Tassa banche, dietrofront del governo: sarà un prestito

La tassa sugli extraprofitti diventa un prestito. Tajani: “Credito di imposta pari al versamento”. I titoli delle banche corrono in borsa

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

La tassa sugli extraprofitti, annunciata con enfasi a inizio agosto dal governo Meloni, sta vivendo una metamorfosi nell’approccio fiscale. Le modifiche, gli emendamenti e le eccezioni applicate all’imposta originaria ne stanno ridefinendo la struttura. Inaspettatamente, questa rinnovata prospettiva sta suscitando un clima di ottimismo tra le istituzioni bancarie, riflettendosi nei titoli azionari.

Titoli bancari in crescita

In un contesto di variazioni e mutamenti, le principali banche italiane stanno assistendo a un balzo dei loro valori azionari. Questo mutamento di rotta, tuttavia, sembra avere effetti minimi sugli spread e sui rendimenti dei Btp, nonostante gli allarmi sollevati da economisti ed opinionisti.

L’ambito finanziario resta sorprendentemente stabile, nonostante le mutazioni fiscali in atto. Le divergenze di opinione, che emergono con chiarezza, riflettono la discussione che è in atto tra i partiti di maggioranza. Antonio Tajani di Forza Italia fornisce il suo punto di vista al Corriere della Sera, sottolineando la necessità di rivedere il decreto. Tra le modifiche proposte, la tutela delle banche territoriali, l’istituzione di un prelievo una tantum e la deducibilità del contributo con un credito di imposta che si avvicini al valore del prelievo stesso.

Cosa si intende per prestito fiscale

Questa rivisitazione dell’approccio fiscale sottolinea un concetto interessante: ciò che il governo prenderà dalle banche sarà restituito, trasformando questa iniziale tassa in una sorta di prestito. In un panorama economico in cui le sfide e le dinamiche finanziarie sono in costante evoluzione, questa nuova prospettiva riflette l’adattabilità delle politiche fiscali.

Lucio Malan di Fratelli d’Italia esprime la possibilità di correzioni basate sull’osservazione dei fatti e sui suggerimenti dei diversi attori. L’adattamento dell’approccio fiscale alla tassa sugli extraprofitti sta generando una discussione vivace in maggioranza. Le variazioni proposte riflettono la flessibilità delle politiche economiche in un contesto in continua evoluzione. Tuttavia, resta da vedere quale sarà l’effettivo impatto di questa modifica, sia sulle istituzioni finanziarie che sulla stabilità economica generale.

Cosa prevede la tassa sugli extraprofitti

La tassa sugli extraprofitti, criticata dalla BCE, è stata inserita ne quadro normativo del 2023, noto come decreto Omnibus. Questa misura eccezionale si traduce in un’imposizione fiscale del 40% sul surplus delle entrate derivanti dagli interessi, accumulate nei periodi del 2022 e 2023 rispetto all’anno precedente. Questa decisione si pone in risposta agli incrementi progressivi dei tassi di interesse, determinati dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Un aspetto peculiare di questa tassa è la sua natura focalizzata sull’aumento marginale degli interessi. In effetti, essa si attua soltanto qualora l’ammontare del margine di interesse presenti un aumento superiore al 5% nel primo anno e almeno al 10% nel secondo. Questa metodologia mira a indirizzare l’imposizione sui profitti derivanti da un rialzo significativo degli interessi, piuttosto che su un semplice incremento globale delle entrate.

È altresì interessante notare che il legislatore ha stabilito un limite massimo per l’imposta sugli extraprofitti. Questo importo massimo è fissato allo 0,1% del totale dell’attivo, riferito all’esercizio precedente al 1° gennaio 2023. Questo vincolo è stato posto per evitare eccessive imposizioni che potrebbero compromettere la stabilità finanziaria delle istituzioni coinvolte.

La tassa sugli extraprofitti si configura quindi come una misura mirata e contingente, adottata per rispondere alle dinamiche di mercato e alle evoluzioni dell’ambiente economico. In un contesto in cui la politica monetaria influisce direttamente sulla redditività degli interessi, questa tassa rappresenta un tentativo di bilanciare l’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sul sistema finanziario.