Un’altra classifica in cui l’Italia arriva tra gli ultimi

In quanto a competenze digitali di cittadini e lavoratori, l’Italia occupa le ultime posizioni della graduatoria europea. Ma perché questo è un problema? E quali opportunità ci stanno sfuggendo?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Lo ha rivelato l’ultimo report Istat “Cittadini e competenze digitali”, secondo cui, in quanto appunto a competenze digitali di cittadini e lavoratori, l’Italia occupa le ultime posizioni della graduatoria europea. Ma perché questo è un problema? E quali opportunità ci stanno sfuggendo?

L’importanza delle competenze digitali

L’era digitale si sta espandendo in tutte le aree della nostra vita e non sono solo coloro che lavorano nell’IT a dover essere attenti a questo cambiamento. In breve, se oggi le conoscenze e le competenze digitali sono apprezzate in ambito professionale, in futuro saranno fondamentali, perché è difficile pensare a un lavoro che non le richieda.

Poiché l’uso della tecnologia digitale e dell’automazione sta trasformando il mercato del lavoro, le competenze nella sfera digitale stanno diventando sempre più ricercate. In generale, sebbene vadano da attività di livello base a capacità avanzate, tutte le competenze digitali sono ora considerate una componente fondamentale per l’occupabilità (qui quelle più richieste dalle aziende che stanno assumendo).

Tuttavia, nonostante l’aumento dell’uso della tecnologia, esiste un ampio divario di competenze digitali che sta causando una moltitudine di problemi a livello sociale ed economico. In sostanza, mancano figure qualificate e chi non lavora – se privo di una formazione in questo ambito – difficilmente riesce a trovare lavoro.

La carenza di competenze digitali non solo impedisce alle persone di trovare un’occupazione ma blocca il progredire nella propria carriera, con un impatto negativo sulla crescita complessiva e sulla produttività dell’economia del Paese.

Qual è la situazione in Italia

Secondo un report Istat pubblicato il 22 giugno 2023, nel 2021 poco meno della metà delle persone di 16-74 anni residente in Italia ha competenze digitali almeno di base (45,7%). Il divario tra i diversi Paesi europei risulta piuttosto elevato e noi occupiamo le ultime posizioni della graduatoria europea.

L’80,3% delle persone di 25-54 anni con un’istruzione terziaria possiede competenze digitali almeno di base, valore quasi in linea con quello medio EU27 (83%), mentre tale quota cala al 25% per quelli con titolo di studio primario, con una distanza di circa 8 punti percentuali rispetto al valore medio EU27.

Le competenze digitali specialistiche interne alle imprese sono invece appannaggio di quelle con almeno 250 addetti (75,0%) e di quelle del settore ICT (64,1%). Le PMI italiane sono tra le prime in Europa a esternalizzare la gestione delle funzioni ICT (il 57,2% utilizza solo consulenti esterni).

I dati dell’indagine  ISTAT armonizzata a livello europeo “sull’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione da parte degli individui e delle famiglie”, permettono di misurare i livelli di competenza digitale dei cittadini, individuati dal Digital Competence Framework 2.0, il quadro comune europeo di riferimento per le competenze digitali.

Le competenze digitali rientrano nel piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali e in quello per l’istruzione digitale. L’obiettivo target fissato per il 2030 è l’80% di cittadini (utenti di Internet negli ultimi 3 mesi e tra i 16 e i 74 anni) con competenze digitali almeno di base (qui, nel dettaglio, quali sono le strategie politiche dell’UE).

Nel 2021 tale quota a livello europeo è pari al 53,9%. Il divario tra i diversi Paesi europei risulta piuttosto elevato, con un campo di variazione di 51,4 punti percentuali. In fondo alla graduatoria si colloca la Romania con il 27,8%, preceduta dalla Bulgaria (31,2%), dalla Polonia (42,9%) e dall’Italia (45,7%). La Finlandia (79,2%) e l’Olanda (78,9%) già nel 2021 presentano valori quasi in linea con l’obiettivo target del 2030. Per raggiungere il medesimo obiettivo il nostro Paese dovrà far registrare nei prossimi anni un incremento medio annuo di 3,8 punti percentuali. Si tratterebbe di un incremento piuttosto elevato in un lasso di tempo limitato, che si è finora registrato per l’indicatore sull’uso regolare della rete durante gli anni della pandemia (2020-2021) dove la quota è passata dal 76,4% al 80,1%. Un’accelerazione, questa, che ha consentito all’Italia di ridurre considerevolmente il gap con gli altri paesi europei in riferimento al divario digitale di primo livello.

