Tegola per Meloni, Bce contro la tassa sulle banche

La Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde critica la tassa sugli extraprofitti delle banche sia nella forma che nel merito

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La tassa sugli extraprofitti delle banche, che Giorgia Meloni ha rivendicato come un provvedimento giusto e doveroso, ha creato diversi malumori all’interno della maggioranza di governo, soprattutto sul fronte di Forza Italia. Ma i malumori hanno travalicato i confini nazionali per arrivare fino in Germania, a Francoforte sul Meno, sede della Banca centrale europea. Una lettera riguardante la tassa sugli extraprofitti delle banche sarebbe in arrivo al ministero dell’Economia da parte della Banca centrale europea.

Cosa dice la Bce sulla tassa sugli extraprofitti delle banche

La lettera conterrebbe “una netta censura al provvedimento” perché la misura, si ritiene, potrebbe “potenzialmente” rappresentare un evento “dannoso per l’economia e per il credito“. La rivelazione, che ha reso meno tranquilla l’estate di Giorgia Meloni, è stata fatta dal Corriere della Sera. Ma la faccenda è più complicata di quanto sembri: è vero che la lettera arriva dalla Bce, ma l’input (che si è poi trasformato nella missiva rovente) arriva dall’Italia stessa.

Le critiche della Bce riguarderebbero sia la sostanza che la forma: il Corriere scrive che al governo si contesta anche la mancata comunicazione preventiva alla Banca d’Italia e alla Bce. Il Trattato Ue stabilisce infatti che l’istituto di Francoforte debba essere “consultato dalle autorità nazionali su ogni progetto di legge” che ricada nelle sue competenze.

Come un portavoce della Bce e un portavoce del Mef hanno confermato al Sole24Ore, la presidente Christine Lagarde ha ricevuto “la richiesta ufficiale di consultazione” da parte del ministro italiano delle Finanze. Il motivo: data la delicatezza della materia, qualsiasi intervento dei governi nazionali sul sistema bancario necessita del parere ufficiale della Bce, al fine di scongiurare effetti nefasti su politica monetaria e stabilità finanziaria.

Dunque il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) è stato costretto a richiedere l’opinione dell’istituto guidato da Christine Lagarde nel rispetto della normativa europea.

La norma di riferimento è la decisione del Consiglio europeo del 29 giugno 1998, secondo la quale le autorità degli Stati membri consultano “la Bce su ogni progetto di disposizioni legislative che rientri nelle sue competenze ai sensi del trattato”. In particolare la Bce è chiamata in causa per la valutazione delle “norme applicabili agli istituti finanziari nella misura in cui esse influenzano la stabilità di tali istituti e dei mercati finanziari”.

Cos’è la tassa sugli extraprofitti delle banche

La tassa sugli extraprofitti delle banche va a imporre un prelievo sui guadagni degli istituti di credito calcolati sulla differenza tra interessi attivi e interessi passivi.

Gli interessi attivi sono quelli che la banca incassa per la concessione di prestiti e mutui. Gli interessi passivi sono invece somme che la banca paga ai suoi clienti.

Forza Italia contro la tassa sugli extraprofitti

Ma, come anticipato, la tassa sugli extraprofitti ha fatto arrabbiare l’ala azzurra della maggioranza. Secondo rivelazioni giornalistiche sarebbe Marina Berlusconi a non aver gradito il provvedimento. Il motivo è che la tassa va a colpire Mediolanum, la storica banca della famiglia Berlusconi.

Forza Italia, per bocca del segretario nazionale Antonio Tajani, ha già richiesto alcuni interventi correttivi:

  • la tassa deve essere deducibile,
  • va ribadita la sua natura una tantum,
  • bisogna escludere le banche del territorio.