recentemente dalla Circle Economy Foundation e da Deloitte. Sebbene vi sia un crescente interesse pubblico verso l’economia circolare, come dimostrano il triplicarsi dei dibattiti e degli approfondimenti sull’argomento negli ultimi anni, i dati internazionali svelano una situazione deludente. Nel 2018, il tasso di circolarità si attestava al 9,1%, ma nel 2023 è sceso drasticamente al 7,2%. Questo declino rappresenta un vero e proprio disastro e mette in luce la discrepanza tra la retorica e la pratica effettiva in materia di economia circolare.

L’economia circolare, un modello per un futuro sostenibile

L’economia circolare rappresenta un modello di produzione e consumo che promuove la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti per il maggior tempo possibile.

Questo approccio prolunga il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo significativamente alla riduzione dei rifiuti. Una volta che un prodotto ha esaurito la sua funzione primaria, i materiali di cui è composto vengono riutilizzati e, ove possibile, riciclati, permettendo loro di continuare a generare valore all’interno del ciclo produttivo.

I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, che si basa sul concetto di “prendere, fare, usare e gettare“. Questo modello tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia a basso costo, facilmente accessibili.

Misurare l’economia circolare, il Circularity GAP come indicatore chiave

Per comprendere il livello attuale di circolarità nella nostra società, il Circularity GAP può essere considerato l’unità di misura fondamentale che fornisce un’indicazione dello stato dell’arte dell’economia circolare a livello globale o nazionale. Questa misurazione, proposta e sviluppata da Circle Economy, presentata per la prima volta nel 2019, è stata concepita per colmare la lacuna esistente nelle misurazioni di base globali riguardanti lo stato della circolarità nel mondo, o nella disponibilità di dati essenziali per comprendere appieno il cammino verso una transizione circolare completa e per monitorarne i progressi. L’analisi di questi dati fornisce una base critica per identificare i settori e i paesi che necessitano di maggior supporto per favorire un impatto circolare positivo su scala globale.

Consumo insostenibile, la sfida dell’economia lineare

Le pratiche economiche lineari sostengono l’attuale modello economico, portando a un incremento esponenziale del consumo di risorse, inquinamento e rifiuti. Il “Circularity Gap report 2024” evidenzia che, negli ultimi sei anni, il consumo globale di materiali ha raggiunto i 582 miliardi di tonnellate, cifra paragonabile ai 740 miliardi consumati nell’intero ventesimo secolo. Questo consumo eccessivo mette a dura prova gli ecosistemi e la capacità della Terra di rigenerarsi, superando di gran lunga il necessario per soddisfare le esigenze sociali in modo equo.

Il rapporto Circularity Gap 2024 sottolinea che molte nazioni ad alto reddito hanno raggiunto un punto di saturazione, un momento storico in cui ulteriori consumi materiali non si traducono in miglioramenti del benessere umano. Le società caratterizzate da maggiori disuguaglianze tendono ad essere meno felici. Pertanto, le nazioni più sviluppate non possono più giustificare un consumo illimitato di materiali con la scusa del progresso.

Strategie per un futuro sostenibile, verso l’economia circolare

La Circle Economy Foundation e Deloitte hanno elaborato un documento che esplora soluzioni pratiche per tradurre in realtà i principi dell’economia circolare. Il focus è su tre sistemi cruciali: alimentazione, produzione e costruzioni. Per ciascuno di questi ambiti, sono state avanzate delle proposte concrete:

Sistema alimentare:

  • Promuovere cibi sazianti e salutari a basso impatto ambientale, favorendo cereali, frutta, verdura e noci rispetto a carne, pesce e latticini
  • Sostenere la produzione e il consumo di prodotti locali, stagionali e biologici, limitando l’uso di prodotti chimici e l’impatto ambientale
  • Adottare pratiche agricole rigenerative che migliorano la salute del suolo, riducono il carbonio e favoriscono la biodiversità
  • Ridurre lo spreco alimentare lungo tutta la catena di approvvigionamento, migliorando la gestione del trasporto e dello stoccaggio, e favorendo una pianificazione intelligente della dieta

Sistema manifatturiero:

  • Progettare prodotti durevoli, facili da riparare, smontare e riciclare
  • Sviluppare modelli di business basati sull’uso e non sul possesso, come l’affitto o la condivisione di prodotti
  • Promuovere l’utilizzo di materiali riciclati e rigenerati nella produzione industriale
  • Ottimizzare i processi produttivi per ridurre l’impronta ecologica e l’uso di risorse

Sistema delle costruzioni:

  • Progettare edifici efficienti dal punto di vista energetico e realizzati con materiali riciclabili e a basso impatto ambientale
  • Promuovere la riqualificazione e l’ammodernamento degli edifici esistenti per migliorarne l’efficienza energetica e la sostenibilità
  • Sviluppare modelli di business circolari per la gestione del ciclo di vita degli edifici
  • Ridurre i rifiuti da costruzione e demolizione attraverso la rimozione selettiva e il riutilizzo dei materiali

La Fondazione sottolinea che i paesi ricchi hanno un grande potenziale per fare la differenza. Adeguando le normative nei settori chiave come l’edilizia e la produzione, possono incentivare l’ammodernamento degli edifici, la riqualificazione urbana e la produzione di beni durevoli e riciclabili.