Dall’analisi delle singole regioni italiane emerge un forte gradiente tra Centro-nord e Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna che si attesta sul valore medio. Se alcune regioni come il Lazio (52,9%), il Friuli-Venezia Giulia (52,3%) e la Provincia Autonoma di Trento (51,7%) per raggiungere l’obiettivo target del 2030 dovranno registrare un incremento medio annuo attorno ai 3 punti percentuali, altre – come la Calabria (33,8%), la Sicilia (34%) e la Campania (34,2%) – necessiterebbero di un incremento medio annuo di circa 5 punti percentuali.

È importante sottolineare, inoltre, che le regioni che presentano i tassi più bassi di persone con competenze digitali almeno di base sono anche quelle ancora caratterizzate da una quota più contenuta di utenti di internet rispetto al valore medio nazionale.

Le categorie messe peggio

Le competenze digitali di base, come molti altri ambiti della società, segnano un forte divario di genere a favore degli uomini, che, nel nostro Paese è di 5,1 punti percentuali. Va però sottolineato che fino ai 44 anni tale distanza si annulla e in alcuni casi si inverte di segno, a favore delle donne.

Bisogna specificare, tuttavia, che In Italia, come negli altri paesi europei, le competenze digitali sono caratterizzate da forti divari associati alle caratteristiche socio-culturali della popolazione.

Nel 2021 il 61,7% dei ragazzi di 20-24 residenti in Italia che ha usato internet negli ultimi 3 mesi ha competenze digitali almeno di base. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 41,9% tra i 55-59enni e attestarsi al 17,7% tra le persone di 65-74 anni. Per tutte le coorti considerate, persino tra le più giovani, si evidenziano valori nettamente inferiori a quello medio EU27.

Tra i giovani di 16-19 anni si riscontra una distanza di 10,5 punti percentuali mentre tra i 20-24enni si sale a 11 punti di differenza. Questo livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 5,1 punti percentuali mentre è più contenuta a livello europeo (3,3 punti percentuali). Va però evidenziato che tali diseguaglianze sono proprie delle classi di età più anziane. In particolare, in Italia fino a 44 anni di età il divario di genere è nullo e in alcune classi di età inverte il segno, come ad esempio tra i 20 e i 24, dove le ragazze registrano un vantaggio di 9 punti percentuali sui ragazzi.

Infine, secondo il report ISTAT, Le competenze digitali sono ancora una prerogativa delle persone con titoli di studio elevati. Infatti, l’80,3% delle persone di 25-54 anni con istruzione terziaria ha competenze digitali almeno di base, valore quasi in linea con quello medio EU27. La quota cala al 25% (sempre in riferimento alle persone della stessa coorte) ma con titolo di studio basso (fino alla licenza media), che presentano una distanza di circa 8 punti percentuali rispetto al valore medio EU27.

Differenze sensibili si riscontrano anche considerando la condizione occupazionale. In Italia il divario tra gli occupati che hanno usato internet negli ultimi 3 mesi e che hanno competenze digitali almeno di base rispetto a chi è in cerca di occupazione è di 17,8 punti percentuali. Inoltre, osservando la posizione professionale degli occupati, emerge come gli operai presentino i livelli più bassi di competenza digitale, con una distanza di 34,8 punti percentuali rispetto a quella riscontrata tra direttivi, quadri e impiegati (75,2% contro 36,7%).

Le opportunità che stiamo perdendo

Nel mondo di oggi, la tecnologia gioca un ruolo sempre più importante nell’economia e nella società nel suo complesso. Le aziende, per esempio, devono stare al passo con il panorama digitale in evoluzione per rimanere competitive, quindi c’è un’enorme richiesta di competenze digitali che non esistevano nemmeno pochi anni fa.

In generale, avere una forza lavoro con una varietà di competenze digitali ha numerosi vantaggi. Nel complesso, il miglioramento dell’efficienza prodotto dalla tecnologia digitale crea spazio per le imprese per essere più collaborative e innovative. Questo a sua volta crea un ambiente di lavoro entusiasmante e produttivo di cui far parte, portando a una migliore fidelizzazione e acquisizione del personale, ma anche più soldi e opportunità.

Al giorno d’oggi, i lavori tradizionalmente svolti dalle persone vengono sempre più sostituiti da software di automazione, tuttavia la ricerca mostra che avere le giuste competenze digitali può aiutare i lavoratori a ridurre del 59% il rischio che il loro ruolo venga automatizzato.

Inoltre, dimostrare una varietà di competenze digitali spesso si traduce in uno stipendio più elevato, con ruoli che richiedono competenze digitali che pagano in media il 29% in più rispetto ai ruoli che non lo fanno. Pertanto, lo sviluppo di competenze digitali per il posto di lavoro non solo aiuta l’occupabilità, la sicurezza del lavoro e l’avanzamento di carriera, ma spesso genera anche una spinta finanziaria.