FiberCop incorpora la rete Tim: alla guida Sarmi e Ferraris

La società partecipata da KKR e dal MEF, che gestirà la rete di telecomunicazioni, ha scelto i vertici e si prepara ad operare per lo sviluppo del digitale in Italia

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Redazione

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Pubblicato: 2 Luglio 2024 14:47

E’ iniziata una nuova era per le telecomunicazioni in Italia, dopo il closing della cessione della rete di TIM (NetCo) a KKR e la nascita di una società pubblico-privata, partecipata dal Mef e da qualificati investitori privati. La nuova realtà ha conservato il nome di FiberCop, la società che già gestiva la rete secondaria. Con la nascita della nuova FiberCop è stata annunciata anche la nomina dei vertici, due manager esperti del settore delle telecomunicazioni o, comunque, navigati nella gestione di società quotate o partecipate statali.

La nuova FiberCop

Il nuovo operatore wholesale, che ha riunito la rete primaria e secondaria, è nato il 1° luglio 2024, con la stipula dell’atto notarile che ha ufficializzato lo spin-off di Netco (la rete) da TIM, alla presenza del notaio Carlo Marchetti, dell’Ad Pietro Labriola e dei responsabili del fondo americano KKR, che guida un consorzio formato da investitori privati e dal MEF.

La società, infatti, è interamente controllata da un gruppo di investitori guidato da KKR e comprendente il Ministero dell’Economia e delle Finanze del Governo italiano, una società interamente controllata da Abu Dhabi Investment Authority, CPP Investments ed il fondo infrastrutturale F2i Sgr.

La nuova realtà offrirà servizi di accesso sulle proprie reti in rame e fibra in tutta Italia, ma l’ambito di attività comprenderà anche reti ad alta capacità e infrastrutture di trasporto, nonché servizi di monitoraggio, diagnostica, supporto all’installazione e servizi di manutenzione. FiberCop nasce proponendosi come l’infrastruttura di rete più avanzata e capillare a disposizione degli operatori, con oltre 24 milioni di chilometri di fibra ottica e una copertura ultrabroadband (FTTX) superiore al 95% delle linee attive.

La guida affidata e Sarmi e Ferraris

Contestualmente all’annuncio della nascita di FiberCop è stata annunciata la nomina dei nuovi vertici. Massimo Sarmi, già Chairman della preesistente FiberCop, è stato nominato Presidente, mentre Luigi Ferraris, che ha appena lasciato le Ferrovie, sarà Amministratore delegato della nuova società.

Entrambi sono manager di lungo corso in società di questo tipo: Sarmi è nel settore dal lontano ’76 ed ha lavorato in Telecom Italia e in TIM, mentre Ferraris ha lavorato in diverse partecipate statali, non solo le Ferrovie dello Stato, ma anche Terna, Enel ed Enel Green Power, di cui ha curato il processo di quotazione, così come avvenuto per Poste Italiane.

“Siamo impegnati a costruire e offrire la rete in fibra ottica di cui gli operatori delle telecomunicazioni e dei media hanno bisogno per fornire i migliori servizi digitali e di connettività a cittadini, imprese e istituzioni pubbliche e private in Italia”, ha commentato il neo Sarmi. Gli ha fatto eco Ferraris, sottolineando che la società “giocherà un ruolo cruciale nella transizione digitale in Italia attraverso la realizzazione e l’offerta di infrastrutture digitali innovative”.

Una “neonata” che vanta 20mila dipendenti

Pur essendo nata da un giorno, FiberCop vanta già grandi numeri, in primis il numero di dipendenti che sono circa 20mila. “Siamo il più grande Operatore Wholesale del Paese”, hanno scritto il Presidente Massimo Sarmi e l’Amministratore delegato Luigi Ferraris, in un messaggio congiunto indirizzato ai dipendenti della società.

“La nostra azienda ha radici profonde, una importante storia industriale che ha segnato lo sviluppo dell’Italia e che, adesso, ha l’ambizione di realizzare un nuovo futuro“, hanno sottolineato i due manager, che puntano alla “costruzione dell’infrastruttura digitale italiana” che avrà il compito di “fornire i migliori servizi digitali e la connettività a cittadini, imprese e istituzioni pubbliche e private in Italia”.

TIM più piccola e con un debito minore

La vendita della rete, come noto, lascerà sicuramente una Tim più piccola e focalizzata sui servizi, ma porterà anche nelle casse del Gruppo una cifra pari a 14,2 miliardi di euro, che diventa 13,8 miliardi considerando i circa 400 milioni assorbiti dai costi di scissione.

Il debito residuo di Tim sarà di 7,5 miliardi dagli oltre 21 di prima dello spin-off con un grande contributo in termini di minori costi di servizio del debito.