Tutto saltato, niente aumento dei pedaggi in autostrada. La notizia, circolata ieri, aveva suscitato molte polemiche tra le associazioni dei consumatori e nel mondo politico. In serata il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha chiesto di ritirare l’emendamento al decreto legge Infrastrutture, firmato dai relatori di tutte le forze di maggioranza. Nella notte, è arrivato il passo indietro.
Chi ha voluto l’emendamento? I dubbi all’interno della maggioranza
Un emendamento al Decreto Infrastrutture, presentato dai relatori durante l’esame in commissione Trasporti alla Camera, prevedeva che dall’inizio del prossimo mese il canone annuo corrisposto ad Anas potesse subire rincari “di 1 millesimo di euro a chilometro sia per le classi di pedaggio A e B sia per le classi di pedaggio 3, 4 e 5”.
Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha però chiesto il ritiro dell’emendamento. La Lega, poco dopo la mossa del ministro, ha ritirato la sua firma e ha fatto sapere che non avrebbe votato l’emendamento. Poi è arrivata la dichiarazione dei deputati di Fratelli d’Italia, Antonio Baldelli e Massimo Milani, relatori del dl Infrastrutture:
Non ci sogneremmo mai di portare avanti un emendamento non condiviso dal ministro competente, e quindi accogliamo con grande favore l’invito del ministro Salvini a ritirare l’emendamento riguardante il tema del sovracanone a favore di Anas.
Tutto risolto quindi? Non sembra, anche perché, stando alle voci che filtrano da Fratelli d’Italia e che riporta il Corriere della Sera, era stata proprio la Lega a volere questo emendamento. Un passo indietro che, secondo Giorgia Meloni, non andava fatto: a suo dire, occorre assumersi la responsabilità delle richieste avanzate, e questa era appunto del ministero dei Trasporti.
La questione si chiude qui, ufficialmente. I 90 milioni previsti per l’aumento dei pedaggi saranno recuperati altrove. Ma la tensione nella maggioranza resta alta, dopo numerosi casi che non hanno prodotto provvedimenti ma solo scontri.
Cosa comportava l’aumento
In caso di approvazione definitiva del decreto, cosa sarebbe cambiato? La norma sui pedaggi autostradali sarebbe scattata a partire “dal primo giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore della disposizione”. Già dal 1° agosto, dunque, vacanzieri e automobilisti avrebbero potuto vedere un aumento delle tariffe al casello. L’incremento previsto, pari a un euro ogni mille chilometri, avrebbe interessato tutte le classi di pedaggio: auto, suv, camper e moto nelle categorie A e B; assi di camion e traini in quelle 3,4 e 5.
Come già detto, l’aumento avrebbe portato nelle casse di Anas 90 milioni di euro. Risorse che, tuttavia, Anas non avrebbe destinato alla manutenzione autostradale, bensì per l’illuminazione pubblica delle strade e di altri costi per le attività di Anas.
Schlein (Pd): “Tassa su italiani che vanno in vacanza”
Tra le associazioni di categoria, Assoutenti aveva criticato l’annunciato aumento dei pedaggi come un “rischio per milioni di automobilisti”. Il presidente Gabriele Melluso al governo ha chiesto l’avvio di un monitoraggio
volto ad individuare le tratte virtuose, e per le quali possono essere disposti aumenti dei pedaggi, e quelle invece più critiche, che non possono essere oggetto di benefici economici
Sui pedaggi caustico era stato anche il commento del presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimo Dona, che aveva definito il possibile aumento “vergognoso”. L’emendamento aveva subito suscitato le proteste delle opposizioni, con il PD che ha criticato anche il ricorso alla decretazione d’urgenza. “Anche oggi Giorgia Meloni prova a mettere una tassa in più, stavolta sugli italiani che vanno in vacanza”, ha detto la segretaria Elly Schlein.