Aprire la partita Iva: è il primo passo per chi ha intenzione di intraprendere un’attività a livello professionale. Ma quanto costa effettuare questa operazione? E, soprattutto, cosa si deve fare?
Prima di procedere sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio. Ritenere che sia necessario aprire la partita Iva solo e soltanto nel momento in cui si supera la soglia dei 5.000 euro di ricavi annui è un concetto sbagliato. Non basta guadagnare 4.999 euro l’anno per far rientrare l’attività sotto il cappello della prestazione occasionale. A far diventare professionale una qualsiasi attività è l’abitualità: quando viene svolta in maniera continuativa, indipendentemente dai redditi che permette di maturare, diventa professionale. E quindi è necessario aprire la partita Iva
Fatta questa premessa, è sempre lecito avere mille dubbi e perplessità nel momento in cui si decide di avviare una qualsiasi attività di lavoro autonomo o di impresa. Ma soffermiamoci sugli aspetti burocratici e cerchiamo di capire come debba essere aperta una partita Iva.
Indice
Partita Iva, di cosa si tratta
Volendo sintetizzare al massimo la partita Iva è un codice numerico che identifica una persona fisica – o una società – che esercita una qualsiasi attività imprenditoriale o professionale. È composta da un blocco di 11 numeri che sono suddivisi in questo modo:
- attraverso i primi sette la partita Iva viene collegata direttamente al contribuente che ne è titolare;
- i successivi tre costituiscono un codice identificativo che viene rilasciato dall’apposito ufficio dell’Agenzia delle Entrate;
- l’ultimo numero ha una semplice funzione di controllo.
Il contribuente deve aprire la partita Iva nel momento in cui avvia la propria attività. Rimane valida fino a quando il titolare decide di cessare l’attività: per farlo deve comunicare agli uffici del fisco la chiusura.
Chi è tenuto ad aprire la partita Iva
Quando sorge l’obbligo di aprire una partita Iva? Ma, soprattutto, quali sono i contribuenti tenuti a farlo? Sono soggetti a questo onere quanti stiano svolgendo un’attività in forma autonoma, individualmente o sotto forma di società. Stiamo parlando, quindi, di imprese o liberi professionisti che offrono dei beni o dei servizi ai propri clienti. Questi soggetti devono adempiere ad una serie di obblighi fiscali proprio attraverso l’apertura della partita Iva.
A seguito della sua apertura i contribuenti sono obbligati ad emettere una fattura per regolare i compensi che ricevono. La fattura costituisce un vero e proprio obbligo ai fini Iva – eccetto che per i soggetti che ne sono esonerati come i forfettari – e serve a determinare il reddito d’impresa o da lavoro autonomo per la determinazione delle imposte dirette.
Quando è necessario farlo
Nel momento in cui l’attività viene svolta in maniera abituale – anche se non esclusiva – è necessario aprire la partita Iva. Non è necessario che l’attività sia organizzata prevalentemente con il proprio lavoro o con quello di una serie di collaboratori. Nel momento in cui un contribuente svolge un attività in modo abituale e continuativo è tenuto ad aprire la partita Iva, indipendentemente dal volume dei compensi che vengono percepiti nel corso dell’anno e il numero dei giorni nei quali si è effettivamente svolta l’attività.
L’abitualità e la continuità costituiscono gli elementi chiavi per determinare il momento nel quale è necessario aprire la partita Iva. Anche perché ogni tipo di attività si esercita in modo diverso con delle caratteristiche proprie. In estrema sintesi sono due gli elementi che devono essere presi in considerazione per l’apertura di una partita Iva:
- il fatto che l’attività sia esercitata in maniera continuativa e l’abitualità delle prestazioni fornite;
- la professionalità e l’esercizio in forma organizzata dell’attività.
L’importanza del superamento delle soglie di reddito
Sono in molti a collegare il superamento di determinate soglie di ricavi – i famosi 5.000 euro all’anno – con l’obbligo di apertura della partita Iva. Nulla di più sbagliato e falso. I ricavi non costituiscono un parametro per l’apertura della partita Iva, che diventa obbligatoria nel momento in cui si esercita l’attività in maniera professionale.
Volendo sintetizzare al massimo, anche chi dovesse guadagnare 4.500 euro all’anno, ma esercita l’attività in maniera professionale, è obbligato ad aprire la partita Iva. Poi il ragionamento che sia conveniente farlo prescinde da quelli che sono gli obblighi fiscali dei contribuenti.
Ad ogni modo, se è vero che i parametri da tenere sotto controllo sono la continuità e l’abitualità, è pur vero che l’Agenzia delle Entrate non ha fornito una definizione precisa di questi due elementi. Questo è il motivo per il quale sarà sempre necessario valutare con attenzione caso per caso per comprendere se sia effettivamente necessario aprire la partita Iva.
Il lavoro autonomo occasionale
Purtroppo sul web si è diffusa un’opinione sbagliata secondo la quale sembrerebbe possibile evitare di aprire una partita Iva sfruttando le possibilità del lavoro autonomo occasionale. Questa particolare forma di collaborazione, che ad oggi è disciplinata dall’articolo 222 del Codice Civile e da alcune circolari di chiarimento dell’Inps, riguarda delle attività autonome per le quali non c’è alcun vincolo di coordinamento da parte del committente. E che, soprattutto, sono saltuarie ed episodiche: come tali non si ripetono nel tempo.
Le prestazioni da lavoro autonomo occasionale possono essere sfruttate quando ci sono delle attività che non vengono ripetute nel tempo, perché riguardano delle attività lavorative che non hanno carattere professionale e sono svolte in modo non continuativo.
In questo caso, sicuramente, l’aspetto più importante è quello intellettuale, che deve prevalere sull’organizzazione e sui mezzi che vengono impiegati. Un esempio in questo senso può essere quello dello studente che, nel corso dei mesi estivi, fornisce delle ripetizioni di una specifica materie. In questo caso siamo davanti ad una prestazione occasionale. Ma se l’attività delle ripetizioni dovesse proseguire tutto l’anno e l’attività diventa organizzata professionalmente, è necessario aprire una partita Iva.
A partire dal 2015, inoltre, non esiste più il limite massimo di 30 giorni all’anno e di 5.000 euro lorde per identificare una prestazione occasionale: questo tipo di soluzione, oggi come oggi, può essere applicata in poche fattispecie.