Sicilia in fiamme, quanto ci costano gli incendi

Ettari ed ettari di boschi distrutti, danni a case, aziende e strutture alberghiere, città minacciate: l'emergenza incendi ci costa una fortuna. Per non parlare del maltempo

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

L’emergenza incendi continua a tenere sotto scacco l’Italia, in particolare la Sicilia. Il territorio di Palermo è stato devastato ancora una volta dalle fiamme, con decine di famiglie evacuate e scuole chiuse ed ettari di bosco distrutti. Sono state inoltre danneggiate abitazioni, aziende e strutture alberghiere.

A pesare su ogni singolo italiano non sono soltanto i costi economici per la ricostruzione e il ripristino delle aree colpite dai roghi, ma anche i costi ambientali. Ecco a quanto ammonta la spesa e quanto tempo ci vorrà per ricostituire i boschi andati in fumo.

Il costo economico e ambientale degli incendi

La Coldiretti ha calcolato quanto costa agli italiani ogni incendio. Parliamo di una somma mostruosa: oltre 10mila euro all’ettaro, fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e spese a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate”.

La stima dell’associazione riguarda anche il ripristino delle aree boschive ridotte in cenere dal fuoco, con danni pesantissimi ad ambiente, economia, lavoro e turismo. Anche in questo caso le previsioni sono nere: per ricostituire i boschi bruciati ci vorranno fino a 15 anni. Oltre al blocco forzato di tutte le attività umane tradizionali sul territorio, viene anche a mancare un importante “polmone verde”.

Se da un lato il divampare delle fiamme è favorito da caldo anomalo, siccità e vento, a preoccupare gli analisti è anche e soprattutto l’azione dei piromani. Si stima infatti che ben il 60% degli incendi sia causato volontariamente. In Italia l’estate 2023 ha fatto registrare una temperatura di 1,04 gradi sopra la media storica, che la fa entrare nella classifica delle otto più calde dal 1800.

Maltempo e roghi: gli effetti del clima sull’agricoltura

Uno dei settori più colpiti dal clima impazzito, tra ondate di calore record e maltempo estremo, è quello agricolo e agroalimentare. Colpa anche di un’estate che è stata la più calda mai registrata, seconda soltanto a quella del 2022. La temperatura sulla superficie della Terra e degli oceani ha superato addirittura di 1,15 gradi la media del XX secolo.

Basandosi sui dati del Noaa, con il suo National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850, la Coldiretti ha sottolineato come il caldo record lungo la Penisola nell’estate 2023 sia stato accompagnato da una media di oltre 22 eventi estremi al giorno tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e venti molto forti (qui spieghiamo come fare l’assicurazione contro i danni da maltempo). A confermarlo sono anche i dati dell’European Severe Weather Database (Eswd). Siamo di fronte, osservano gli esperti, a una evidente tendenza alla tropicalizzazione unita al rapido passaggio dal caldo al maltempo, con effetti devastanti.

Un’annata nera per l’agricoltura italiana, sottolinea la Coldiretti (strage di alberi dopo il maltempo: sono 50mila quelli a rischio). I danni, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi di euro registrati nel 2022. Si segnala un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere, mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno. A pagare sono anche le coltivazioni di pomodoro e la vendemmia (-12%). A beneficiare delle condizioni climatiche anomale con il caldo intervallato dalla pioggia è stata soltanto la nascita dei funghi, con un’esplosione di porcini e aumenti del raccolto spontaneo fino al +20% rispetto al 2022.