Trump detta i 20 punti per la pace a Gaza con Netanyahu, Meloni approva

Il Governo italiano appoggia il piano Trump su Gaza: tregua, restituzione degli ostaggi, ricostruzione e una nuova governance internazionale

Foto di Mirko Ledda

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Pubblicato:

Palazzo Chigi appoggia il piano di Donald Trump per Gaza. Con una nota ufficiale, il Governo ha espresso pieno sostegno alla proposta presentata dal presidente statunitense per porre fine all’occupazione della Striscia di Gaza,, ottenere il rilascio degli ostaggi e garantire una tregua stabile, accompagnata da un intervento internazionale di ricostruzione. Secondo Roma, il piano può rappresentare una svolta, non solo per mettere fine alle ostilità ma anche per affrontare la crisi umanitaria in corso. Nessuna dichiarazione dell’Esecutivo o del presidente americano riporta la parola genocidio.

L’Italia si dice pronta a fare la sua parte in stretto coordinamento con Stati Uniti, partner europei e regionali, e invita tutte le parti coinvolte a cogliere l’opportunità della pace. Un appello diretto anche ad Hamas, affinché rinunci a ogni ruolo nel futuro di Gaza, consegni le armi e liberi gli ostaggi ancora in vita.

Cosa prevede il piano di Trump per Gaza

Il piano, illustrato da Trump in una conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, si articola in 20 punti e si propone di:

  • ottenere un cessate il fuoco permanente;
  • rilasciare gli ostaggi israeliani entro 72 ore;
  • demilitarizzare completamente Gaza;
  • affidarne la gestione a un’autorità palestinese tecnocratica e apolitica, supervisionata da un organismo internazionale denominato Board of Peace.

A presiederlo, ha annunciato lo stesso Trump, sarà lui in persona, con la partecipazione di altri leader occidentali e di tecnici palestinesi, incluso l’ex premier britannico Tony Blair.

Trump ha dichiarato che Hamas non potrà avere alcun ruolo nel futuro governo della Striscia. Lo stesso vale per altre fazioni terroristiche o tacciate di terrorismo. La sicurezza interna verrebbe affidata a una Forza Internazionale di Stabilizzazione (Isf), con supporto di Egitto, Israele e Stati Uniti.

Le “città miracolo” sul modello arabo

Il piano prevede anche la ricostruzione economica di Gaza attraverso una zona economica speciale, finanziamenti esteri e investimenti infrastrutturali, per offrire una prospettiva di stabilità e sviluppo a lungo termine.

Tra i punti si parla della costruzione di “città miracolo“, termine utilizzati per le moderne e ricche città degli Emirati Arabi e dell’Arabia Saudita nate negli ultimi decenni grazie anche a investimenti esteri, che attraggono visitatori da tutto il mondo con i loro grattacieli e la loro offerta turistica.

Torna dunque il tema della Riviera di Gaza, di cui aveva parlato il presidente americano alcuni mesi fa, immaginando una rinata Gaza City con spiagge e palazzi futuristici.

La posizione di Netanyahu

Nonostante il sostegno ufficiale, le posizioni di Trump e Netanyahu non coincidono su tutto. Il premier israeliano, durante la stessa conferenza stampa, ha ribadito che Israele intende mantenere il controllo del perimetro di sicurezza per un periodo indefinito, e che né Hamas né l’Autorità Palestinese potranno governare Gaza.

Se Hamas accettasse il piano, ha detto Netanyahu, il ritiro israeliano sarebbe legato al successo del disarmo. In caso contrario, Israele porterà a termine da sola l’operazione.

Il sentiment dei palestinesi

Hamas intanto starebbe esaminando la proposta, ma il piano è stato visto da molti analisti di Al Jazeera come un ultimatum, e accettarlo sarebbe una resa mascherata. Interessante notare che si parla di popolo palestinese solo negli ultimi punti, mentre per quanto riguarda la ricostruzione e gli aiuti di un generico “abitanti di Gaza“.

Accettare il piano, tra l’altro, significherebbe allinearsi alla narrazione israeliana secondo cui la Striscia sarebbe ormai solo un centro di reti terroristiche da smantellare.

Tra i civili di Gaza regnerebbero scetticismo e sfiducia. La popolazione vorrebbe la fine delle ostilità, ma il piano, a ben vedere, non offre reali garanzie per la protezione degli interessi palestinesi e sull’autodeterminazione del popolo (di cui si parla di sfuggita, alla fine, e come di una possibilità remota e pilotata).

Nella parte finale del piano, inoltre, gli Stati Uniti si impegnano a riavviare un dialogo tra Israele e Palestina per tracciare un orizzonte politico credibile verso la coesistenza pacifica.

Un passaggio che Palazzo Chigi ha rilanciato nella sua nota, ribadendo il sostegno alla soluzione dei due Stati come unico scenario possibile per una pace duratura.

Ma resta da capire se, e quando, le condizioni sul terreno permetteranno davvero di passare dalla tregua alla costruzione di una nuova fase politica – e in che modo sarà davvero tutelata l’esistenza delle popolazioni autoctone, considerando che il piano lascia terreno fertile a nuovi atti di colonialismo e sfruttamento della terra da parte di investitori stranieri.

I 20 punti per la pace a Gaza stilati da Trump

  1. Gaza sarà una zona deradicalizzata, libera dal terrorismo, e non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini.
  2. Gaza sarà riqualificata a beneficio del popolo di Gaza, che ha sofferto più che a sufficienza.
  3. Se entrambe le parti accettano questa proposta, la guerra finirà immediatamente. Le forze israeliane si ritireranno fino alla linea concordata per prepararsi alla liberazione degli ostaggi. Durante questo periodo, tutte le operazioni militari, compresi i bombardamenti aerei e di artiglieria, saranno sospese, e le linee di battaglia resteranno congelate finché non saranno soddisfatte le condizioni per il ritiro completo a tappe.
  4. Entro 72 ore dall’accettazione pubblica di questo accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti.
  5. Una volta che tutti gli ostaggi saranno rilasciati, Israele rilascerà 250 prigionieri condannati all’ergastolo e 1.700 abitanti di Gaza che sono stati detenuti dopo il 7 ottobre 2023, incluse tutte le donne e i bambini arrestati in quel contesto. Per ogni ostaggio israeliano di cui saranno restituiti i resti, Israele rilascerà i resti di 15 abitanti di Gaza deceduti.
  6. Una volta che tutti gli ostaggi saranno restituiti, i membri di Hamas che si impegnano alla coesistenza pacifica e alla consegna delle armi riceveranno l’amnistia. I membri di Hamas che desiderano lasciare Gaza avranno passaggio sicuro verso Paesi disposti ad accoglierli.
  7. All’accettazione di questo accordo, gli aiuti completi saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza. Al minimo, la quantità degli aiuti sarà coerente con quanto incluso nell’accordo del 19 gennaio 2025 riguardo gli aiuti umanitari, inclusa la riabilitazione delle infrastrutture (acqua, elettricità, fognature), la riabilitazione di ospedali e panifici, e l’ingresso delle attrezzature necessarie per rimuovere le macerie e aprire le strade.
  8. L’ingresso e la distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza procederanno senza interferenze da parte delle due parti, attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Croce Rossa, in aggiunta ad altre istituzioni internazionali non associate in alcun modo a una delle due parti. L’apertura del valico di Rafah in entrambe le direzioni sarà soggetta allo stesso meccanismo implementato nell’accordo del 19 gennaio 2025.
  9. Gaza sarà governata sotto una governance transitoria temporanea da parte di un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e dei comuni per il popolo di Gaza. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali, con supervisione e controllo da parte di un nuovo organismo internazionale di transizione, il Board of Peace, che sarà guidato e presieduto dal presidente americano Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, incluso l’ex Primo Ministro Tony Blair. Questo organismo stabilirà il quadro e gestirà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l’Autorità Palestinese avrà completato il proprio programma di riforme, come delineato in varie proposte, incluso il piano di pace del presidente Trump del 2020 e la proposta saudita-francese, e potrà riprendere in modo sicuro ed efficace il controllo di Gaza. Questo organismo si baserà sui migliori standard internazionali per creare una governance moderna ed efficiente che serva il popolo di Gaza e sia favorevole ad attrarre investimenti.
