L’Unione europea sta pensando a vari modi per aumentare il denaro a sua disposizione nel bilancio settennale 2028-2034, da elaborare nei prossimi mesi. Tra le ipotesi più contestate ci sarebbe una tassa europea sulle sigarette e sugli altri prodotti derivati dal tabacco, che aumenterebbe il prezzo dei pacchetti di circa un euro.
Contrari i tabaccai, che denunciano che una misura del genere rischierebbe da una parte di aumentare il contrabbando e dall’altra di generare meno introiti per il fisco rispetto alla tassazione attuale, a causa della possibilità di un calo dei consumi.
I tabaccai contro l’Ue
L’Unione italiana tabaccai ha criticato duramente la proposta di una tassazione europea sulle sigarette, che la Commissione europea presenterà il prossimo 16 luglio come opzione per il prossimo bilancio settennale. La Uit ritiene che la legge rischi sia di incentivare il contrabbando, sia di avere un effetto controproducente sulle entrate fiscali:
Una misura che non tiene conto delle già insormontabili difficoltà operative delle rivendite italiane né del crollo dell’economia del settore in molte aree del Paese. Abbiamo fornito analisi e proposte concrete alla VI commissione Finanze e attendiamo ancora risposte. Abbiamo già visto in passato cosa comportano rincari simili. Il rischio concreto è un boom del contrabbando e la perdita secca di gettito fiscale per lo Stato.
In Italia fuma circa un adulto su quattro. Nel 2024 c’è stato un leggero calo del numero di fumatori, anche se tra i giovani è in grande aumento il “policonsumo”, pratica che associa le sigarette tradizionali a quelle elettroniche e al tabacco riscaldato, le cui vendite sono in grande aumento.
La tassa Ue sulle sigarette
L’Unione europea sta cercando di aumentare sensibilmente il denaro a sua disposizione per il prossimo bilancio settennale, che dovrà prevedere entrate e spese del blocco tra il 2028 e il 2034.
L’Ue fa affidamento quasi esclusivamente sui contributi degli Stati membri per il suo bilancio, ma di recente ha adottato politiche che permettono a Bruxelles di sganciarsi da questo vincolo, come il debito comune e, appunto, una tassazione più diretta. Tra gli obiettivi, quello di avere le risorse per affrontare situazioni come l’invasione dell’Ucraina o i dazi di Trump.
La tassa sulle sigarette andrebbe in questa direzione. Si tratterebbe di un aumento molto alto delle accise per i vari prodotti:
- +139% per le sigarette;
- +258% per i tabacchi trinciati (il tabacco “sfuso”);
- +1.090% per i sigari.
In Italia, questo significherebbe un aumento di circa 1 euro per ogni pacchetto da 20 sigarette. Il risultato dovrebbe essere un incasso di circa 15 miliardi di euro all’anno.
Le altre opzioni per il prossimo bilancio europeo
La tassa sulle sigarette è però soltanto una parte del piano dell’Ue per rendere più ampio il proprio bilancio. Il Financial Times ha riportato che la Commissione starebbe valutando anche una tassa sulle grandi aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di euro. Si applicherebbe un sistema a scaglioni, che richiederebbe più contributi da parte dei gruppi più grandi.
Una proposta che ricaverebbe molto più denaro rispetto alla tassa sulle sigarette, ma che rischierebbe di causare una fuga delle grandissime società dall’Ue, in particolare da Paesi come l’Irlanda e i Paesi Bassi, che negli ultimi anni hanno attuato una politica fiscale molto favorevole ai grandi gruppi multinazionali. Un’imposta simile richiederebbe comunque l’approvazione unanime di tutti i 27 Stati membri.