La lista dei grandi marchi in fuga da Mosca

Quali sono i grandi gruppi multinazionali che stanno abbandonando la Russia per effetto delle sanzioni

Chiudono uno dopo l’altro i punti vendita e le sedi delle grandi multinazionali presenti in Russia. Per ogni giorno di guerra che passa in Ucraina, sono sempre di più i marchi che lasciano Mosca per effetto delle sanzioni contro il Cremlino: banche, case automobilistiche, Big tech, abbigliamento, beni di consumo, non c’è mercato che non si stia svuotando a causa del progressiva sospensione delle attività delle aziende sul territorio russo.

Guerra in Ucraina, grandi marchi in fuga da Mosca: quali sono

Emblematiche sono le immagini che circolano in queste ore delle code interminabili davanti ai negozi Ikea a Mosca, presi d’assalto dai clienti dopo la decisione del colosso svedese dei mobili di abbandonare la Russia.

“La guerra ha un enorme impatto umano e provoca anche gravi interruzioni della catena produttiva e commerciale, motivo per cui le società del gruppo hanno deciso di sospendere temporaneamente le attività di Ikea in Russia“, ha detto in una dichiarazione il gruppo, che nel Paese dà lavoro a 15 mila dipendenti, i 17 negozi e tre impianti di produzione.

Nel comunicato nel quali congela non solo la produzione, ma anche la vendita e le spedizioni, l’azienda ha annunciato, inoltre, una donazione di oltre 400 milioni di corone svedesi (circa 37 milioni di euro) per aiutare le persone costrette a fuggire a causa della guerra.

Ma Ikea è solo una delle ultime a prendere questa decisione. I grandi marchi dell’industria automobilistica, come il gruppo Volkswagen, Toyota, Volgo e Honda hanno congelato la loro presenza nel promettente, per il settore, mercato russo (qui avevamo parlato dello stop alle vendite dei colossi dell’auto in Russia).

Colossi come Apple e Nike hanno bloccato le vendite anche tramite e-commerce.

Da Cupertino avevano annunciato la sospensione della vendita di tutti prodotti in Russia come reazione all’invasione dell’Ucraina, affermando anche di volere fermare tutte le proprie esportazioni nel Paese e limitare l’uso di Apple Pay e altri servizi.

Decisione in linea con gli altri Big tech: Youtube, di proprietà di Google, Facebook e Twitter hanno oscurato i canali della propaganda russa RT e Sputnik, bloccati dall’Unione Europea, con il conseguente spegnimento da parte di Mosca degli ultimi due social network (qui abbiamo parlato della grande crisi finanziaria che sta colpendo la Russia).

Il Gruppo Panasonic, ha sospeso gli scambi e ha espresso “le più sentite condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti” e ha promesso di donare circa 20 milioni di yen in sostegno ai profughi.

Per quanto riguarda l’intrattenimento, le grandi produzioni americane Warner Bros, Disney e Sony hanno sospeso le uscite nei cinema russi.

A dare l’addio nel settore dell’abbigliamento Marks & Spencer, che ha frenato la fornitura dei propri prodotti verso Mosca e anche un altro colosso svedese come H&M che aveva annunciato una sospensione “temporanea” delle vendite nel paese, che rappresenta il sesto mercato per importanza, dicendosi “preoccupato per i tragici sviluppi in Ucraina” ed esprimendo “vicinanza a tutte le persone che stanno soffrendo”.

Nel campo dell’alta moda, la casa francese Hermès ha sospeso le vendite e ha fatto sapere che le sue boutique a Mosca chiuderanno nei prossimi giorni.

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Guerra in Ucraina, grandi marchi in fuga da Mosca: il ritiro di Generali

Dall’Italia è la compagnia assicurativa Generali a prendere le distanze dalla Russia donando 3 milioni di euro in favore dei profughi della guerra e chiudendo la sede di rappresentanza a Mosca, le attività di Europ Assistance nel Paese, oltre a di ritirare i suoi rappresentanti dal board di Ingosstrakh, di cui dal 2013 Generali detiene il 38,5%  e nella quale ha una partecipazione del 10% anche l’oligarca Oleg Deripaska (qui abbiamo spiegato chi rischia di più in Italia negli affari con Mosca).