Sprechi e cattiva burocrazia ci costano 225 miliardi l’anno

Secondo le stime della Cgia di Mestre, gli sprechi e le inefficienze della nostra Pubblica amministrazione ostacolano la modernizzazione del Paese

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Pubblicato: 3 Aprile 2023 09:42

Il cattivo funzionamento della nostra Pubblica amministrazione grava su famiglie e imprese per almeno 11 punti di Pil ovvero 225 miliardi di euro all’anno. Sono le stime dell’Ufficio studi della Cgia, secondo cui è sbagliato generalizzare, visto che anche la nostra PA può contare su punte di eccellenza centrali e locali che ci sono invidiate in molti paesi europei. Ma gli sprechi, gli sperperi e le inefficienze presenti nella nostra burocrazia pubblica sono una amara realtà “che, purtroppo, hanno e continuano a ostacolare la modernizzazione del Paese”.

Sprechi ed inefficienze nella Pa: le cause

Al dato l’associazione arriva sommando i risultati di una serie di analisi sulle inefficienze e gli sprechi che caratterizzano la nostra Pubblica Amministrazione:

  • il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la PA (burocrazia) è stimato pari a 57,2 miliardi di euro;
  • i debiti commerciali di parte corrente della nostra PA nei confronti dei propri fornitori ammontano a 55,6 miliardi di euro;
  • la lentezza della giustizia costa al Paese 2 punti di Pil l’anno, ovvero 40 miliardi di euro;
  • il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno;
  • gli sprechi nella sanità oltre 21 miliardi di euro;
  • gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi di euro all’anno.

E’ evidente, spiega la Cgia, “che questi malfunzionamenti, tratti da fonti diverse, non si possono sommare, innanzitutto perché sono riferiti ad anni diversi e in secondo luogo perché in alcuni casi le aree di queste analisi si sovrappongono. Tuttavia, queste accortezze non pregiudicano la correttezza della riflessione espressa. Ovvero, che l’ammontare degli effetti generati dal cattivo funzionamento della nostra PA ha dimensioni tali da ritenerla responsabile del livello di arretratezza che caratterizza la nostra macchina pubblica rispetto a quelle dei nostri principali competitor commerciali”.

Sprechi per almeno 225 miliardi l’anno

Mettendo in fila i risultati di alcune analisi condotte da una mezza dozzina di istituzioni molto autorevoli, riporta la Cgia, il danno economico per famiglie e imprese sarebbe di almeno 225 miliardi di euro all’anno. A titolo di esempio, quest’ultima è una cifra ha una dimensione:

  • più che doppia dell’evasione tributaria e contributiva presente in Italia che è stimata attorno ai 100 miliardi di euro l’anno;
  • quasi doppia della spesa sanitaria del nostro Paese (131,7 miliardi per il 2023);
  • pari al valore aggiunto (Pil) prodotto nel 2021 da tre regioni del Nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia);
  • di poco inferiore alle risorse che il nostro Paese dovrà spendere entro il 2026 con il PNRR (235 miliardi).

Male soprattutto in Basilicata, Campania e Calabria

Anche dal confronto tra tutte le regioni dei paesi UE emerge che anche a livello territoriale non brilliamo per qualità ed efficienza. Su 208 regioni europee, la prima realtà italiana la scorgiamo al 100° posto ed è la Provincia Autonoma di Trento. Seguono al 104° le strutture pubbliche del Friuli Venezia Giulia, al 109° quelle del Veneto e al 117° quelle della Provincia di Bolzano.

Sconsolante è la situazione che emerge dalle nostre regioni del Sud. Delle ultime 20 posizioni di questa graduatoria europea, ben 5 sono occupate dalle nostre regioni del Mezzogiorno: la Puglia è al 190°, posto, la Sicilia al 191°, la Basilicata al 196°, la Campania al 206° e la Calabria, penultima a livello europeo, al 207° posto.