Inflazione Usa sopra le attese a gennaio: più lontano taglio della FED

Delusione sui mercati dopo la diffusione del dato che di fatto allontana la possibilità di un taglio del costo del denaro da parte della Federal Reserve (almeno nel breve).

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Redazione

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La sforbiciata può attendere: cresce, infatti, più delle attese l’inflazione negli Stati Uniti, nel mese di gennaio. Il dato pubblicato nelle scorse ore dal Bureau of Labor Statistics riduce praticamente allo zero le possibilità che la FED cambi politica monetaria almeno nel breve, optando per un taglio del costo del denaro. Se ne riparlerà, con grande probabilità, in estate.

La sforbiciata può attendere

Il mese scorso, infatti, negli Stati Uniti i prezzi al consumo sono infatti saliti del 3,1%, dal 3,4% di dicembre, oltre le previsioni degli analisti che prevedevano +2,9%. Su base mensile, l’aumento è stato dello 0,3%, anche in questo caso oltre il +0,2% del consensus. Anche il “core” rate, ossia l’indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti più volatili quali cibo ed energia, più osservato dalla Fed, ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile, (+0,3% stimato dal mercato) contro il +0,3% del mese precedente. La variazione tendenziale si attesta al +3,9% come a dicembre e più del 3,7% stimato dagli analisti.

Mercati delusi

Tutte le borse hanno girato al ribasso o accentuato i cali dopo la diffusione del dato che di fatto allontana la possibilità di un taglio del costo del denaro da parte della Federal Reserve.

“Per il momento l’inflazione rimane più rigida di quanto si pensasse. I principali fattori che hanno determinato il leggero aumento sono stati il rincaro degli alloggi, le tariffe aeree e, in misura minore, le cure mediche e l’istruzione”, sottolinea Christian Hantel, portfolio manager di Vontobel sottolineando che seppur “i dati non sono eccessivamente negativi, gli investitori sono stati colti di sorpresa. E le prime sforbiciate, che alcuni si aspettavano già per marzo-aprile, potrebbero allontanarsi”.

Cosa farà la FED?

Anche per il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich “non esistono al momento le condizioni per procedere a un cambio nelle strategie monetarie”. “La preoccupazione dei membri del Fomc è soprattutto legata al ritorno delle pressioni inflazionistiche, con i salari dei lavoratori che sono tornati a crescere a un ritmo sostenuto”, sottolinea ancora l’esperto che guarda al m mese di luglio.