Inflazione Italia, diminuzione all’1,3% nel 2024: cosa resta caro

La stima sull'inflazione in Italia di Bankitalia prevede una diminuzione all'1,3% nel 2024, ancora alti i prezzi per i servizi relativi ai trasporti e i beni energetici

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Banca d’Italia ha pubblicato il suo bollettino economico contenente le proiezioni sul Pil italiano e i dati relativi al livello di inflazione. In relazione al Pil vengono confermate le stime già diffuse lo scorso 5 aprile, mentre in tema di aumento dei prezzi è prevista per il 2024 una diminuzione dell’inflazione all’1,3 per cento. Solo ieri, 16 aprile, l’Istat, Istituto nazionale di statistica, aveva ritoccato il dato relativo all’inflazione di marzo 2024 a causa di un’accelerazione tendenziale della stessa dovuta all’attenuazione della flessione dei prezzi dei beni energetici.

L’inflazione nel bollettino economia di Bankitalia

Nell’ultimo bollettino economico pubblicato da Bankitalia si stima, per il 2024, una riduzione dell’inflazione all’1,3 per cento, con il dato che risente principalmente del contributo negativo della componente energetica. Per il periodo 2025-2026, invece, è prevista un dato pari al 1,7 per cento. E ancora: “L’inflazione di fondo, sostenuta dalla dinamica dei costi unitari del lavoro, – dice Banca d’Italia – si collocherebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,7 nel prossimo biennio. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso; derivano da un impatto della restrizione monetaria più accentuata del previsto, da effetti più marcati della riduzione degli incentivi al comparto edilizio e dalla possibilità che la debolezza del commercio mondiale persista più a lungo rispetto a quanto stimato. I rischi sull’inflazione sono invece bilanciati”. Per quanto riguarda, invece, il Pil italiano, Bankitalia stima una crescita dello 0,6 per cento nel 2024, dello 0,1 per cento nel 2025 e dell’1,2 per cento nel 2026. Tali risultati, tuttavia, derivano dalla ripresa dei redditi reali e della domanda dall’estero.

L’inflazione in Italia a marzo 2024: cosa aumenta

Il mese di marzo 2024 ha visto un’accelerazione dell’inflazione in Italia. Più nel dettaglio, l’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1,2 per cento, rispetto al +08 per cento di febbraio, pur rimanendo stabile su base mensile. A incidere sulla crescita del tasso di inflazione è stata principalmente l’attenuazione su base annua della flessione dei prezzi dei beni energetici (a -10,8 dal -17,3 per cento di febbraio 2024), così come, in misura minore, quella dei servizi relativi ai trasporti. Rallentano la loro corsa, invece, i prezzi dei beni alimentari non lavorati (+2,6% da +4,4% di febbraio 2024), dei tabacchi e dei beni alimentari lavorati. E ancora, a marzo 2024, l’inflazione di fondo – al netto degli energetici e degli alimentari freschi – è rimasta stabile al +2,3 per cento, mentre quella al netto dei soli beni energetici ha mostrato una diminuzione, passando dal +2,6 per cento a un +2,4 per cento. Questi dati rendono possibile dire che l’inflazione relativa all’indice generale acquisita per il 2024 è pari al +0,5 per cento, mentre per la componente di fondo è a +1,2 per cento.

L’inflazione e la crisi nel Mar Rosso

A preoccupare, in tema di inflazione, è soprattutto lo scenario conflittuale che alimenta la crisi nel Mar Rosso. La paura, più nel dettaglio, riguarda i costi del trasporto marittimo che, aumentando, potrebbero portare a forti pressioni inflattive in Europa. Per Banca d’Italia, tuttavia, questo rischio sembra al momento essere molto limitato: “Anche in uno scenario particolarmente pessimistico – si legge nel bollettino economico – in cui i noli marittimi si stabilizzassero su livelli superiori al picco raggiunto in aprile, si assisterebbe a un rialzo dell’inflazione al consumo nell’area dell’euro pari al più a 0,3 punti percentuali”. In caso di uno scenario meno grave, invece, viene stimato un aumento dell’inflazione al consumo pari al massimo allo 0,15 per cento.