L’economia italiana delude, indicatori in discesa

L'Istat rivela un calo del PIL maggiore del previsto, con impatti significativi sulla crescita annuale. La causa principale è la diminuzione della domanda interna

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

L’economia italiana sta attraversando una fase di rallentamento più accentuata di quanto inizialmente previsto. Nel secondo trimestre del 2023, il Prodotto Interno Lordo (PIL) ha registrato una contrazione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, mentre è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questa revisione al ribasso delle previsioni è stata annunciata dall’Istat, l’Istituto di statistica italiano, che aveva inizialmente stimato una riduzione congiunturale dello 0,3% e una crescita tendenziale dello 0,6% nella sua stima preliminare pubblicata il 31 luglio. Inoltre, l’Istat ha rivisto al ribasso anche la previsione annuale, che ora è del +0,7%, anziché il +0,8% stimato a fine luglio.

I motivi del calo del PIL italiano

La principale causa di questo rallentamento nell’economia italiana è stata la domanda interna, che ha sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita economica complessiva. Nel secondo trimestre, l’economia italiana ha registrato prestazioni inferiori rispetto alla media europea e ai suoi principali partner commerciali. Mentre il PIL italiano è sceso dello 0,4%, il PIL negli Stati Uniti è cresciuto dello 0,6%, in Francia dello 0,5%, e in Germania è rimasto stabile. Considerando la crescita tendenziale, gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del 2,6%, la Francia dello 0,9%, mentre la Germania ha visto una diminuzione dello 0,1%. Nel complesso, il PIL dell’area euro è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il rallentamento dell’economia italiana nel secondo trimestre è stato dunque principalmente causato dalla flessione della domanda interna, inclusi i livelli delle scorte, mentre la domanda estera ha contribuito in modo neutro. La domanda nazionale, escludendo le scorte, ha sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita del PIL. I consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private sono rimasti stabili, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una diminuzione del 0,4% e la spesa delle amministrazioni pubbliche è diminuita dello 0,3%. Tuttavia, le scorte hanno contribuito positivamente, aggiungendo 0,3 punti percentuali alla variazione economica. La domanda estera netta è rimasta sostanzialmente invariata.

Oltre al PIL calano i consumi

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna hanno registrato una diminuzione. I consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,3%, mentre gli investimenti fissi lordi hanno subito una contrazione dell’1,8%. Anche le importazioni e le esportazioni sono diminuite entrambe dello 0,4%. Inoltre, si sono verificati andamenti congiunturali negativi nel valore aggiunto di tutti i principali settori produttivi. L’agricoltura, l’industria e i servizi hanno registrato diminuzioni rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%.

Nel primo trimestre del 2023, invece, l’Italia aveva registrato una crescita del Pil superiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Germania – quest’ultima vicina alla recessione tecnica – che avevano subito una contrazione rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%, e anche rispetto agli Stati Uniti, che avevano registrato un modesto aumento dello 0,3%. Secondo l’Istat, il Pil italiano era cresciuto dello 0,6%, superando di 0,1 punti percentuali l’indicazione preliminare.

L’Italia sta affrontando una flessione economica più significativa di quanto previsto, principalmente a causa della debolezza della domanda interna. Questa situazione richiederà attenzione e strategie mirate per stimolare la ripresa economica e affrontare le sfide future. Le autorità economiche e le imprese dovranno lavorare insieme per promuovere la crescita sostenibile e la stabilità nell’economia italiana.