Inflazione, quali prodotti hanno subito i maggiori rincari a luglio: le città più care d’Italia

Assoutenti realizza un'indagine basata sui dati Istat sull'inflazione, per capire quali prodotti salgono di prezzo e quali sono in calo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 10 Agosto 2024 18:21

Per le famiglie l’estate 2024 verrà ricordata come una delle più care. L’inflazione ha portato ad aumenti vertiginosi su alcuni prodotti, come gli alimenti e i biglietti per i trasporti, ma ci sono anche novità positive nel listino dei prezzi. Secondo Assoutenti, che ha condotto un’indagine utilizzando i dati definitivi dell’Istat sull’inflazione, è possibile individuare sia i beni e servizi che hanno subito i maggiori aumenti di prezzo, sia quelli che, al contrario, hanno visto una diminuzione rispetto all’anno scorso.

Quali alimenti sono aumentati di prezzo e quali no

Secondo l’Istat, a luglio i prezzi aumentano del +0,4% rispetto a giugno e del +1,3% su base annua. Un balzo significativo rispetto alla stagnazione dei prezzi vista nella prima parte dell’anno, quando l’inflazione era rimasta sempre sotto il punto percentuale.

Facendo i dovuti calcoli, Assoutenti ha potuto analizzare quali sono gli alimenti che sono cresciuti di più a luglio: per quanto riguarda il settore alimentare, l’olio d’oliva è il prodotto che ha registrato l’aumento di prezzo maggiore, con un incremento medio del 35,4% rispetto all’anno scorso. Al contrario, l’olio di semi ha visto una riduzione dei prezzi del 12,5%. Anche le arance sono diventate un acquisto vantaggioso, con un calo del 14,5% rispetto al 2023. Altre diminuzioni di prezzo riguardano i pomodori (-12,8%), altri agrumi (-10,1%), lo zucchero (-9,7%), il riso (-4,9%), le pere (-4,6%), la pasta secca e fresca (-4,3%), la verdura fresca (-3,3%) e i formaggi (-3,2%). Inoltre, farina, cereali e latte conservato costano il 3% in meno rispetto all’anno precedente.

Tra i prodotti che aumentano c’è però l’insalata, con i prezzi aumentati dell’8,6% rispetto al 2023. Per il bene del portafogli (e della salute), meglio anche ridurre l’acquisto del caffè (+6%) e la carne ovina e caprina (+4%). Anche i molluschi freschi sono aumentati del 3,9%, cacao e cioccolato in polvere del 3,8%, i prodotti di gelateria e pasticceria del 3,7%, e le patate del 3,3%.

Biglietti dei voli in calo

Nel comparto aereo, invece, si osserva una situazione decisamente diversa: chi ha acquistato biglietti a luglio ha speso mediamente il 15,6% in meno per i voli internazionali rispetto a luglio 2023, il 15,2% in meno per i voli nazionali e il 13,5% in meno per i voli europei. Questo conferma le recenti analisi che indicano come acquistare un biglietto aereo poco prima della partenza comporti un notevole risparmio rispetto all’acquisto anticipato – sottolinea Assoutenti. Al contrario, i pacchetti vacanza sono aumentati addirittura del 29,9% rispetto all’anno scorso.

Nel settore dell’hi-tech ed elettronica, gli apparecchi per la telefonia mobile sono scesi del 16,2%, i pc portatili, palmari e tablet del 14%, gli elettrodomestici per la pulizia della casa dell’11,8%, quelli per la cottura dei cibi del 7,9%, e le macchine da caffè del 6,2%. Tuttavia, i supporti per registrazioni di suoni, immagini e video hanno visto un aumento del 19%.

“I numeri dell’Istat accertano una totale disomogeneità nell’andamento dei prezzi al dettaglio, con alcuni comparti merceologici che registrano incrementi a due cifre per determinati beni e servizi, e forti decrementi per altri – afferma il presidente Gabriele Melluso – Un trend che non appare nemmeno giustificato da fattori stagionali che possono far lievitare alcuni listini in relazione alla maggior domanda, e che conferma l’estate pazza sul fronte dei prezzi al dettaglio”.

Le città e le regioni più costose

Ma quali sono invece le città che hanno visto i maggiori aumenti? A questa domanda risponde l’Unione Nazionale Consumatori, che ha stilato la top ten delle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita. Non solo, quindi, delle città capoluogo di regione o dei comuni con più di 150 mila abitanti ma di tutte le città monitorate dall’Istat.

Nella classifica delle città italiane con i costi più elevati, Siena si conferma al primo posto con l’inflazione più alta, pari al +2,6%, e la spesa aggiuntiva media annua per famiglia di 663 euro. Bolzano si piazza al secondo posto, con il quarto aumento dei prezzi più elevato (+2%) e un incremento della spesa annua di 579 euro per famiglia. Rimini è al terzo posto, con un’inflazione del +2,1% e una spesa supplementare media annua di 571 euro.

Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, nessuna città è in deflazione. Al primo posto si conferma Biella, con una variazione dei prezzi pari a zero rispetto a luglio 2023 (rispetto a -0,4% di giugno). Al secondo posto si trova Campobasso (+0,3%, con un incremento di 62 euro), seguito da Caserta (+0,4%, +86 euro). Ancona e Pavia completano la lista delle città più virtuose, rispettivamente quarta e quinta:

  • Siena: 663 euro;
  • Bolzano: 579 euro;
  • Rimini: 571 euro;
  • Parma: 516 euro;
  • Padova: 488 euro;
  • Trento: 471 euro;
  • Pisa: 459 euro;
  • Benevento: 449 euro;
  • Macerata: 443 euro;
  • Pordenone: 440 euro.

Tra le regioni con i costi più elevati, il Trentino guida la classifica con un’inflazione annua del +1,8%, che comporta un aggravio medio di 512 euro per famiglia. Il Friuli-Venezia Giulia segue al secondo posto con un incremento dei prezzi dell’1,7% e un aumento del costo della vita di 402 euro. Il Veneto si colloca al terzo posto con un’inflazione del +1,6% e un aumento di 399 euro:

  • Trentino-Alto Adige: 512 euro;
  • Friuli-Venezia Giulia: 402 euro;
  • Veneto: 399 euro;
  • Emilia-Romagna: 343 euro;
  • Lazio: 342 euro;
  • Lombardia: 326 euro;
  • Toscana: 321 euro;
  • Campania: 309 euro;
  • Sardegna: 290 euro;
  • Umbria: 261 euro;
  • Piemonte: 242 euro;
  • Calabria: 237 euro;
  • Marche: 232 euro;
  • Sicilia: 227 euro;
  • Abruzzo: 215 euro;
  • Liguria: 187 euro;
  • Puglia: 182 euro;
  • Basilicata: 147 euro;
  • Valle d’Aosta: 130 euro;
  • Molise: 62 euro.

“Estate infuocata sul fronte dei prezzi! Una stangata per chi è in vacanza, talmente alta da dare un contributo decisivo per far risalire l’indice generale dei prezzi da +0,8 a +1,3% – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – i servizi ricettivi e di ristorazione, la divisione che più interessa chi è in ferie, segna il rincaro maggiore, +4,3% su luglio 2023, pari, per una coppia con due figli, a una maggior spesa su base annua di 106 euro. Per fronteggiare i rialzi di alberghi e ristoranti una coppia con un figlio pagherà 95 euro in più, in media una famiglia spenderà 69 euro in più. Insomma, si specula allegramente sulle vacanze della gente”.