Povertà in Italia in lieve calo: -1,6% ma l’inflazione colpisce il reddito delle famiglie

Luci e ombre nell'ultimo rapporto Istat: i redditi aumentano, ma l'inflazione vanifica la loro corsa. Si riduce lievemente il numero di persone a rischio povertà, che però rimane comunque altissimo. E i poveri veri sono quasi 1 su 20 e quasi tutti nel Centro-Sud

Pubblicato: 7 Maggio 2024 11:13

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nel 2023, secondo le rilevazioni dell’Istat, il rischio di povertà o di esclusione sociale fra la popolazione italiana si attesta al 22,8%. Il dato, drammatico, vede però un timido miglioramento pari al -1,6%: nel 2022 la quota di italiani a rischio era maggiore assestandosi al 24,4%. È quanto viene certificato nell’ultimo report dal titolo “Condizioni di vita e reddito delle famiglie”.

Povertà in Italia in lieve calo

Per quanto riguarda invece il rischio di povertà puro, il valore nel 2023 si assesta al 18,9%. Si tratta di un calo pari al -1,2% rispetto al dato del 2022 che si assestava al 20,1%. Ma al contempo aumenta anche lievemente (+0,2%) il numero di italiani in condizione di grave deprivazione materiale e sociale: 4,7% rispetto al 4,5%.

Il reddito degli italiani

I valori relativi al reddito medio degli italiani sono relativi all’anno 2022 e segnano un andamento bipolare: il reddito medio delle famiglie si assesta a 35.995 euro registrando un aumento in termini nominali del +6,5%. Dall’altra parte, però, viene evidenziata una flessione in termini reali del -2,1% dovuta all’inflazione. La traduzione del dato sul piano pratico è che da una parte l’aumento dei posti di lavoro spinge al rialzo le finanze delle famiglie, ma dall’altra parte l’impennata del costo della vita fa sentire il suo peso.

L’inflazione, come è noto, nel 2022 è stata scatenata dalla guerra in Ucraina e dal cambiamento degli assetti geopolitici che ha avuto immediate ripercussioni in particolare sul mercato dell’energia (carburanti per veicoli e gas per riscaldamento domestico e ad uso industriale).

Sempre nel 2022, si continua a registrare un dislivello per quanto riguarda la cima della piramide e la base: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere. Si tratta di un lieve calo (-0,3%) rispetto al 2021, quando tale dislivello era parti 5,6 volte.

Per quanto riguarda il rischio povertà puro (cioè non associato anche al rischio di esclusione sociale) l’Istat certifica come nell’anno 2023 riguardi circa 11 milioni e 121.000 individui pari, come anticipato, al 18,9% della popolazione. Si tratta di persone che nell’anno precedente l’indagine avevano avuto un reddito netto equivalente inferiore al 60% rispetto a quello mediano che è pari a 11.891 euro annui. Al calo dell’incidenza di persone a rischio di povertà rispetto all’anno precedente (20,1%) ha contribuito l’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione.

Grave indigenza per quasi il 5% della popolazione

La situazione è gravissima per il 4,7% della popolazione, pari a 2,788 milioni di persone che si trovano in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. Costoro presentano almeno 7 segnali di deprivazione rispetto ai 13 individuati dal nuovo indicatore Eurostat “Rischio di povertà o di esclusione sociale – Europa 2030″. Si tratta di un aggravamento del +0,2% rispetto all’anno precedente, che colpisce in particolare le aree depresse del Centro, del Sud e delle Isole.