L’implementazione di queste proposte richiede un impegno collettivo da parte di governi, aziende e cittadini. Solo attraverso una collaborazione a tutti i livelli potremo costruire un futuro più sostenibile e circolare.

Politica, finanza e persone, tre pilastri della circolarità

L’economia circolare, oltre a quelli appena elencati, poggia su tre pilastri fondamentali: politica, finanza e persone.

  1. La politica si manifesta attraverso regolamenti, linee guida e leggi stabilite dai governi, le quali plasmano le azioni dei cittadini, delle imprese e delle intere economie. Tali politiche e quadri giuridici fungono da “regole del gioco”, in grado di promuovere pratiche sostenibili e circolari, oltre a penalizzare quelle dannose, modellando così le attività economiche tra settori e nazioni.
  2. La finanza rappresenta la linfa vitale dell’economia. I flussi finanziari determinano soluzioni pratiche e attività che possono avere impatti positivi o negativi. La riduzione dell’uso di materiali “vergini” e la promozione di un lavoro dignitoso costituiscono l’approccio chiave, il quale richiede una riforma fiscale ambientale, una contabilità basata sui costi reali, oltre a considerare il peso del debito e la trasformazione delle istituzioni finanziarie multilaterali.
  3. Le persone sono gli attori principali e i beneficiari del cambiamento. Le loro competenze, i posti di lavoro, la consapevolezza e le scelte personali sono fondamentali per il cambiamento. Fattori come l’istruzione, la migrazione, i mezzi di sussistenza e il mercato del lavoro influenzano il reddito e le opportunità, i quali sono distribuiti all’interno delle società.

Verso un’economia sostenibile, strategie per il cambiamento

Il documento sviluppato da Circle Economy suggerisce un cambio di rotta verso pratiche economiche più etiche, che non sfruttino le risorse sociali e ambientali. Per realizzare questa transizione verso un’economia circolare, sono necessari tre pilastri fondamentali:

1. Investimenti strategici:

  • Sbloccare capitali per finanziare tecnologie e infrastrutture che supportano l’economia circolare
  • Promuovere investimenti in ricerca e sviluppo per innovare i processi produttivi e i modelli di business

2. Politiche coraggiose e mirate:

  • Attuare politiche che incentivano le pratiche sostenibili e circolari attraverso sgravi fiscali, sussidi e premi
  • Penalizzare le pratiche lineari e dannose con tasse, divieti e restrizioni
  • Adeguare le normative nei settori chiave come l’edilizia e la produzione per favorire l’ammodernamento, il riutilizzo e la durabilità

3. Competenze per il futuro:

  • Colmare il divario di competenze formando e istruendo le nuove professionalità richieste dall’economia circolare
  • Promuovere la cultura della sostenibilità e dell’economia circolare tra cittadini e imprese

La responsabilità dei paesi ricchi nella transizione circolare

Le nazioni ad alto reddito hanno un ruolo chiave da giocare nella promozione di un’economia circolare. Grazie al loro potere economico e normativo, possono innescare un cambiamento positivo in settori cruciali come l’edilizia e la produzione, favorendo la sostenibilità e la riciclabilità.

Azioni concrete per un futuro circolare:

  • Incentivare l’ammodernamento e il riutilizzo degli edifici, favorendo l’uso di materiali e componenti riciclati
  • Creare certificazioni e garanzie per i materiali da costruzione secondari, per aumentarne l’affidabilità e la diffusione
  • Stabilire standard per la durabilità dei prodotti, allungando la loro vita utile e riducendo gli sprechi
  • Rafforzare la legislazione sul diritto alla riparazione, per facilitare la riparazione dei prodotti e contrastare l’obsolescenza programmata

Sfide e opportunità per un futuro sostenibile, Shift Countries e Grow Countries a confronto

I paesi definiti come Shift Countries, tra cui l’Unione Europea, il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada e l’Australia, sono tra i principali responsabili del superamento dei limiti ecologici del pianeta. Nonostante rappresentino solo il 17% della popolazione mondiale, sono responsabili del 43% delle emissioni di gas serra e consumano un quarto delle risorse naturali globali. Il loro modello di sviluppo, basato sull’accelerazione della produzione e del consumo, ha raggiunto un punto di saturazione tale da non generare ulteriori benefici per il benessere della popolazione. L’obiettivo per questi paesi è ridurre drasticamente l’uso di materiali e risorse, passando a modelli di consumo circolari.

