L’allarme sulle navi russe nel Mediterraneo: cosa succede

Il Capo di Stato maggiore della Marina militare evoca scenari da Guerra Fredda e parla di "aumento impressionante" della flotta russa. Si rischiano incidenti?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Che una flotta di navi russe si aggirasse nel Mediterraneo era cosa ormai nota da tempo (ne avevamo parlato anche qui). In alcuni momenti questa presenza nelle acque a un passo da casa nostra, però, sembra intensificarsi assieme ai livelli di preoccupazione.

A suggerire di tenere alta l’attenzione sulla sicurezza marittima, a un anno esatto dall’invasione russa dell’Ucraina, è stato il Capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, in audizione all Commissione Difesa della Camera.

L’aumento della flotta russa: rischio incidenti?

Gli effetti immediati della guerra in Ucraina sulla nostra sicurezza si sono riverberati ancora una volta sul mare”, ha riferito Credendino, sottolineando “l’aumento impressionante dei numeri della flotta russa nel Mediterraneo e nel Mar Nero a un livello che non si vedeva nemmeno ai tempi della Guerra Fredda“. A dicembre anche un altro ammiraglio, Ferdinando Sanfelice di Monteforte, esperto militare e docente di Studi strategici, aveva parlato di un “assetto da Guerra Fredda”, riferendosi al fatto che a poche miglia nautiche da casa nostra naviga anche una portaerei americana. Le due grandi superpotenze rivali si osservano lente e letali come squali nel mare nostrum. “Si tratta di uno scenario che ho vissuto quando ero un giovane ufficiale inseguendo navi e sommergibili russi: mi sembra di essere tornato indietro nel tempo di cinquant’anni“, afferma Sanfelice di Monteforte.

“Il numero di navi russe nel Mediterraneo è aumentato, un numero alto che non è una minaccia diretta al territorio nazionale, ma aumenta tantissimo la tensione“, ha evidenziato ancora Enrico Credendino. I russi, secondo il Capo di Stato maggiore della Marina militare, “hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale nel Mediterraneo e prima era evidente solo nel Baltico. Il rischio di incidente è possibile e quando c’è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire” (intanto Putin pensa a una nuova economia per la Russia: il piano).

Di quanto sono aumentate le navi russe nel Mediterraneo

L’aumento di navi della flotta russa nel Mediterraneo viene dunque definito “impressionante”. Nel 2015 era presente una piccola nave di appoggio a Tartus, mentre nel monitoraggio effettuato un paio di settimane fa si contavano ben 15 imbarcazioni e 3 sommergibili. “Non è una minaccia diretta al territorio nazionale, ma richiede una maggiore presenza di nostre navi. L’esigenza per noi alleati è di essere presenti con una flotta navale bilanciata“, conclude Credendino.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, nelle nostre acque era già stato avvistato l’incrociatore Varyag, progettato principalmente per il combattimento anti-nave. A quello sono seguiti altri avvistamenti, che però non hanno mai fatto scattare alcun allarme di tipo militare.

Cosa vuole la Russia nel Mediterraneo?

Il Mediterraneo è un vecchio, vecchissimo sogno della Russia. Il controllo del Mar Nero risponde quasi esclusivamente a crearsi uno sbocco privilegiato nel mare che bagna Europa e Africa, altro grande obiettivo messo prepotentemente sul tavolo dalla guerra in Ucraina. Per questo a fine luglio Putin ha inaugurato una nuova dottrina navale che punta ad allargare il giogo che rischia di soffocare la Russia sul mare in corrispondenza degli Stretti, che tendono a “stringersi” e a bloccare i traffici durante le crisi internazionali.

Dopo aver trincerato i mari del Nord nel Circolo Polare Artico, allo scopo di insidiare gli Usa e la Nato sul fronte marittimo settentrionale, Mosca si è resa conto che le resistenze alleate in quell’area sono troppo dure da scardinare. Almeno per il momento. Fisiologico dunque il dirottamento degli sforzi navali verso Sud, dove le imbarcazioni russe possono contare su appoggi geopolitici, approdi sicuri e partner commerciali prima di far rotta verso l’Oceano Indiano e i mari asiatici (la Cina vuole la pace tra Russia e Ucraina: l’accordo segreto). In questo senso la Crimea, e in particolare il porto di Sebastopoli, giocano un ruolo fondamentale. Vedremo quale sarà il loro destino quando questo logorante e tragico conflitto volgerà al termine.