  10. Un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza sarà creato convocando un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle moderne città “miracolo” (sulla falsariga di quelle saudite, ndR) in Medio Oriente. Molte proposte di investimento ben ponderate e idee di sviluppo entusiasmanti sono state formulate da gruppi internazionali ben intenzionati, e saranno prese in considerazione per sintetizzare i quadri di sicurezza e di governance in grado di attrarre e facilitare questi investimenti che creeranno lavoro, opportunità e speranza per la Gaza futura.
  11. Sarà istituita una zona economica speciale con tariffe preferenziali e condizioni di accesso da negoziare con i Paesi partecipanti.
  12. Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare. Incoraggeremo le persone a restare e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore.
  13. Hamas e le altre fazioni accetteranno di non avere alcun ruolo nella governance di Gaza, né diretto, né indiretto, né in alcuna forma. Tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, inclusi i tunnel e gli impianti di produzione di armi, saranno distrutte e non ricostruite. Ci sarà un processo di smilitarizzazione di Gaza sotto la supervisione di osservatori indipendenti, che includerà la messa permanente fuori uso delle armi attraverso un processo di disarmo concordato, supportato da un programma di riacquisto e reintegrazione finanziato a livello internazionale, tutto verificato dagli osservatori indipendenti. La nuova Gaza sarà pienamente impegnata nella costruzione di un’economia prospera e nella coesistenza pacifica con i vicini.
  14. Una garanzia sarà fornita dai partner regionali per assicurare che Hamas, e le fazioni, rispettino i loro obblighi e che la Nuova Gaza non rappresenti una minaccia per i suoi vicini o per la propria gente.
  15. Gli Stati Uniti lavoreranno con partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza Internazionale di Stabilizzazione Temporanea (ISF) da dispiegare immediatamente a Gaza. L’ISF formerà e fornirà supporto alle forze di polizia palestinesi verificate nella Striscia di Gaza, e consulterà la Giordania e l’Egitto che hanno vasta esperienza in questo campo. Questa forza sarà la soluzione a lungo termine per la sicurezza interna. L’ISF lavorerà con Israele ed Egitto per aiutare a garantire le aree di confine, insieme alle forze di polizia palestinesi recentemente addestrate. È fondamentale impedire l’ingresso di munizioni a Gaza e facilitare il rapido e sicuro flusso di beni per ricostruire e rivitalizzare Gaza. Le parti concorderanno un meccanismo di deconflitto.
  16. Israele non occuperà né annetterà Gaza. Man mano che l’ISF stabilisce il controllo e la stabilità, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si ritireranno in base a standard, traguardi e scadenze legate alla smilitarizzazione, che saranno concordati tra le IDF, l’ISF, i garanti e gli Stati Uniti, con l’obiettivo di una Gaza sicura che non rappresenti più una minaccia per Israele, l’Egitto o i loro cittadini. In pratica, le IDF consegneranno progressivamente i territori di Gaza che occupano all’ISF secondo un accordo con l’autorità di transizione, fino a quando si ritireranno completamente da Gaza, fatta eccezione per una presenza di sicurezza perimetrale che resterà finché Gaza non sarà adeguatamente sicura da qualsiasi minaccia terroristica riemergente.
  17. Nel caso in cui Hamas prenda tempo o rifiuti questa proposta, quanto sopra, inclusa l’operazione di aiuto potenziata, proseguirà nelle aree libere dai terroristi consegnate dalle IDF all’ISF.
  18. Sarà istituito un processo di dialogo interreligioso basato sui valori della tolleranza e della coesistenza pacifica per cercare di cambiare le mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani, enfatizzando i benefici che possono derivare dalla pace.
  19. Mentre la riqualificazione di Gaza progredisce e quando il programma di riforma dell’Autorità Palestinese sarà attuato in buona fede, le condizioni potranno finalmente essere mature per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese, che riconosciamo come aspirazione del popolo palestinese.
  20. Gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico di coesistenza pacifica e prospera.