Ultimi obblighi fiscali, quando scade l’acconto Iva e come calcolarlo

L'ultimo pagamento da effettuare al Fisco entro la fine del 2023: ecco come calcolare l'acconto in maniera corretta

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il 2023 è quasi volto al termine, ma ciò non vuol dire che le scadenze tributarie siano terminate. L’ultima è quella dell’acconto Iva, che ha come termine di scadenza il 27 dicembre. Di seguito riportiamo tutti i dettagli, a partire dai tre metodi per il calcolo. Spieghiamo inoltre come procedere al pagamento del dovuto, per un Natale libero dalle preoccupazioni del Fisco.

Cos’è l’acconto Iva

L’ultimo obbligo fiscale del 2023 è di fatto un versamento dell’imposta dovuta sul valore aggiunto, eseguito in anticipo. Il sistema italiano prevede questo acconto entro e non oltre il 27 dicembre di ogni anno. L’acconto è obbligatorio per tutti i soggetti passivi Iva, mensili e trimestrali, nel caso in cui l’importo risulti superiore a 103,29 euro.

Come calcolare l’acconto Iva

Come detto, ci sono tre metodi per calcolare l’acconto Iva, che richiedono spiegazioni dettagliate. Per evitare fraintendimenti e correre il rischio di sanzioni, ecco tutto ciò che occorre sapere.

Partiamo con il metodo storico, che prevede il versamento di un importo che è pari all’88% dell’iva dovuta nel mese di dicembre dell’anno precedente. Ciò vale per i soggetti mensili. Nel caso dei soggetti trimestrali, invece, si fa riferimento all’Iva dovuta al Fisco nel quarto trimestre dell’anno precedente.

Armati di calcolatrice, occorre ottenere la cifra esatta sulla base dell’importo lordo dell’acconto già versato in precedenza. Si tratta del metodo più sicuro e attendibile, che garantisce di restare al di fuori dei guai con l’Agenzia delle Entrate.

Perché non rappresenta la scelta logica per tutti? Perché non è di certo vantaggioso nel caso in cui il proprio volume d’affari sia calato rispetto all’anno precedente. In questo modo, infatti, si procederà a chiudere il proprio anno fiscale a credito nei confronti dello Stato. Denaro che verrà recuperato, versandone meno in seguito. In caso di necessità economica, però, questa situazione non risulta essere delle migliori.

Passiamo allora al metodo previsionale. In questo caso il calcolo dell’acconto Iva dev’essere effettuato sulla base di una stima. Consci delle potenzialità della propria attività o certi dell’ammontare del proprio giro d’affari, si dovrà ipotizzare il guadagno fino al 31 dicembre dell’anno in corso.

Si calcola quindi l’88% dell’Iva che si ritiene di dover versare per il mese di dicembre in corso, per i contribuenti mensili. Il riferimento va invece alla dichiarazione annuale per i contribuenti trimestrali ordinari. Quelli speciali, invece, faranno riferimento al quarto trimestre.

Giunti al termine, facciamo luce sul metodo della liquidazione intermedia al 20 dicembre. Optando per questa soluzione, si procede al pagamento dell’importo totale di una liquidazione apposita, che tiene conto dell’iva relativa a specifiche operazioni. In questo caso si considerano tali operazioni:

  • presenti nel registro delle fatture che sono state emesse dal 1° al 20 dicembre, o dei corrispettivi. Ciò nel caso di contribuenti mensili. Per i trimestrali, invece, vale lo stesso discorso ma dal 1° ottobre al 20 dicembre;
  • quelle che sono state effettuate ma non risultano ancora registrate o fatturate, dal 1° novembre al 20 dicembre;
  • quelle che sono state annotate nel registro delle fatture acquisti dal 1° al 20 dicembre, per i contribuenti mensili, e dal 1° ottobre al 20 dicembre per i trimestrali.