Corsa al litio in Italia: cos’è “l’oro bianco” e quanto vale

Sotto il terreno di Roma c'è un materiale che potrebbe far diventare l'Italia una potenza industriale, il litio: ecco cos'è e a cosa serve

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Si chiama litio, ma nel mondo industriale è ormai noto come “oro bianco“. Ed esattamente come è successo a quello nero, il petrolio, negli scorsi decenni, potrebbe diventare la materia prima più richiesta e più preziosa del pianeta. Almeno per il mondo delle industrie. Questa materia prima potrebbe cambiare gli equilibri economici mondiali, e rendere più forti i Paesi che hanno dei giacimenti al loro interno. E che riescono a sfruttarli. In Italia, poco distante da Roma, si trova una grande quantità di questa risorsa. Il cui prezzo è costantemente in crescita, ed è arrivato a superare i 75 mila dollari per tonnellata (+280% rispetto a gennaio 2021).

Che cos’è il litio e perché si parla di “oro bianco”

Grazie al suo elevato potenziale di elettrodo, il litio è diventato una componente importante delle batterie dei dispositivi tecnologici e adesso delle auto elettriche. Il suo uso industriale non si limita però solo alla tecnologia e al settore dell’automotive hi tech. È infatti utilizzato, tra l’altro, nell’industria bellica, come additivo per i propellenti dei razzi, (in particolare in passato) in quella energetica, nelle centrali nucleari, e in quella farmaceutica per la cura dei disturbi dell’umore.

Molti Paesi si stanno muovendo verso la nazionalizzazione di questa risorsa in virtù della sua utilità pubblica. Il litio potrebbe trainare la transizione energetica, grazie soprattutto alla vendita di auto elettriche. E mentre il mondo si prepara alla corsa all’oro bianco, l’Italia, pur avendo un importante giacimento vicino a Roma, potrebbe non essere in grado di sfruttare questa importante risorsa e diventare un leader nel mercato.

Dove si trovano i giacimenti vicino a Roma

L’Enel nel 1975 ha scoperto un’area a Nord della Capitale in cui la concentrazione mineraria è di oltre 350 milligrammi per litro, una delle più alte al mondo. Tuttavia l’Italia non ha le competenze scientifiche e tecniche per estrarre il litio, e dunque utilizzarlo o rivenderlo agli altri Paesi. La redazione Dossier di RomaToday ha lanciato l’allarme sui permessi di ricerca concessi a una compagnia tedesco e a un gruppo italo-australiano, che sta già operando nel Nord Italia sui giacimenti di zinco, nickel, rame e argento.

Il primo riguarda 1.146 ettari di terreno in una zona compresa nel comune di Campagnano. Il secondo di 2.046 ettari si trova invece tra i comuni di Roma e di Anguillara Sabazia. Lo scopo dei ricercatori è quello di capire se effettivamente la concentrazione di litio nel suolo è quella rilevata 50 anni fa dalle grandi compagnie energetiche del Paese. Se i numeri dovessero essere confermati, si aprirebbe così una nuova stagione di estrazioni nei vecchi pozzi già esistenti. Ma l’Italia dovrà iniziare a puntare su questa risorsa per non rimanere indietro e svenderla alle eccellenze straniere.

Quando potrà essere prodotto il litio romano

Il geologo Marcello De Angelis, amministratore dell’italo austriaca Energia Minerals, intervistato da Il Messaggero, ha sottolineato che il litio “è un contenuto di alto interesse”. Per la sua estrazione in genere il valore minimo è di 150 parti per milione, mentre nei giacimenti romani – si parla di circa 50 pozzi – potrebbe raggiungere anche le 380 ppm.

Ha poi spiegato al quotidiano capitolino che l’estrazione avviene trattando i fluidi, portati in superficie con procedimenti chimici e fisici, che vengono poi conservati e trattati per produrre il cloruro di litio o il carbonato di litio. Secondo l’esperto i tempi dell’estrazione, dopo le dovute ricerche e l’ottenimento dei permessi, potrebbero essere molto brevi. “L’idea è arrivare a produrre litio entro il 2026“, ha dichiarato.

I veicoli di ultima generazione e le loro batterie potrebbero essere la risposta la riscaldamento globale. Tuttavia le auto elettriche hanno consumi variabili in base alla temperatura e ai fattori esterni. Senza considerare che per ricaricare le batterie è necessaria l’energia prodotta dai combustibili fossili e ciò ha portato a un aumento di costi per il pieno elettrico. Si tratta quindi di un paradosso per la svolta green. E a proposito di batterie, infine, consigliamo di fare molta attenzione ai power bank e al rischio esplosione.