Meloni incassa la fiducia alla Camera: ecco cosa farà in politica estera tra Ue e Nato

La Camera ha votato la fiducia al governo Meloni con 235 sì. Ecco il discorso della neopremier sulla posizione che assumerà il governo in politica estera

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La Camera ha votato la fiducia al Governo Meloni con 235 sì. I no sono stati 154 e gli astenuti 5. La neo Presidente del Consiglio (anzi, il Presidente come preferisce che si dica) Giorgia Meloni ha reso alla Camera le dichiarazioni programmatiche del Governo. Al termine del dibattito generale, ha tenuto l’intervento di replica.

Mercoledì 26 ottobre alle 13 è prevista al Senato la discussione sulle comunicazioni di Meloni che poi, intorno alle 16:30, interverrà per la replica.

Emozione e ringraziamenti

Ancora una volta visibilmente emozionata, come già durante il giuramento con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la cerimonia della campanella per il passaggio di consegne dall’ex premier Mario Draghi, Meloni invoca subito il “grande senso di responsabilità” che sente.

Poi i ringraziamenti al Capo dello Stato, ai partiti della coalizione di Governo, Fratelli d0’Italia, Lega, Forza Italia, e Noi Moderati, a quel centrodestra che “ha dato vita a questo Governo in uno dei lassi di tempo più brevi della storia repubblicana e io credo che questo sia il segno più tangibile di una coesione che, alla prova dei fatti, riesce sempre a superare le differenti sensibilità, nel nome di un interesse più alto” dice.

Un grazie anche a Draghi, che, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, ha, in queste settimane, “offerto tutta la sua disponibilità affinché vi fosse un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, ovviamente, anche se, per ironia della sorte, quel Governo era guidato dal presidente dell’unico partito di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io voglio dirvi che credo non ci sia nulla di strano. Così dovrebbe essere sempre, così è nelle grandi democrazie”. E un grazie – “il più sentito” – al popolo italiano, a chi ha deciso di non mancare all’appuntamento elettorale.

Meloni prima premier donna italiana: le sue parole

Poi Meloni tocca il riferimento a ciò che lei stessa rappresenta, oggi, per l’Italia intera. “Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi – dice – non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani”.

E ancora: “Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito, con le assi del loro esempio, la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore”. Cui segue un elenco di donne che hanno lottato controcorrente, da Maria Montessori a Grazia Deledda, “che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese”, da Tina Anselmi a Nilde Jotti a Rita Levi Montalcini, e ancora Oriana Fallaci, Ilaria Alpi, Mariagrazia Cutuli, fino a Samantha Cristoforetti.

L’Italia non prende ordini da nessuno

Meloni dichiara di voler puntare a stare in carica per i 5 anni previsti dalla legislatura, impresa quasi impossibile però in Italia. Fa riferimento agli impegni presi in campagna elettorale – “manterremo quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l’essenza stessa della democrazia” – e lancia una frecciatina ai leader di quei Paesi, come la Francia, che hanno detto di voler vigilare sul nuovo Governo.

“Direi che possono spendere meglio il loro tempo. In quest’Aula e nel nostro Parlamento ci sono valide e battagliere forze di opposizione, più che capaci di far sentire la propria voce, senza – mi auguro – alcun soccorso esterno”. “Voglio sperare che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a questo Governo: manca di rispetto al popolo italiano, che non ha lezioni da prendere”.

Dove si colloca il nuovo governo rispetto alla politica estera

L’Italia – insiste Meloni – è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze, Stato fondatore dell’Unione europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e, ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori, fondato su libertà, uguaglianza e democrazia, frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico-cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa.

Ringraziando i vertici Ue, ribadisce con forza che “l’Italia in Europa farà sentire la sua voce”, “non per frenare o sabotare l’integrazione europea, ma per contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese”.

Il nuovo governo non concepisce l’Unione europea “come un circolo elitario, con soci di serie A e soci di serie B o, peggio, come una società per azioni e diretta da un consiglio d’amministrazione, con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Ue per noi è la casa comune dei popoli europei e, come tale, deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca”.

A partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli: gli accordi commerciali certo, ma anche l’approvvigionamento di materie prime e di energia, le politiche migratorie, le scelte geopolitiche, la lotta al terrorismo. Serve un’integrazione più efficace nell’affrontare le grandi sfide, nel rispetto di quel motto fondativo che recita: “Uniti nella diversità”, esorta ancora la neopremier, che rimarca che il governo rispetterà le regole attualmente in vigore e, nel contempo, offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita.

L’Italia e la Nato: cosa farà rispetto alla guerra in Ucraina

Poi un passaggio sulla Nato: essa “garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza che troppo spesso diamo per scontato; è dovere dell’Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo, per uno Stato, è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte”.

Ringraziando le forze armate, Meloni conclude che l’Italia continuerà a essere partner affidabile in seno all’Alleanza atlantica, a partire dal sostegno “al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa, non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana, ma anche perché è il modo migliore di difendere il nostro interesse nazionale”.

Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere, a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato ed è quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica.