Tim, vendita rete più vicina: KKR presenta l’offerta vincolante

E' il primo step dell'operazione con il MEF che porterà la rete che fa capo a NetCo in posizione di terzietà rispetto alla società di servizi ServiceCo che opera in concorrenza

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Redazione

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È scaduto ieri sera il termine per la presentazione dell’offerta vincolante al CdA di Tim fissato per le 23.59 del 15 ottobre. In prima fila c’è fondo infrastrutturale americano Kkr la cui offerta è inserita in una più complessa operazione di riassetto della rete che coinvolge il Mef e F2i. Ieri,  il fondo Usa e il ministero dell’Economia si sono confrontati fino alla tarda sera per mettere a punto la proposta, che dovrebbe portare Kkr a detenere circa il 65% del capitale di Netco e coinvolgere altri importanti fondi internazionali nell’operazione.

L’arrivo dell’offerta è stata confermata stamattina da Tim, che spiega parla di un’offerta  vincolante sul complesso delle attività di rete fissa di Tim, inclusa FiberCop. “Con riferimento alla partecipazione detenuta da Tim in Sparkle – si precisa – KKR ha formulato una nuova offerta non vincolante, in attesa di procedere alla trasmissione di un’offerta vincolante entro 4/8 settimane, al termine delle attività di due diligence in corso, richiedendo un periodo di esclusiva fino al prossimo 20 dicembre. L’offerta su NetCo scade l’8 novembre p.v., ferma restando la possibilità di discutere i termini di ulteriori estensioni sino al prossimo 20 dicembre”.

Valutazione dell’offerta

Con qualche elemento di miglioramento nel suo insieme, l’offerta – stando ai rumor – ricalca quella ‘non binding’ di giugno che valorizza Netco e Sparkle circa 20 miliardi e non dovrebbe riservare sorprese significative in termini di valutazione. Circa 10 miliardi dovrebbero essere destinati all’equity e altri 10 miliardi al debito. Inoltre, sono previsti ulteriori 3 miliardi di euro come “earn out” legati all’integrazione futura con Open Fiber.

Secondo il Corriere la cifra complessiva di 21 miliardi riconosciuta come valore del perimetro di NetCo — la nuova società a cui Tim conferirà la rete primaria, la secondaria e Sparkle — sarebbe stata migliorata leggermente, con l’ulteriore previsione di possibili aggiustamenti del prezzo. Nell’offerta è stato definito con maggiore precisione quale debito Kkr assumerebbe con l’acquisto della rete, con alcuni effetti migliorativi rispetto all’offerta preliminare, e i criteri che regoleranno i rapporti tra NetCo e ServCo, la società dei servizi che nasce con lo scorporo della rete.

Nelle ultime ore – riporta La Repubblica – si sarebbe lavorato per portare l’offerta vicino a 24 miliardi, visto che una “fairness opinion” chiesta dal cda di Tim a uno dei suoi advisor (sembra Goldman Sachs), ha portato la forchetta della valutazione a 24-26 miliardi.

Il coinvolgimento del Mef

Con un Dpcm di fine agosto il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha confermato la volontà di entrare direttamente nella partita della vendita della rete Tim stanziando 2,5 miliardi di soldi pubblici per acquisire una quota intorno al 20-30% di “Netco”, la futura società della rete, e l’intero capitale di Sparkle, la società della rete internazionale, al fianco del fondo americano Kkr. Un investimento, previsto in un intervallo tra 2 e 2,5 miliardi di euro.

F2i nel consorzio

F2i, il maggiore gestore italiano di fondi infrastrutturali, ha già firmato lettere d’impegno per avere la possibilità di acquistare fino al 15% della nuova società e dovrebbe entrare nel consorzio con 1 miliardo di euro, di cui ha avviato la raccolta, ma il suo ruolo non sarebbe ancora stato indicato.

L’esclusiva a Kkr

Lo scorso giugno il consiglio di amministrazione di Tim ha ritenuto che l’offerta per la Rete presentata dal fondo statunitense Kkr sia risultata “preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica”, nonché “superiore rispetto all’offerta concorrente” presentata dal consorzio formato da CDP e Macquarie. La comunicazione è arrivata dopo l’esame delle offerte finali non vincolanti ricevute all’esito del processo competitivo avviato con riferimento alla valorizzazione delle attività relative alla rete fissa di Tim – incluse FiberCop e Sparkle – di cui è prevista la concentrazione in una società di prossima costituzione (NetCo).

Il debito

La nuova Tim avrà una struttura di capitale rafforzata, perché il deconsolidamento del debito (circa 11 miliardi dovrebbero essere girati a Netco) e i proventi in contanti (circa 10 miliardi di euro) ridurranno la leva finanziaria e a ServCo resteranno fino a 5 miliardi di debito, che le daranno una leva di 1,5/2 volte l’ebitda.

La sostenibilità era una delle critiche portate all’operazione di Vivendi, che dopo le interlocuzioni con il MEF, ora aspetta di vedere nero su bianco l’offerta di Kkr per decidere le sue mosse. Ci vorranno in realtà 9-12 mesi – in base alla tabella di marcia immaginata dall’Ad Pietro Labriola e dal suo team – perché quei soldi arrivino in cassa ma il margine di liquidità al 31 luglio risultava comunque pari a 9,3 miliardi di euro, sufficiente a coprire le scadenze del debito fino a tutto il 2025. Da qui a fine 2024 servono 4,9 miliardi: a fine dicembre scade un bond da 1,5 miliardi e a fine 2024 uno da 3,4 miliardi.

A supporto della propria posizione di liquidità, il gruppo da inizio anno ha chiuso diverse iniziative di rifinanziamento, raccogliendo 3,3 miliardi di euro. In particolare, a gennaio è stato emesso un bond per 850 milioni di euro, ad aprile è stato riaperto il bond emesso a gennaio per 400 milioni e a maggio ha ottenuto il finanziamento Bei da 360 milioni di euro per lo sviluppo della rete 5G. Inoltre, a luglio è stato collocato un bond senior unsecured da 750 milioni di euro, a tasso fisso, con scadenza di 5 anni, offerto agli investitori istituzionali. Oltreoceano anche Tim Brasil si è rifinanziata, con un bond non convertibile destinato ad investitori istituzionali per un importo pari a 5 miliardi di reais, equivalenti a circa 950 milioni di euro.