Il presidente di Stellantis, John Elkann, è intervenuto in audizione in Parlamento per esporre i piani di sviluppo e consolidamento del gruppo dopo l’addio del ceo Carlos Tavares. Per il presidente, l’Italia ricopre un ruolo centrale per la società. Per questo motivo, per l’anno in corso e per i prossimi, sono previsti investimenti importanti. Tale aspetto dimostra, per John Elkann, “l’importanza del legame con la filiera italiana”.
Resta però ancora da capire quale sarà il futuro degli stabilimenti Stellantis nel Paese. Sul tema il presidente del gruppo automobilistico ha assicurato che le fabbriche verranno potenziate, per consentire loro “la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli Stellantis e soddisfare i clienti sia in termini di prodotto che di motorizzazioni”. Il tutto, naturalmente, con attenzione al mercato dell’elettrico e tenendo conto della forte concorrenza della Cina.
Il piano di Stellantis in Italia
John Elkann, per descrivere il piano di Stellantis, ha prima ricordato il cammino fatto dalla società nel corso di questi anni. In Parlamento ha rimarcato anche gli investimenti per l’anno in corso – non facile per il gruppo – e per i successivi.
Per l’anno in corso stiamo spendendo circa 2 miliardi di euro di investimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori italiani. Dalla sua nascita nel gennaio 2021, Stellantis ha acquistato servizi e componenti dalla filiera italiana dell’auto per un valore di 24 miliardi di euro, che diventeranno 30 alla fine del 2025.
In ottica futura, centrale sarà il ruolo dei dazi sulle auto e l’evoluzione del comparto elettrico. Fattori, questi, che incideranno anche sugli stabilimenti italiani. Elkann ha rivendicato l’impegno profuso dal gruppo per l’Italia, sottolineando che, a fronte di un mercato domestico sceso del 30%, l’occupazione sia calata “solo” del 20%.
I nostri stabilimenti italiani sono e saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia di Stellantis per la produzione di autovetture: Stla Small, Medium e Large, con quest’ultime due già operative a Melfi e Cassino. Inoltre, ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri. Questi investimenti permetteranno agli stabilimenti italiani la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli Stellantis e soddisfare i clienti sia in termini di prodotto che di motorizzazioni. A Pomigliano è stata estesa fino al 2030 l’attuale produzione della Panda Ibrida (la Pandina), a cui seguirà la nuova generazione dello stesso modello.

Elettrico, tra costi e concorrenza con la Cina
Un aspetto critico dei prossimi anni di Stellantis, così come di tutto il settore automobilistico, sarà rappresentato dalla produzione di veicoli elettrici. Com’è noto, ciò ha dei costi ancora molto alti per i Paesi europei, Italia compresa. Come sottolineato da Elkann, le sole batterie rappresentano il 45% del costo totale dell’automobile, con le Gigafactory che sono in maggior parte localizzate in Cina (214 contro le 13 europee). Un margine molto ampio quello asiatico, per recuperare il quale il presidente di Stellantis richiede più interventi all’Europa. Occorre che vadano nella direzione già intrapresa di modificare il regolamento sull’emissione di CO2.
Il mercato mondiale degli autoveicoli conta circa 80 milioni di unità vendute nel 2024. La Cina occupa il primo posto con 30 milioni, seguita dagli Stati Uniti (16 milioni) e dall’Unione europea (15 milioni). Rispetto a 20 anni fa, le vendite in Cina sono esplose (+400%), negli Usa sono leggermente diminuite del 5%, mentre in Europa sono calate del 12% e in Italia sono calate del 30%. Se oggi in Europa e in Italia si producono meno autovetture è una conseguenza della contrazione del mercato di questi ultimi 20 anni. Analogamente, l’aumento della produzione in Europa e in Italia nel prossimo ventennio dipenderà dalla crescita del mercato, che sarà sempre più elettrico.
L’impatto di Stellantis sull’economia italiana
A sostegno delle sue parole, John Elkann ha fornito i dettagli dello studio indipendente, condotto dall’Università Luiss Guido Carli, per analizzare l’apporto dato all’economia italiana dal 2004 al 2023 dal gruppo Stellantis.
La produzione totale di autovetture e veicoli commerciali è stata pari a 16,7 milioni, per un valore complessivo della produzione nazionale di quasi 700 miliardi di euro. Il valore aggiunto per l’intera filiera nazionale e per i consumi delle famiglie è stato di 417 miliardi, il che vuol di che “per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell’economia”.
E ancora, negli ultimi 20 anni:
- l’azienda ha pagato 14 miliardi di imposte all’erario che salgono a 32 miliardi se si tiene conto del gettito legato all’Iva e alle imposte versate per conto dei dipendenti;
- gli investimenti e la ricerca e sviluppo in Italia sono stati pari a 53 miliardi.
Spero che da oggi il bilancio dare/avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme che dura da 125 anni, orgogliosamente con l’Italia.