Il Redditometro lascia il posto all’IA: i nuovi metodi del Governo per la lotta all’evasione

Il Governo ha abbandonato l'idea di reintrodurre il redditometro e si affida all'IA e al fisco amico per trovare gli evasori

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il Governo ha ufficialmente annullato il ritorno del cosiddetto Redditometro, l’algoritmo introdotto fin dagli anni ’70 che utilizza i dati sul patrimonio per trovare le grandi anomalie tra entrate e spese dei contribuenti e di conseguenza eseguire controlli su possibili evasori fiscali. Cambia quindi la strategia dell’esecutivo per recuperare i soldi dall’evasione fiscale.

Il cosiddetto fisco amico e l’impiego di nuove tecnologie sarà al centro della strategia del Governo per recuperare almeno parte degli oltre 85 miliardi di euro evasi ogni anno al fisco dai contribuenti italiani. Fondi preziosi per lo Stato che si trova a dover far fronte a una situazione complessa per i conti pubblici.

Bocciato il Redditometro, arriva l’IA

Per alcuni giorni è sembrato possibile che il governo reintroducesse il cosiddetto Redditometro. La norma, proposta dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, era arrivata fino in Gazzetta ufficiale e soltanto un intervento diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha evitato il suo ritorno. Il Redditometro è un algoritmo introdotto per la prima volta nel 1973 e poi utilizzato per moltissimi anni.

Il suo principio era quello di confrontare le spese dei contribuenti con le loro entrate dichiarate e, in caso di evidenti incongruenze, segnalare la situazione e avviare un controllo dell’Agenzia delle Entrate. Il problema di questo modello era però la sua inefficacia: dei miliardi di euro che ogni anno il contrasto all’evasione fiscale ricava, solo poche centinaia di migliaia erano imputabili al Redditometro. Per questa ragione il primo Governo Conte lo rimosse nel 2018.

Questo non significa però che lo Stato stia rinunciando a trovare nuovi metodi per recuperare gli 85 miliardi di euro che ogni anno i contribuenti italiani evadono. L’applicazione delle nuove tecnologi è un passo avanti in questo senso. L‘Avatar fiscale ad esempio utilizza l’intelligenza artificiale per individuare anomalie contabili e fiscali in modo da indicare con maggiore precisione e rapidità rispetto a uno strumento come il Redditometro gli evasori fiscali.

Il Governo punta sul fisco amico

La lotta all’evasione non è però l’unica strategia adottata dal governo per recuperare il sommerso. Parte della riforma fiscale delegata dal Parlamento all’esecutivo riguarderà la riduzione delle sanzioni, nel principio del cosiddetto fisco amico. Il concetto dietro a queste norme è simile a quello che permette di pagare meno una multa stradale se questa viene saldata entro pochi giorni. Lo Stato preferisce emettere sanzioni più basse con una maggiore probabilità di essere pagate che multe altissime che il cittadino non può permettersi.

Per questo saranno abbassate una serie di sanzioni relative all’evasione fiscale che il Governo ritiene troppo alte e quindi controproducenti, nella speranza che questo non abbassi o al contrario addirittura aumenti gli introiti per lo Stato. Le multe ridotte saranno quelle relative a:

  • Dichiarazione dei redditi, dell’Irap o del sostituto d’imposta non presentata: ridotta dal 240% al 120%
  • Dichiarazione infedele: ridotta dal 90%-180% al 70%
  • Omessa o tardiva trasmissione dei dati per i commercianti: tetto alzato a 1.000 euro
  • Incompleta o infedele comunicazione delle minusvalenze: la sanzione massima passa da 50mila a 30mila euro

Le sanzioni fiscali fruttano ogni anno allo Stato 2,27 miliardi di euro. Il Governo, che necessita di fondi per risolvere la difficile situazione di bilancio, spera che queste misure spingano più persone a pagare e quindi aumentino il gettito.