Secondo i dati Istat relativi al 2022, il Pil medio pro capite nel Nordovest risulta quasi doppio di quello del Sud Italia. Le rilevazioni risalgono all’ultimo periodo per cui sono disponibili le stime dei Conti territoriali, quindi il 2022, e non tengono conto dell’effetto del Pnrr che nell’ultimo anno ha fatto crescere il meridione più di qualsiasi altra parte del Paese.
Il divario di produttività e di industrializzazione tra Nord e Sud è una delle principali argomentazioni delle critiche alla riforma dell’autonomia differenziata. Le Regioni meridionali, con un’economia ridotta rispetto a quelle del centro e del Nord, avrebbero meno tasse da trattenere.
Il Pil pro capite del Nord doppia quello del Sud: il divario si allarga
Secondo i dati presentati da Istat durante un’audizione sui divari territoriali in Italia, il Pil pro capite medio del Nordovest è quasi il doppio di quello del Sud. Per Pil pro capite si intende il totale del prodotto interno lordo delle regioni considerate nell’analisi diviso per il numero di persone che vi risiedono. Non tiene quindi conto del divario di popolazione che si sta scavando tra le diverse parti del Paese.
Secondo i dati, nel 2022 il valore medio nazionale del Pil pro capite era 33mila euro all’anno. Al sud però la media scende in maniera molto decisa fino a 21.700 euro. Nelle regioni più ricche d’Italia, quelle del Nordovest tra cui è inclusa quindi anche la Lombardia, la stessa cifra non è soltanto più alta della media del resto d’Italia, ma quasi il doppio di quella delle regioni meridionali: 40.900 euro.
I dati Istat rilevano inoltre come il divario tra le due parti del Paese sia cresciuto dal 2007, anno in cui questo tipo di rilevazioni sul Pil regionale sono cominciate. Allora in media il Sud si attestava 9mila euro sotto il dato nazionale, mentre oggi è a oltre 11mila euro di distanza. Dati che però non tengono conto della recente crescita del Sud, dovuta soprattutto agli interventi del Pnrr, più rapida di quella delle altre parti del Paese.
L’autonomia differenziata e le regioni del Sud
Il divario economico tra Nord e Sud è una delle ragioni per cui le opposizioni criticano la legge sull’autonomia differenziata, recentemente approvata in Parlamento. Questa norma, che applica con una legge ordinaria la riforma costituzionale del Titolo V del 2001, permette alle Regioni di occuparsi in maniera indipendente dallo Stato centrale di alcune questioni, che spesso richiedono anche finanziamenti ingenti.
Per questa ragione, ai Consigli regionali è permesso di trattenere parte delle tasse che i propri cittadini versano. Le economie del Sud, più deboli di quelle del Nord, produrranno una quantità inferiore di imposte e quindi saranno in grado di trattenere fondi minori da dedicare all’eventuale autonomia differenziata.
Per questa ragione saranno fondamentali i parametri dei livelli essenziali di prestazione (Lem), che devono ancora essere definiti e che dovranno stabilire quale sia la soglia minima dei servizi che ogni Regione dovrà essere in grado di offrire ai propri cittadini anche in caso scelga di occuparsi da sola di alcune o tutte, delle materie previste dalla legge per l’autonomia differenziata.