I lavori per la Manovra 2025 sono in fermento. Sono diverse le misure che il governo propone, ma il nodo principale resta sempre lo stesso, ovvero se ci sono fondi per sostenerle.
L’ultima idea è quella di dare meno tasse per chi fa figli, in modo da affrontare il problema della bassa natalità nel nostro Paese, che i dati mostrano essere arrivata al punto più basso a livello storico. Ma non tutti i leader di governo sono favorevoli a questa decisione.
La proposta non convince: tutti i dubbi
Questa nuova riforma era stata anticipata qualche giorno fa dal Ministero del Tesoro, ricevendo il plauso di Giorgia Meloni. L’obiettivo è introdurre un quoziente familiare, con un tetto alle detrazioni basato sul reddito e sul numero di figli a carico.
Questa misura vuole diventare il simbolo della manovra, trovando il consenso anche della Cei: “Incoraggia a non temere di avere molti figli”, commenta il presidente della Cei, Marco Zuppi. Nel pacchetto famiglia sono inclusi anche bonus per i più fragili e la decontribuzione per le madri lavoratrici, estendibile alle autonome.
Tuttavia, la maggioranza è perplessa. Sebbene condivida l’obiettivo, Fratelli d’Italia avverte: “Prima dobbiamo capire se ci sono le coperture finanziarie”. Cautela e attesa prevalgono anche nella Lega, che teme che tutte le risorse vengano dirottate sulla misura per la famiglia, a scapito dell’estensione della flat tax.
Forza Italia, invece, teme di dover rinunciare all’aumento delle pensioni minime. “Il taglio dei tassi della Bce apre margini di manovra, lavoriamo per sfruttarli”, afferma Alessandro Cattaneo. Sul tavolo della legge di bilancio, gli alleati potrebbero trovarsi di fronte a un altro piatto difficile da digerire.
Spunta l’ipotesi del rafforzamento dell’Assegno unico
Ma per aggirare questi dubbi, Giorgetti ha un asso nella manica: un rafforzamento dell’Assegno unico per potenziare gli aiuti alla natalità.
L’idea è quella di far rientrare nel bonus monetario i contribuenti “incapienti”, che non potendo scontare tasse insufficienti, rimarrebbero fuori dai benefici. Del resto, l’Assegno unico nacque anche per questo: quando venne introdotto due anni fa, l’Assegno sostituì le detrazioni per i figli fino a 21 anni (6 miliardi) e i vecchi assegni familiari (4,7 miliardi), entrambi non fruibili dagli incapienti. Il governo aggiunse ulteriori 6,7 miliardi, portando la dotazione complessiva a 19,5 miliardi di euro. La nuova operazione potrebbe seguire lo stesso modello.
Quali altre riforme rischiano di saltare
Non è l’unica riforma che sarà costretta a saltare: i rigidi paletti messi dall’Europa per rientrare dal deficit non permettono spese folli. Come la riforma del catasto, nonostante l’Italia sia stata invitata ad aggiornare i valori catastali; la misura probabilmente salterà.
Sarà necessario intervenire su Pubblica Amministrazione, giustizia civile e, soprattutto, concorrenza: ambulanti, ferrovie e libere professioni sono in gioco. Molti consensi politici dovranno cedere al Piano che sarà presentato al Consiglio dei ministri il 17 settembre. Poi, c’è la questione delle risorse: la correzione del deficit strutturale dello 0,5% richiede 11 miliardi all’anno. “Cerchiamo di recuperarli senza aumentare le tasse”, spiega il ministro del Tesoro. Altri 10 miliardi serviranno per sostenere la manovra da 23-24 miliardi. “Non possiamo fare altro deficit, dimentichiamocelo”, avverte Giorgetti.
La ricerca di risorse resta incerta e si ipotizza una tassa sugli extraprofitti delle grandi imprese, in particolare quelle energetiche. Tuttavia, il tema è troppo delicato per essere discusso ora, dato che il Documento programmatico di bilancio sarà pronto solo tra un mese.