Fisco, il governo fa lo sconto alle opere d’arte

Cambia l'Iva sulle opere d'arte e cambiano le plusvalenze sulla compravendita delle opere da collezione. Le novità della riforma fiscale

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Camera dei deputati ha approvato, nella seduta del 12 luglio, il disegno di legge delega per la riforma del Fisco. Ora la palla passa al Senato con l’obiettivo di votare il testo entro la pausa estiva. Salvo intoppi seguiranno i decreti in autunno e l’entrata in vigore nell’anno a venire.

Riforma fiscale approvata alla Camera

Si conferma, con l’aggiunta di alcune integrazioni, la linea espressa dal Consiglio dei ministri nel documento approvato in occasione della seduta del 16 marzo scorso.

Sono molte le novità sul piatto, le più importanti delle quali sono la riforma dell’Ipef (che passa da 4 a 3 aliquote), l’estensione della cedolare secca agli immobili non abitativi, la detassazione delle tredicesime per dare maggiore liquidità ai dipendenti e la riforma di Ires e Irap.

Plusvalenza sulle opere d’arte

Il testo va a introdurre anche alcune novità relativamente alla fiscalità dell’arte e degli oggetti preziosi da collezione.

Le plusvalenze derivanti dalla vendita di oggetti d’arte, d’antiquariato o da collezione ai fini della tassazione andranno considerate fra i “redditi diversi”. Stessa sorte per le opere di ingegno di carattere creativo appartenenti alle arti figurative quando vi sia un intento speculativo se tali opere vengono create al di fuori dell’attività di impresa.

Rimangono escluse da questi parametri fiscali le opere delle quali il contribuente venga in possesso per successione, donazione, permuta con altri oggetti artistici o nei casi in cui l’oggetto d’arte sia stato acquistato da un collezionista per mere finalità culturali e non al fine di una compravendita destinata a creare profitto.

Il regime fiscale si applica quindi ai mercanti d’arte che realizzano reddito di impresa e hai amatori privati che effettuino acquisti sporadici finalizzati alla rivendita a prezzo maggiorato.

La riforma fiscale per le plusvalenze esenta poi i collezionisti dall’obbligo di compilare le dichiarazioni fiscali per le opere d’arte che possiedono. Saranno i decreti attuativi, che vedranno la luce dopo l’approvazione definitiva della delega fiscale, a stabilire modalità ed entità di applicazione di questa disposizione. Il motivo è che attualmente i contribuenti sono chiamati a dichiarare le opere d’arte detenute all’estero nella dichiarazione fiscale (quadro RW). Lo scopo è quello di permettere all’Erario di avere una panoramica completa sui beni del contribuente. Una mancata armonizzazione della normativa potrebbe far sorgere la paradossale situazione secondo la quale lo stesso bene se detenuto in una seconda casa all’estero deve essere comunicato al Fisco, ma qualora si dichiari di averlo trasferito in un’altra abitazione in Italia lo si può nascondere ai radar dell’Agenzia delle Entrate.

Cambia l’Iva sulle opere d’arte

Viene ridotta l’aliquota dell’Iva sull’importazione di opere d’arte che è attualmente al 10%. Ridotta l’Iva anche sulla vendita di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione (attualmente al 22% se non venduti direttamente dagli autori).

Qui una panoramica sulle principali novità introdotte dalla riforma del Fisco approvato alla Camera.

Con la rimodulazione del Fisco sarà poi inevitabile rivedere anche l’impostazione delle detrazioni fiscali.