Mercati prevedono tagli tassi più consistenti: hanno ragione?

Cosa emerge dal weekly market outlook a cura d iSteven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

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Redazione

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Pubblicato: 21 Agosto 2024 06:32

Alla luce delle turbolenze di inizio mese, i mercati stanno ora iniziando a considerare un maggior numero di tagli nel corso del prossimo anno negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Eurozona (e altrove) rispetto all’inizio dell’estate. Nonostante una certa omogeneità, queste tre economie si stanno comportando in modo molto diverso. Lo rileva il weekly market outlook a cura d iSteven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti l’economia è in leggero rallentamento, l’inflazione sembra aver ripreso il suo trend al ribasso e, dopo il debole report sul mercato del lavoro dell’inizio del mese, tutti gli investitori sono in “allarme recessione”. Come abbiamo spiegato qualche settimana fa nel nostro podcast, le probabilità di una recessione a breve termine erano basse, nonostante il forte segnale dei dati, e ora anche il mercato si è ricreduto. Tuttavia, l’atmosfera adesso è cambiata. Prima della riunione del FOMC del prossimo 18 settembre, infatti, è atteso un altro rapporto sull’occupazione che determinerà un taglio da 25 o 50 punti base. I mercati si aspettano che il tasso dei Fed Funds scenda al 3,2% nel corso del prossimo anno, un’ipotesi ragionevole ma che presenta notevoli svantaggi nel caso in cui l’economia dovesse rallentare un po’ più rapidamente. Le elezioni di novembre saranno determinanti, e in generale si prevede che i tassi saranno più alti con Trump che con Harris.

Regno Unito

L’economia del Regno Unito, al contrario, si sta riprendendo e le aspettative del consensus sono di una crescita del 2% su base annua entro la fine dell’anno. Si tratta della crescita più rapida tra quella dei Paesi del G10. Il 2% non si può definire esattamente un boom, ma è sufficiente a ridurre la pressione sulla Banca d’Inghilterra affinché tagli nuovamente i tassi. I dati sull’inflazione della scorsa settimana sono risultati inferiori alle attese, anche per quanto riguarda la rilevazione preferita dalla BoE, che si concentra sui servizi. Questo, tuttavia, è dovuto al fatto che i costi per le vacanze sono stati misurati prima dell’inizio delle chiusure scolastiche, per cui dovremmo assistere ad un rimbalzo nei dati del prossimo mese.

L’inflazione complessiva è in crescita a causa degli aumenti delle bollette energetiche delle famiglie. Per quanto riguarda le buone notizie, l’inflazione salariale dovrebbe registrare un calo significativo sulla base di tre mesi su tre, in quanto ci allontaniamo dall’aumento del 10% del salario minimo di aprile. La generosità del Governo in materia di salari del settore pubblico ha rischiato di far aumentare il “going rate”. Confesso però di essermi sbagliato sul salario minimo del prossimo anno: le bozze ministeriali suggerivano un aumento del 6% o più, ma il decreto è ormai pubblicato e l’ipotesi migliore è quella di un aumento del 4%. È una buona notizia per l’inflazione.

I mercati prevedono tagli di 50 punti base entro la fine dell’anno e altri 100 punti base nel 2025. I tassi swap a 5 anni sono ora al di sotto del 4% e i tassi sui mutui per i crediti migliori si sono adeguati. Ritengo che raggiungeremo i 50 punti base entro la fine dell’anno, ma che i mercati siano troppo ottimisti per il 2025.

Eurozona

Nell’Eurozona, i mercati si aspettano oltre 50 punti base entro la fine dell’anno e altri 80 punti base nel 2025. La crescita dell’area Euro è “anemica” e l’inflazione è scesa rapidamente, ma l’inflazione core è rimasta ferma al 3% circa negli ultimi tre mesi e la BCE ha alzato le sue previsioni. Molto dipenderà dai dati sui salari che verranno pubblicati giovedì. Questi dati arrivano solo una volta a trimestre, gli ultimi erano sorprendentemente alti e la Banca Centrale Europea ha fatto di tutto per minimizzare. Questa settimana è necessario vedere un forte miglioramento. Nel complesso, sarei marginalmente negativo sui tassi dell’Eurozona.

In sintesi, le prospettive di riduzione dei tassi sembrano ragionevolmente buone negli Stati Uniti, sono buone nel breve termine per il Regno Unito ma non nel 2025 e sono leggermente preoccupanti per l’Eurozona. Tutto dipende ovviamente dai dati, con il prossimo rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti particolarmente importante.

Per quanto riguarda gli asset di rischio, “una crescita economica continua con tassi in calo mi sembra essere un contesto favorevole”-