Via libera aiuti di Stato per rinnovabili, fino a 35 miliardi presi dalle bollette

Aiuti di Stato per le rinnovabili: arriva l'ok della Commissione. Fino a 35 miliardi per la transizione ecologica dalle bollette degli italiani

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La Commissione europea ha dato il via libera agli aiuti di Stato per le fonti di energia rinnovabile. Nella pratica è stato dato l’ok a un regime italiano di aiuti di Stato per il sostegno della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per un totale di 4590 MW. La decisione rientra negli obiettivi strategici del Green deal europeo per la fine della dipendenza dai combustibili fossili.

Con l’ok della Commissione europea l’Italia potrà spendere fino a un massimo di 35,5 miliardi di euro per il sostegno alla produzione dell’energia rinnovabile, con una spesa annua media di 1,85 miliardi nel giro di 20 anni. Ma da dove arrivano i fondi? Gli italiani lo sanno bene, perché nelle bollette già esiste la voce “oneri di sistema” per la messa in sicurezza degli impianti nucleari, le agevolazioni al settore ferroviario e molte altre. A queste si potrebbero aggiungere proprio gli incentivi per le rinnovabili, un fine nobile ma che potrebbe aumentare l’importo delle bollette in Italia. “Potrebbe”, perché un parco di impianti di rinnovabili contribuisce a ridurre il costo dell’energia, ma nell’arco di 20 anni possono accadere molte cose.

Più energia rinnovabile: l’Ue conferma gli aiuti di Stato

L’Italia ha fatto richiesta alla Commissione europea per avviare un regime a sostegno della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. La Commissione ha deciso di disporre il via libera agli aiuti di Stato, una misura che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2028 e sarà finanziata mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori.

Il regime italiano sosterrà la costruzione di nuove centrali e il rinnovo delle tecnologie non ancora mature come l’energia geotermica, eolica off shore, la solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, l’energia prodotta dalle maree, oltre al biogas e alla biomassa. L’obiettivo è quello di mettere nel sistema elettrico italiano (anche attraverso il progetto Tyrrhenian link) un totale di 4590 MW da energia prodotta da fonti rinnovabili.

La motivazione della Commissione al via libera è semplice: il regime infatti facilita lo sviluppo di un’attività economica di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e persegue gli obiettivi strategici propri dell’Unione Europea previsti dal Green deal europeo e dal piano RepowerUE.

Secondo la commissione europea la misura è quindi necessaria e adeguata per far raggiungere all’Italia gli obiettivi climatici proposti in seno all’Europa stessa e inoltre è considerata proporzionata in quanto l’aiuto si limita al minimo necessario per stimolare gli investimenti. Così come si legge nel comunicato stampa della Commissione europea relativo al 4 giugno 2024, è stato stabilito che gli aiuti di Stato hanno un effetto di incentivazione, perché senza il sostegno pubblico non ci sarebbero gli stessi investimenti nelle centrali di produzione di energia rinnovabile e inoltre l’aiuto produrrà effetti positivi superiori a qualsiasi potenziale distorsione della concorrenza e degli scambi nell’UE.

Oltre 35 miliardi per le rinnovabili, ma chi paga?

Con il Green deal europeo l’Ue ha fissato l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2050 e per farlo c’è bisogno di una transizione ecologica green e sostenibile. Con la sua proposta, l’Italia va verso l’obiettivo europeo. Ma da dove provengono i fondi?

Da quanto si apprende direttamente dal sito della Commissione europea, i fondi saranno presi proprio dalle bollette degli utenti finali e saranno presenti all’interno della voce dei cosiddetti “oneri di sistema”. Questi, già oggi, corrispondono al 22% del costo totale della bolletta e producono un gettito complessivo tra i 12 e i quasi 16 miliardi di euro, di cui circa l’80% destinati alle rinnovabili.

Insomma a pagare i 35 miliardi di investimenti nelle rinnovabili saranno le famiglie italiane, sul quale già gravano le bollette tra le più alte in Europa e sulle quali pesano i salari tra i più bassi d’Europa. Eppure le rinnovabili potrebbero ridurre il costo dell’energia e quindi mantenere stabili le bollette a un prezzo non troppo elevato.

Il peso a carico dei consumatori potrebbe quindi non essere così tanto alto, ma solo a partire dalla conclusione dei lavori per le nuove centrali rinnovabili o alla fine dell’aggiornamento di quelle già esistenti. Il ministero dell’Ambiente e della Transizione ecologica ha risposto in merito ai costi del regime italiano approvato dalla Commissione europea e spiega che:

I 35 miliardi sono una stima del costo della misura considerando un prezzo dell’energia medio pari a 70€/mwh per tutto il periodo di validità della misura considerando la vita media utile degli impianti (che varia tra 20 e 25 anni a seconda delle tecnologie). Essendo l’incentivo realizzato tramite un contratto alle differenze a due vie il costo effettivo della misura sarà legato al prezzo effettivo dell’energia. Dunque per prezzi superiori a 70€/Mwh, come attualmente avviene, il costo sarà minore. Per valori dell’energia superiori alle tariffe di aggiudicazione in sede di asta è addirittura previsto che gli operatori restituiscano la differenza al sistema, i costi saranno a valere della componente ASOS in bolletta”.

Insomma il costo potrebbe essere inferiore ai 35 miliardi preventivati perché gli stessi operatori potrebbero vendere la corrente a un prezzo più alto di 70 euro al megawattora, come in una sorta di compensazione. In ogni caso resta invariato un fatto: il prelievo dei fondi per le rinnovabili avverrà attraverso gli oneri di sistema e che si aggiungono a quelli già esistenti.