L’economia italiana delude, indicatori in discesa

L'Istat rivela un calo del PIL maggiore del previsto, con impatti significativi sulla crescita annuale. La causa principale è la diminuzione della domanda interna

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 1 Settembre 2023 13:00

L’economia italiana sta attraversando una fase di rallentamento più accentuata di quanto inizialmente previsto. Nel secondo trimestre del 2023, il Prodotto Interno Lordo (PIL) ha registrato una contrazione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, mentre è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questa revisione al ribasso delle previsioni è stata annunciata dall’Istat, l’Istituto di statistica italiano, che aveva inizialmente stimato una riduzione congiunturale dello 0,3% e una crescita tendenziale dello 0,6% nella sua stima preliminare pubblicata il 31 luglio. Inoltre, l’Istat ha rivisto al ribasso anche la previsione annuale, che ora è del +0,7%, anziché il +0,8% stimato a fine luglio.

I motivi del calo del PIL italiano

La principale causa di questo rallentamento nell’economia italiana è stata la domanda interna, che ha sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita economica complessiva. Nel secondo trimestre, l’economia italiana ha registrato prestazioni inferiori rispetto alla media europea e ai suoi principali partner commerciali. Mentre il PIL italiano è sceso dello 0,4%, il PIL negli Stati Uniti è cresciuto dello 0,6%, in Francia dello 0,5%, e in Germania è rimasto stabile. Considerando la crescita tendenziale, gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del 2,6%, la Francia dello 0,9%, mentre la Germania ha visto una diminuzione dello 0,1%. Nel complesso, il PIL dell’area euro è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il rallentamento dell’economia italiana nel secondo trimestre è stato dunque principalmente causato dalla flessione della domanda interna, inclusi i livelli delle scorte, mentre la domanda estera ha contribuito in modo neutro. La domanda nazionale, escludendo le scorte, ha sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita del PIL. I consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private sono rimasti stabili, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una diminuzione del 0,4% e la spesa delle amministrazioni pubbliche è diminuita dello 0,3%. Tuttavia, le scorte hanno contribuito positivamente, aggiungendo 0,3 punti percentuali alla variazione economica. La domanda estera netta è rimasta sostanzialmente invariata.

Oltre al PIL calano i consumi

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna hanno registrato una diminuzione. I consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,3%, mentre gli investimenti fissi lordi hanno subito una contrazione dell’1,8%. Anche le importazioni e le esportazioni sono diminuite entrambe dello 0,4%. Inoltre, si sono verificati andamenti congiunturali negativi nel valore aggiunto di tutti i principali settori produttivi. L’agricoltura, l’industria e i servizi hanno registrato diminuzioni rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%.

Nel primo trimestre del 2023, invece, l’Italia aveva registrato una crescita del Pil superiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Germania – quest’ultima vicina alla recessione tecnica – che avevano subito una contrazione rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%, e anche rispetto agli Stati Uniti, che avevano registrato un modesto aumento dello 0,3%. Secondo l’Istat, il Pil italiano era cresciuto dello 0,6%, superando di 0,1 punti percentuali l’indicazione preliminare.

L’Italia sta affrontando una flessione economica più significativa di quanto previsto, principalmente a causa della debolezza della domanda interna. Questa situazione richiederà attenzione e strategie mirate per stimolare la ripresa economica e affrontare le sfide future. Le autorità economiche e le imprese dovranno lavorare insieme per promuovere la crescita sostenibile e la stabilità nell’economia italiana.