Investimenti, Giappone ancora attrattivo nonostante lo scossone

Il mercato azionario nipponico continua a rappresentare un'opportunità d'oro per gli investitori di lungo periodo, anche dopo che il Nikkei 225 è crollato di oltre il 20% in soli tre giorni all'inizio di questo mese

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Redazione

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L’indice azionario Nikkei 225 è sceso di oltre il 12% il 5 agosto e ha recuperato il 10% il giorno successivo. Il 7 agosto, lo yen si è indebolito di oltre il 2% dopo che la Bank of Japan ha dichiarato che non avrebbe aumentato i tassi finché i mercati fossero stati instabili, a seguito di un precedente aumento dello yen e di un impatto sui carry trade. Quella passata è stata una settimana davvero eccezionale per i mercati giapponesi, che tuttavia secondo gli esperti rimangono interessanti.

“Quello che abbiamo visto negli ultimi giorni sul mercato azionario giapponese è indubbiamente un momento “storico” in termini di livello di volatilità – spiega Daisuke Nomoto, Global Head of Japanese Equities di Columbia Threadneedle Investments  – L’aspetto interessante è che questo picco straordinario di volatilità si è verificato nonostante il sistema finanziario giapponese e globale sia piuttosto solido e non presenti problemi di liquidità o solvibilità”.

 

Cosa è successo

 

Il 31 luglio la Bank of Japan ha annunciato due cambiamenti di politica: il primo è stato l’aumento del tasso di riferimento dallo 0,1% allo 0,25%, il secondo è stata la decisione di dimezzare l’importo degli acquisti mensili di titoli di Stato nei prossimi due anni, portandolo a circa 3.000 miliardi di yen rispetto agli attuali 6.000 miliardi. Entrambe le misure sono apparse in linea con le aspettative del mercato e la reazione dei mercati azionari e obbligazionari giapponesi è stata inizialmente contenuta, mentre lo yen ha continuato a rafforzarsi.

In seguito, però, sono stati annunciati i deboli risultati degli utili di alcune importanti società tecnologiche statunitensi, che hanno fatto crollare l’indice dei semiconduttori SOX. Allo stesso tempo, la debolezza dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti ha fatto aumentare i timori di recessione, accelerando ulteriormente il sell-off dei mercati azionari globali, con il Giappone che è stato il più colpito.

 

La correlazione azioni-yen

 

“Storicamente, le azioni giapponesi sono correlate negativamente con l’andamento dello yen – dice Nomoto – In altre parole, uno yen più debole è positivo per il mercato azionario e viceversa. Quindi, uno dei fattori principali che ha contribuito al recente crollo del mercato è stato il forte aumento dello yen. In particolare, un dato suggerisce che le posizioni nette corte sullo yen sono diminuite bruscamente di circa il 50% dal picco raggiunto un mese prima. Questo ben evidenzia come il significativo svuotamento del carry trade sia avvenuto in un periodo di tempo piuttosto breve. Al momento la situazione è ancora quella di un “bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”, ma riteniamo che sia ragionevole pensare che la fase più significativa della liquidazione delle posizioni corte sullo yen sia quasi alle spalle”.

Come regola empirica, evidenzia l’esperto, la sensibilità tra gli utili societari giapponesi e il movimento dello yen è di circa 0,5; in altre parole, per ogni 10 yen di apprezzamento, gli utili societari possono scendere di circa il 5%. Nelle ultime tre settimane, da metà luglio, lo yen si è apprezzato di 15 yen rispetto al dollaro USA, ma nello stesso periodo il mercato azionario è sceso di quasi il 25%.

“Se la sensibilità storica si fosse mantenuta, gli utili societari sarebbero diminuiti del 7-8% e così il mercato azionario sarebbe sceso più o meno dello stesso grado – afferma l’analista di di Columbia Threadneedle Investments – Tuttavia, le azioni sono scese del 25%, il che sembra essere una reazione eccessiva dal punto di vista della volatilità del mercato valutario. Ci tengo a sottolineare che l’attuale tasso di cambio di 147 yen è ancora molto più debole dell’intervallo storico di 100-125 yen degli ultimi dieci anni (durato fino al 2022). Le prospettive sul rapporto dollaro/yen nelle previsioni degli utili societari si aggirano quest’anno intorno a 140-145, il che significa che l’attuale tasso di cambio non è né troppo positivo né troppo negativo rispetto alle previsioni degli utili societari e che ci si può aspettare ancora un po’ di confusione. Tuttavia, siamo convinti che alla fine i fondamentali e le valutazioni delle società prevarranno”.

 

Valutazioni ancora interessanti

 

Dal punto di vista delle valutazioni, le azioni giapponesi ci sembrano ancora interessanti – aggiunge – Considerata la recente correzione, il rapporto P/E si attesta su valori bassi, mentre il rapporto P/B è pari a 1,2x, uno dei livelli più bassi tra i principali mercati azionari a livello globale. In effetti, oltre il 30% dei titoli quotati in Giappone è ancora scambiato a meno di 1x il valore contabile. Inoltre, il rendimento da dividendo di quasi il 3% è interessante, ma soprattutto vorremmo sottolineare che sono pochi i principali mercati azionari al mondo in cui il rendimento da dividendo è superiore al rendimento obbligazionario prevalente a lungo termine. Sebbene al momento ci focalizziamo sulle valutazioni su base aziendale, il mercato azionario giapponese resta sicuramente un buon bacino in cui pescare dal punto di vista delle valutazioni”.

Inoltre, “la riforma della corporate governance ha costretto le società giapponesi a concentrarsi sui rendimenti e sull’efficienza del capitale, elementi fondamentali per generare valore per gli azionisti nel lungo periodo. In secondo luogo, il passaggio dalla deflazione all’inflazione è per molti versi un cambiamento disruptive, in quanto la normalizzazione dell’attività economica e aziendale avrà un impatto positivo sul settore familiare e persino sui valori fondamentali delle persone”.