Warren Buffet, dimezza quota in Apple e liquidità record: cosa sta succedendo

Tagliata la partecipazione in Apple del 50%. Massiccia vendita di azioni di Bank of America

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Redazione

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Dopo la cessione sul mercato, nel primo trimestre, di 115 milioni di azioni Apple, con la vendita di altri 390 milioni di azioni la Berkshire Hathaway – holding che fa capo a Warren Buffett – ha deciso di dimezzare la sua quota nel colosso di Cupertino riducendola a 84,2 miliardi. Una strategia che si inserisce nell’ambito di un’ondata di vendite da 75,5 miliardi di dollari in cui si è lanciata Berkshire Hathaway nel secondo trimestre e che ha fatto schizzare la posizione di liquidità di Buffett a 276,9 miliardi.  Il secondo trimestre di quest’anno, inoltre, è stato il settimo trimestre consecutivo in cui Berkshire ha venduto più azioni di quante ne abbia acquistate.

 

La strategia di Buffet 

Sulle ragioni che hanno spinto l’oracolo di Omaha si interrogano gli analisti. Valutazione del mercato o strategia legata alla gestione del portafoglio in cui la quota di Apple rappresentava quasi il 50 per cento? La prima spiegazione potrebbe essere di natura fiscale: una mossa difensiva nel caso in cui, per contenere il deficit in aumento, il governo americano decida di aumentare l’imposta sulle plusvalenze che oggi prevede un’aliquota fiscale federale pari al 21 per cento. Dietro alla massiccia vendita di azioni Apple potrebbe, inoltre, esserci il rallentamento della crescita del colosso di Cupertino vista la sua già elevata valutazione in Borsa. Apple sta, infatti, registrando un calo dei ricavi derivanti dagli iPhone soprattutto in Cina, area in cui il big tech sta riportando diverse in difficoltà. Ma la mossa di Buffet potrebbe essere dettata anche dallo scetticismo sui maxi-investimenti nell’intelligenza artificiale.

 

Il nodo dell’intelligenza artificiale 

Da una settimana le Big Tech sono sotto pressione a Wall Street a causa del crescente scetticismo degli investitori sui maxi-investimenti nell’intelligenza artificiale e sui loro frutti. Alphabet, Microsoft, Meta e Amazon hanno speso complessivamente 106 miliardi di dollari nell’IA nei primi sei mesi dell’anno. Una cifra – secondo gli osservatori – destinata a raddoppiare entro la fine dell’anno e raggiungere i mille miliardi entro cinque anni. Se per i manager delle big tecnologiche l’intelligenza artificiale è la nuova frontiera – ed e quindi è necessario accelerare con gli investimenti per non trovarsi in una situazione di svantaggio – gli investitori non sono però convinti, perché i frutti di queste maxi spese sono lungi dall’essere visibili e tangibili in termini di risultati.

 

Il caso Bank of America

Buffet ha anche ridotto notevolmente la sua posizione in Bank of America, nella quale aveva investito nel 2011 dopo la crisi finanziaria segnalando un voto di fiducia nell’istituto mentre gli investitori ne mettevano in dubbio la tenuta. Nel dettaglio, da metà luglio, Berkshire ha venduto più di 3,8 miliardi di dollari di azioni della Bank of America, la sua seconda maggiore partecipazione azionaria. Le vendite hanno ridotto la partecipazione della Berkshire nella banca statunitense di un punto percentuale, portandola al 12,1%. La cessione delle azioni Bank of America, secondo gli analisti, indica che Buffett non è più interessato alle banche. “Buffett non sembra pensare che ci siano opportunità interessanti nelle azioni quotate in Borsa, comprese le sue” ha commentato Jim Shanahan, un analista di Edward Jones.

 

Cosa farà con la liquidità?

In occasione dell’incontro annuale tra gli azionisti di Berkshire dello scorso 4 maggio, Buffett riguardo alla gestione della liquidità ha affermato che la sua strategia non prevede di investire liquidità (in genere la società si impegna a mantenere un minimo di 30 miliardi di dollari) “a meno che non pensiamo che stiamo facendo qualcosa che ha pochissimi rischi e può farci guadagnare un sacco di soldi”. “La questione di come impiegherà la liquidità e se riuscirà a trovare opportunità di investimento tra le azioni o se la restituirà agli azionisti attraverso i riacquisti è una domanda che resta al centro del dibattito” ha detto all’FT Christopher Rossbach, chief investment officer di J Stern & Co, investitore di Berkshire.