Riforma del catasto, pasticcio Meloni: cosa farà

Il governo inserisce la riforma del catasto nel Def, Documento di economia e finanza, ma non ha intenzione di attuarla: inascoltate le indicazioni dell'Europa

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La riforma del catasto è un nodo politico molto complesso, al punto che a marzo del 2022 aveva quasi portato alla caduta del governo Draghi. L’Unione europea chiede con insistenza all’Italia questo intervento, osteggiato con decisione da Lega e Forza Italia durante l’ultima amministrazione. Eppure, nonostante tutto ciò, la riforma del catasto è presente nel Def, Documento di economia e finanza, del governo Meloni. La sua presenza, però, non è affatto garanzia di realizzazione.

Riforma del catasto: gli ostacoli

A nulla sono servite i ripetuti “suggerimenti” da Bruxelles, l’Italia non ha ancora trovato un accordo interno per la riforma del catasto. Una prospettiva che si fa decisamente lontana, considerando come oggi al governo ci sia Giorgia Meloni, il cui partito è tra i principali oppositori.

Nonostante ciò, però, la manovra è presente nel suo primo Def, ma ci sono degli elementi che lasciano intendere come non si abbia intenzione di procedere realmente.

A lasciarlo pensare sono alcuni elementi, uno più chiaro dell’altro. All’interno del Documento di economia e finanza del governo Meloni si può leggere come si intenda “adottare e attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema”.

I metodi per riuscirci sono diversi, dalla revisione delle aliquote d’imposta marginali effettive alla razionalizzazione e riduzione delle varie spese fiscali (IVA compresa), dalle sovvenzioni che creano un danno per l’ambiente all’allineamento dei valori catastali a quelli che sono gli attuali valori di mercato.

Ecco che la riforma del catasto viene citata per la prima volta, all’interno di un elenco ma senza troppa rilevanza, nonostante si tratti di un intervento richiesto più volte dall’Unione europea e al centro del dibattito politico nel recente passato.

Il documento torna in seguito a farne parola e stavolta in maniera più dettagliata. Si sottolinea come siano stati compiuti grandi sforzi sul fronte delle risorse e delle tecnologie, così da migliorare la qualità dei dati disponibili e dei servizi per i contribuenti.

“Il catasto integrato è finalizzato a razionalizzare e ad assicurare una gestione omogenea dei database dell’Amministrazione Finanziaria sugli immobili anche al fine di identificare correttamente le unità immobiliari, la base fiscale e gli intestatari”.

Nella parte conclusiva di questo riferimento si accende una sottile speranza, spiegando come sia in fase di realizzazione una piattaforma che garantirà un sistema integrato di interfaccia con le Amministrazioni locali.

Peccato che il ministero dell’Economia chiarisca per bene le intenzioni del governo Meloni, spiegando come l’appendice che richiama anche alla riforma del catasto faccia riferimento alle raccomandazioni della commissione europea all’Italia. Il suo carattere è però meramente ricognitorio in relazione agli interventi che sono già stati adottati. Traduzione: nessuna intenzione d’intervenire.

Cos’è la riforma del catasto

Per quanto abbiamo capito come il governo Meloni non abbia intenzione a intervenire su una riforma del catasto, è necessario spiegare di cosa si tratti nello specifico. Il programma Draghi prevedeva l’attribuzione di un valore di vendita e uno di locazione a ogni immobile. Una ristrutturazione del sistema da attuare entro il 2025.

In relazione ad appartamenti e uffici, inoltre, si puntava a far valere il metro quadrato come unità di misura e non più il vano catastale. In quel programma si prevedeva un avvio dei lavori nel 2023 ma le cose sono andate politicamente in tutt’altra direzione.

Questo intervento non soltanto non è prioritario ma pare osteggiato e in merito si è espresso il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che al Sole 24 Ore ha spiegato come in molti Paesi, come ad esempio Germania e Austria, il catasto sia fermo ad anni antecedenti al nostro “che è stato aggiornato a fine anni Ottanta. Pare ora di aggiornamento del catasto mi pare un fuor d’opera”.