Gas, countdown per il price cap: ma abbasserà davvero le bollette?

Partirà a febbraio 2023, ma non si prospetta efficace per quanto riguarda i consumatori. Cosa succederà alle bollette con l'introduzione del tetto al prezzo del gas?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Indecisioni, spaccature, contrasti, ritardi: la parabola dell’ormai celebre price cap sul gas russo è stata a dir poco funambolica. Alla fine però, dopo nove mesi di difficili trattative, ha portato all’accordo in ambito Ue di un tetto di 180 euro al MWh, immediatamente disattivabile in caso di emergenza nella sicurezza dell’approvvigionamento.

La misura così a lungo dibattuta e rincorsa porterà però effettivi benefici per i consumatori? Il price cap produrrà davvero un abbassamento delle bollette di luce e gas?

Price cap ed energia, cosa sappiamo

Innanzitutto le tempistiche: il meccanismo che limiterà i prezzi del gas all’ingrosso partirà a febbraio 2023. Esso entrerà in azione al verificarsi di due condizioni principali:

  • se il prezzo supererà i 180 euro per Megawattora per tre giorni lavorativi consecutivi sull’hub virtuale olandese Ttf (Title transfer facility);
  • se il prezzo sarà contemporaneamente superiore di almeno 35 euro rispetto al costo di riferimento del Gnl (Gas naturale liquefatto) sui mercati globali.Il tutto a condizione che non si mettano a rischio le forniture di metano all’Europa. Una soglia significativamente inferiore a quella dei 275 euro inizialmente proposta dalla Commissione europea.

Secondo il vicepremier ed ex ministro dell’Energia russo Aleksandar Novak, l’introduzione del price cap potrebbe portare a una carenza di gas per la stessa Unione europea. Si tratta di “un’altra decisione politica, assolutamente non economica. Se i miei colleghi vogliono che il gas in Europa venga dirottato verso altri mercati, allora impongano restrizioni sui massimali. Vedremo poi come si evolverà la situazione. C’è molta incertezza“.

Il prezzo quotidiano dell’energia elettrica in Italia nei primi sette mesi del 2022 è stato superiore in media del 426% rispetto allo stesso periodo degli ultimi nove anni. Una situazione che esula dal solo tremendo sconvolgimento portato dalla guerra in Ucraina, e che riscontra problematiche anche nella struttura della rete elettrica nazionale, della dislocazione sbilanciata della capacità rinnovabile e dell’importazione di energia da Francia e Svizzera.

Un meccanismo con dei problemi

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato dell’accordo sul tetto del prezzo del gas come di una “vittoria italiana”. Tuttavia sembra presto per cantare vittoria, come hanno sottolineato diversi esperti. Secondo il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ad esempio il price cap non porterà a un abbassamento dei prezzi dell’energia. Secondo altri “addetti ai lavori”, il prezzo stabilito è invece troppo alto e di difficile applicazione.

“Credo che al momento possano influire molto di più le condizioni del meteo“, prosegue Besseghini in un’intervista a La Repubblica. I prezzi prima delle decisioni Ue “stavano iniziando a salire perché era arrivato il freddo. Ma da qui alla fine dell’anno le previsioni sono buone e le temperature ci aiutano a consumare di meno”.

Nel dettaglio, finché il meccanismo sarà attivo, non saranno consentite transazioni relative ai futures sul gas naturale al di sopra del cosiddetto “limite di offerta dinamica”. La soglia si applicherà per almeno 20 giorni lavorativi e, se sarà inferiore a 180 euro megawattora, per gli ultimi tre giorni consecutivi si disattiverà in automatico. La disattivazione potrà sopraggiungere anche in qualsiasi altro momento, come accennato in precedenza, al verificarsi di una condizione: se sarà segnalata un’emergenza in base al regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento, in particolare nel caso in cui la fornitura di gas venga definita “insufficiente”.

Cosa succederà alle bollette energetiche?

Insomma, il peso delle nostre bollette non dovrebbe scendere come promesso. E il motivo principale è evidente dallo stesso “statuto” dell’accordo. Il meccanismo verrà infatti sospeso se la domanda di gas aumenta del 15% in un mese o del 10% in due mesi o se le importazioni di Gnl (Gas naturale liquefatto) calano “in modo significativo”, senza però fornire numeri precisi.

Anche secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, nei prossimi mesi il tetto al prezzo del gas non frenerà i rincari delle bollette, con l’Unione europea che “farà fatica ad applicare il price cap”.

Ma non finisce qui: il “tetto” si applica soltanto a un terzo delle transazioni e non agli scambi Over-the-counter. Il “cap” potrebbe così essere facilmente aggirato in sede di accordi tra produttore e acquirente. Il 23 febbraio il meccanismo potrebbe addirittura neanche prendere il via. Prima del 15 febbraio, infatti, l’Agenzia dei regolatori europei (Acer) e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) dovranno stilare un’analisi costi-benefici. Ebbene, se i primi supereranno i secondi il price cap verrà bloccato ancora prima di entrare in vigore.

La crisi energetica finirà o peggiorerà?

La decisione dell’Ue di porre un tetto ai prezzi del gas naturale “rischia di rendere più difficoltoso l’approvvigionamento nella regione e di inasprire la crisi energetica”, favorendo al contempo le esportazioni verso la Cina e l’Asia se i prezzi di acquisto risulteranno vantaggiosi. È quanto sostiene Bloomberg, sulla base dei dati forniti della banca d’affari statunitense Goldman Sachs.

Secondo il ministro dell’Energia algerino, Mohamed Arkab, le misure unilaterali dell’Unione europea per fissare un tetto ai prezzi del gas “destabilizzano i mercati internazionali”. E l’Algeria ha parecchia voce in capitolo, visto che dopo l’inizio del conflitto in Ucraina l’Italia ha stretto accordi con il Paese africano per aumentare le forniture attraverso il gasdotto Transmed che arriva direttamente in Sicilia. L’esperto di energia del Centro Studi Bruegel Simone Tagliapietra ha invece evidenziato quanto sia difficile “comprendere l’impatto finale date tutte le salvaguardie previste. In ogni caso, questa misura non va sicuramente considerata come una soluzione magica alla crisi energetica che, purtroppo, è ben più complessa”.

A ridimensionare le aspettative concrete sull’efficacia del meccanismo europeo è anche il modo (e il tempo) in cui esso è stato raggiunto. La Germania ha concesso il suo via libera dopo aver stabilito una quantità incredibile di condizioni per depotenziare il meccanismo. Anche Austria e Olanda hanno posto diversi paletti per arrivare a concedere l’astensione.

C’è infine un ultimo nodo da sciogliere: come si muoverà Ice, la società che gestisce anche il mercato del gas di Amsterdam, i cui prezzi fanno da riferimento per gli scambi europei e determinano il calcolo del price cap. La società ha detto di stare valutando le possibili ricadute dell’accordo sul funzionamento del mercato e non esclude di dirottare la consegna fisica del gas naturale al di fuori dell’ambito europeo.