Italia e Iran, scambi commerciali ridotti all’osso: da partner solidi a quasi amici

Fino al 2017 il nostro Paese era il primo partner economico della Repubblica Islamica in ambito europeo. Dopo le sanzioni volute dagli Usa e l'isolazionismo degli ayatollah hanno fatto precipitare l'import-export ai livelli minimi di sempre

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 24 Giugno 2025 07:03

La decisione statunitense di intervenire direttamente nel conflitto tra Israele e Iran è solo l’ultimo mattone di un muro che la Repubblica Islamica da anni ha visto costruire tra sé e l’Occidente. In particolare con l’Europa, serrata per forza di cose agli interessi del grande protettore americano.

Già da qualche anno, e in particolare dopo il 7 ottobre 2023, le relazioni economiche e gli scambi commerciali tra Ue e Iran si sono affievoliti, con le dovute eccezioni Stato per Stato. L’Italia ha senza dubbio visto una contrazione dei volumi di import-export con la Repubblica Islamica dal 2017 a oggi. Per via di molteplici fattori.

Quanto valgono gli scambi commerciali tra Italia e Iran

Le relazioni economiche e mercantili tra i due Paesi sono sempre state salde, con momenti di tensione determinati dalle crisi internazionali e mediorientali. Come l’ultima, determinata dall’attacco americano contro i siti nucleari iraniani.

Fino a qualche anno fa, le esportazioni in Iran rappresentavano un dossier strategico per il nostro Paese, per un interscambio che nel 2017 sfiorava i 5 miliardi di euro. All’epoca l’Italia era infatti il primo partner commerciale della Repubblica Islamica in tutta Europa.

Le sanzioni euro-americane hanno poi determinato un’inversione di tendenza. Nel 2019 l’export italiano verso l’Iran è sceso a 970 milioni di euro, nel 2022 a meno di 490 milioni.

I dati attualmente disponibili non consentono di quantificare con certezza lo scambio mercantile aggiornato al 2024-2025. Si stima che lo scambio totale tra i due Paesi sia di circa 630 milioni di euro complessivi. Di cui la maggior parte consistente nelle esportazioni italiane.

Risultato: oggi l’Iran oggi è diventato l’80esimo mercato di destinazione dei beni italiani. L’Italia, all’inverso, è divenuto il 33esimo mercato di destinazione dell’export persiano.

L’impatto delle sanzioni sul commercio tra Italia e Iran

Si diceva che dal 2017 gli scambi italo-iraniani sono calati. C’è un motivo preciso. Nel 2018 la prima amministrazione americana guidata da Donald Trump uscì dall’accordo sul nucleare, determinando l’imposizione di sanzioni contro l’Iran. Anche da parte dei suoi satelliti europei, Italia inclusa.

L’Ue ha tuttavia escogitato diversi sistemi per continuare a commerciare con Teheran al di fuori dell’ambito e delle sanzioni secondarie statunitensi, ad esempio l’Instrument in Support of Trade Exchanges. Ciononostante, i legami economico-mercantili tra Italia e Iran sono giunti oggi ai livelli minimi.

In generale, circa 2.150 prodotti (soprattutto beni di consumo) in uscita dalla Repubblica Islamica sono state in gran parte bloccate dalle misure occidentali e dal protezionismo iraniano.

Settori e beni, identikit dell’import-export tra Italia e Iran

Metallurgia, componentistica, automotive, prodotti chimici e farmaceutici e macchinari industriali hanno rappresentato un asset cruciale per l’Iran fin dal Secondo Dopoguerra.

Macchinari e apparecchi, in particolare, ancora oggi rappresentano il 42,6% dell’export totale italiano verso la Repubblica Islamica, per un valore di circa 156 milioni di euro. Il flusso di altri beni è così quantificabile:

  • prodotti chimici – circa 14%;
  • dispositivi elettrici – circa 9%;
  • beni in gomma e in plastica – circa 6%.

La cooperazione bilaterale si basava poi sullo scambio con l’energia e le risorse naturali iraniane. Allo stato attuale, le principali importazioni dal Paese del Golfo in Italia consistono in prodotti agricoli, ittici e derivanti dalla silvicoltura, per un volume totale di oltre 55 milioni di euro. Seguono i prodotti chimici (circa 33 milioni di euro).