D’altra parte, i Grow Countries, come Cina, Indonesia, Brasile, Messico, Vietnam, Myanmar ed Egitto, sono nazioni a medio reddito con economie in espansione che mirano a elevare ulteriormente gli standard di vita dei loro cittadini. Questi paesi costituiscono il 37% della popolazione globale e contribuiscono al 41% delle emissioni totali. Il report suggerisce che il loro obiettivo dovrebbe essere quello di stabilizzare il consumo di materiali adottando pratiche circolari, in modo da supportare uno sviluppo sostenibile.

Sviluppo sostenibile per i Build Countries, verso un futuro circolare

India, Bangladesh, Etiopia, Nigeria, Pakistan e Filippine sono considerati Paesi Build, caratterizzati da un basso reddito e una minima contribuzione alla crisi climatica, rappresentando solo il 17% delle emissioni globali nonostante ospitino quasi la metà della popolazione mondiale. Queste economie necessitano di un aumento del consumo di materiali per costruire infrastrutture indispensabili al miglioramento della salute, del benessere e della resilienza climatica delle popolazioni. Tuttavia, è essenziale che questo sviluppo avvenga con un approccio circolare, per evitare di ripetere gli stessi errori del modello lineare.

Per raggiungere i loro obiettivi, questi Paesi potrebbero adottare politiche circolari nell’edilizia e nell’agricoltura. Queste politiche includono la riduzione del debito e il miglioramento dell’accesso allo sviluppo e al capitale per la transizione, la tutela dei diritti dei piccoli agricoltori e la promozione dell’uso di materiali organici e secondari nelle costruzioni.

Implementando tali politiche insieme a incentivi e nuovi modelli di produzione e consumo, secondo il Circularity Gap Report 2024, si potrebbe ridurre l’uso dei materiali di un terzo, portando a un mondo due volte più circolare e sicuro per il pianeta e tutti i suoi abitanti.

Politiche circolari per i paesi a basso reddito

Come abbiamo appena visto, secondo il Circularity Gap report 2024, i paesi a basso reddito potrebbero concentrarsi sullo sviluppo sostenibile attraverso politiche circolari nell’edilizia e nell’agricoltura. Queste politiche includono la riduzione del debito e il miglioramento dell’accesso allo sviluppo e al capitale per la transizione, garantendo i diritti dei piccoli agricoltori e promuovendo l’uso di materiali locali, organici e secondari nelle costruzioni.

Per sbloccare finanziamenti per l’edilizia e la produzione circolari nei paesi ad alto reddito, lo studio suggerisce di ripensare gli standard e le pratiche contabili e di introdurre tasse per aumentare il prezzo dei prodotti non sostenibili. Nelle economie emergenti, i governi possono spostare i sussidi dalle pratiche inquinanti nell’agricoltura e nella produzione a quelle pulite e rigenerative. Inoltre, possono garantire che tutti gli investimenti futuri siano in linea con gli standard di benessere ecologico e sociale.

I fondi per lo sviluppo e la transizione potrebbero essere utilizzati nei paesi a basso reddito per sostenere misure circolari in settori chiave come l’agricoltura e l’edilizia, ad esempio l’agricoltura rigenerativa e la pianificazione urbana intelligente.

Una transizione equa, investire nelle competenze verdi

Il rapporto sottolinea l’importanza di garantire una transizione equa colmando il divario di competenze e manodopera. Ciò implica che i programmi educativi, specialmente quelli dell’istruzione professionale, dovrebbero integrare discipline e competenze “verdi”. Corsi a breve termine potrebbero essere una soluzione per rispondere alla crescente domanda di lavori verdi, dai tecnici delle energie rinnovabili agli specialisti delle riparazioni.

Inoltre, i paesi in via di sviluppo potrebbero regolarizzare l’occupazione informale e concentrarsi su rendere i nuovi lavori dignitosi, inclusivi e ben remunerati, garantendo così una transizione equa per tutti.

Economia circolare, la chiave per un futuro sostenibile

Il report Circularity gap mette in luce che l’attuazione di tutte queste soluzioni potrebbe non solo invertire il superamento dei confini e dei limiti di inquinamento, ma anche ridurre di un terzo la necessità globale di estrazione di materiali. Questa riduzione si basa sui principi dell’economia circolare, che promuove l’uso ridotto, ma prolungato nel tempo, dei materiali rigenerativi e il riciclaggio dei materiali a fine vita. Mai come oggi, un’economia circolare è così necessaria per affrontare le sfide attuali.